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Oltre 312mila infortuni sul lavoro nei primi sette mesi del 2021

incidente camion

Il bollettino di guerra continua. Il 31 agosto 2021 l’Inail ha pubblicato i drammatici dati del fenomeno infortunistico relativi ai primi sette mesi del 2021.

Certo il confronto con l’analogo periodo del 2020 va preso con tutte le dovute cautele per via della componente Covid, ma resta il fatto che le 312.762 denunce di infortunio presentare all’Istituto tra gennaio e luglio, quasi 24mila in più  (+8,3%) rispetto alle 288.873 dei primi sette mesi dell’anno precedente, sono un’enormità.

Oltre 312mila denunce di infortunio nei primi sette mesi del 2021

I dati rilevati al 31 luglio di ciascun anno evidenziano nei primi sette mesi del 2021 un aumento a livello nazionale sia degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+18,9%, da 33.204 a 39.480 casi), sia di quelli avvenuti in occasione di lavoro, più 6,9% (da 255.669 a 273.282).

Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è aumentato del 6,4% nella gestione Industria e servizi (dai 249.499 casi del 2020 ai 265.499 del 2021), del 4,4% in Agricoltura (da 14.797 a 15.450) e del 29,4% nel Conto Stato (da 24.577 a 31.813). Si osservano incrementi generalizzati in quasi tutti i settori produttivi tranne, in particolare, in quello della Sanità e assistenza sociale, condizionato pesantemente dalla pandemia soprattutto nel 2020, che nei primi sette mesi di quest’anno presenta una riduzione del 34,4% degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2020, pur distinguendosi ancora per numerosità di eventi, dell’alloggio e ristorazione (-6,5%) e dell’amministrazione pubblica (-7,3%).

Dall’analisi territoriale emerge una diminuzione delle denunce soltanto nel Nord-Ovest (-4,5%), al contrario delle Isole (+16,5%), del Centro (+15,2%), del Sud (+15,0%) e del Nord-Est (+14,0%). Tra le regioni si registrano decrementi percentuali solo in Valle d’Aosta, Piemonte, Provincia autonoma di Trento e Lombardia, mentre gli incrementi percentuali più consistenti sono quelli di Molise, Basilicata e Campania.

L’aumento che emerge dal confronto dei primi sette mesi del 2020 e del 2021 è legato alla componente maschile, che registra un +15,4% (da 173.283 a 199.933 denunce), mentre quella femminile presenta un decremento del 2,4% (da 115.590 a 112.829). L’incremento ha interessato sia i lavoratori italiani (+7,5%) sia quelli extracomunitari (+14,8%) e comunitari (+2,2%). L’analisi per classi di età, infine, mostra un calo solo tra i 15-19enni (-3,7%), con incrementi per la fascia tra i 20 e i 49 anni (+9,7%) e tra gli over 50 (+3,3%).

 

I casi mortali sono stati 677

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail entro il mese di luglio sono state 677, 39 in meno rispetto alle 716 registrate nei primi sette mesi del 2020 (-5,4%). Anche qui, però, il confronto tra il 2020 e il 2021 richiede cautela, in quanto i dati delle denunce mortali sono provvisori e, soprattuto, influenzati fortemente dalla pandemia da Covid-19 che ha mietuto molte più vittime per contagi sul lavoro lo scorso anno rispetto al 2021. E fermo restando che 677 morti in sette mesi, più di tre al giorno, rimangono un tributo di sangue inaccettabile per un Paese civile.

Ciò premesso, a livello nazionale i dati rilevati al 31 luglio di ciascun anno evidenziano per i primi sette mesi di quest’anno un aumento solo dei casi avvenuti in itinere, passati da 113 a 134 (+18,6%), circostanza facilmente spiegata dal fatto che nei primi mesi del 2020 la maggior parte dei lavoratori era in smart working, mentre quelli in occasione di lavoro sono stati 60 in meno (da 630 a 543, -10,0%).

La gestione Industria e servizi però è l’unica a fare registrare un segno negativo (-10,3%, da 630 a 565 denunce mortali), al contrario dell’Agricoltura, che passa da 55 a 76 denunce, e del Conto Stato (da 31 a 36).

Dall’analisi territoriale emerge un aumento nel Sud (da 141 a 192 casi mortali), nel Nord-Est (da 136 a 147) e nel Centro (da 128 a 129). Il numero dei decessi, invece, è in calo nel Nord-Ovest (da 265 a 169) e nelle Isole (da 46 a 40).

Il decremento rilevato nel confronto tra i primi sette mesi del 2020 e del 2021 è legato sia alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 72 a 67 (-6,9%), sia a quella maschile, che è passata da 644 a 610 casi (-5,3%). Il calo riguarda le denunce dei lavoratori italiani (da 609 a 582) e comunitari (da 38 a 23), mentre quelle dei lavoratori extracomunitari passano da 69 a 72. Dall’analisi per età, infine, emergono incrementi per le classi 20-29 anni (+7 casi) e 40-54 anni (+38), e decrementi in quelle 30-39 anni (-8 casi) e over 55 (-77 decessi, da 382 a 305).

Al 31 luglio di quest’anno risultano 11 incidenti plurimi avvenuti nei primi sette mesi per un totale di 27 decessi, 17 dei quali stradali: due vittime in provincia di Bari e due in quella di Torino a marzo, quattro in provincia di Ragusa e due in provincia di Bologna ad aprile, sette in provincia di Piacenza a giugno, cinque dei quali operai che hanno perso la vita nel terribile scontro del 3 giugno in A21 tra il loro furgone e un Tir (in foto).

Due lavoratori hanno perso la vita a seguito di un crollo di un fabbricato in provincia dell’Aquila a marzo, due a causa di inalazione di vapori tossici in provincia di Pavia a maggio, due per esplosione/incendio di un capannone in provincia di Perugia a maggio, due per soffocamento durante la pulizia di una cisterna in provincia di Cuneo a giugno e, infine, altri due intossicati da monossido di carbonio sempre in provincia di Cuneo a luglio. Lo scorso anno, invece, gli incidenti plurimi registrati tra gennaio e luglio erano stati sei, con 12 casi mortali denunciati, la metà dei quali stradali.

 

In aumento anche le denunce di malattia professionale

Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nei primi sette mesi del 2021 sono state 33.865, 8.660 in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (+34,4%). Le patologie denunciate tornano quindi ad aumentare, dopo un 2020 condizionato fortemente dalla pandemia con denunce in costante decremento nel confronto con gli anni precedenti. Lo scorso anno, infatti, i vari arresti e ripartenze delle attività produttive hanno ridotto l’esposizione al rischio di contrarre malattie professionali. Allo stesso tempo lo stato di emergenza, le limitazioni alla circolazione stradale e gli accessi controllati a strutture sanitarie di vario genere hanno disincentivato e reso più difficoltoso al lavoratore la presentazione di eventuali denunce di malattia, rimandandole al 2021.

L’incremento registrato tra gennaio e luglio di quest’anno ha interessato sia la gestione assicurativa dell’Industria e servizi (+34,7%, da 20.643 a 27.812 casi), sia quelle dell’Agricoltura (+33,5%, da 4.291 a 5.730) e del Conto Stato (+19,2%, da 271 a 323), e tutte le aree territoriali del Paese: Nord-Ovest (+25,4%), Nord-Est (+42,0%), Centro (+39,3%), Sud (+36,1%) e Isole (+10,5%).

In ottica di genere si rilevano 6.133 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 18.546 a 24.679 (+33,1%), e 2.527 in più per le lavoratrici, da 6.659 a 9.186 (+37,9%). Aumentano sia le denunce dei lavoratori italiani, che sono passate da 23.459 a 31.368 (+33,7%), sia quelle dei comunitari, da 595 a 797 (+33,9%), e degli extracomunitari, da 1.151 a 1.700 (+47,7%).

Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nei primi sette mesi del 2021, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite da quelle del sistema respiratorio e dai tumori.

Duecentomila euro di sanzioni alle compagnie assicurative a luglio 2021 

sede aviva

Ammontano a quasi duecentomila euro, per la precisione 194.466,68 euro, le sanzioni, in tutto 13, comminate alle compagnie assicurative dall’Ivass nel mese dei luglio 2021, come emerge dal Bollettino mensile di Vigilanza pubblicato il 31 agosto dall’organo di controllo.

Le principali violazioni

Tra le principali violazioni riscontrate, l’incompletezza e/o erroneità nelle comunicazioni trasmesse alla banca dati sinistri r.c. auto per centinaia di pratiche, il mancato rispetto, anche qui per diversi sinistri, dei termini per la comunicazione dei motivi di diniego dell’offerta di risarcimento diretto al danneggiato e il mancato rilascio, almeno 30 giorni prima della scadenza del contratto, dell’attestazione sullo stato del rischio per svariate posizioni.

Quasi 200mila euro di sanzioni a luglio, Aviva la compagnia più “multata”

Al vertice della poco edificante classifica troviamo Aviva (in foto, la sede di Milano), con tre ordinanze sanzionatorie per un totale di 64.000,01 euro: a “podio” anche Darag, con due sanzioni per un totale di 33mila euro, e Axa, con una sanzione da 30mila euro.

Gli altri provvedimenti sono andati a carico di Quixa Assicurazioni (2, per un totale di 24.666,67 euro), Nobis (2, ventimila euro), Itas Mutua (1, 11mila euro), Vera Assicurazioni (1, diecimila euro) e UnipolSai (1, 1.800 euro).

Sanzionati anche otto intermediari, sei con la “censura”, due con la “radiazione”.

Danno morale per matrimonio rovinato

Le nozze sono un evento “unico” (o quasi) nella vita di una persona: chi guasta per colpa quel giorno speciale a una coppia di sposi deve risarcire loro il danno morale.

E’ una sentenza interessante in tema di “danno da matrimonio rovinato” quella depositata dal giudice di Pace di Milano, dott. Diego Perucchini, il 19 luglio 2021.

 

La band “dà buca” alle nozze: gli sposi citano la ditta che doveva fornire il servizio musicale

A intentare la causa, per l’appunto, due giovani sposi che hanno citato per il risarcimento dei danno da inadempimento contrattuale il titolare di un’impresa “musicale” con la quale avevano pattuito la fornitura del servizio musicale al loro matrimonio, celebrato a Tropea il 30 giugno 2028, e alla successiva festa di nozze. Peccato però che nessuno dei musicisti si fosse presentato con il comprensibile disappunto da parte della coppia e dei loro ospiti.

Il giudice ha ritenuto la domanda meritevole di accoglimento, ritenendo pienamente provato il rapporto contrattuale tra le parti sia dal contratto depositato in atti sia anche dai messaggi cui con la ditta aveva cercato di giustificare l’inadempimento, adducendo come giustificazione un non meglio precisato incidente nel quale sarebbe stata coinvolta la “band” durante il tragitto per raggiungere Tropea.

 

Del tutto priva di prova la giustificazione addotta per il forfait

Una motivazione, addotta fin dalla fase stragiudiziale del contenzioso, ritenuta del tutto inconsistente anche dal giudice, il quale ha rammentato che, come stabilito dal riparto dell’onere probatorio, “il debitore deve fornire la prova del del fatto estintivo del diritto (del creditore), costituito dall’avvento esatto adempimento ovvero dalla prova che l’inadempimento è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile”.   

In primo luogo non era stata fornita alcuna prova concreta di questo presunto incidente stradale, e in ogni caso il sinistro che avrebbe coinvolto i musicisti non avrebbe comunque integrato una circostanza eccezionale, inevitabile e prevedibile e, soprattutto, insuperabile, “tenuto conto dell’organizzazione pubblicizzata dal titolare dell’azienda”, che dichiarava di poter fornire il servizio “tramite più strumentisti tra loro fungibili a discrezione del fornitore”: insomma, se anche l’incidente fosse accaduto, come sancito anche dal contratto la ditta avrebbe dovuto provvedere inviando dei sostituti.

 

Il danno da “matrimonio rovinato”

Il giudice viene infine all’aspetto che più interessa, ossia il risarcimento del danno non patrimoniale patito e subito nella forma del cosiddetto “danno da matrimonio rovinato” che consiste, spiega, “nei danni cagionati dal grave inadempimento contrattuale dell’impresa che (non) ha offerto la prestazione stabilita, nelle forme del danno morale, esistenziale, all’immagine e alla reputazione, per il giorno del matrimonio che dovrebbe essere uno dei più belli della vita”.

Il dott. Perucchini ritiene dunque che gli sposi abbiano tutto il diritto di chiedere e ottenere l’integrale ristoro per questo danno non patrimoniale, soprattutto, sottolinea, “alla luce dell’importanza sociale riconosciuta ala cerimonia e all’interesse non patrimoniale sotteso al contratto di conferimento del servizio musicale per tale evento, diretto al soddisfacimento di diritti inviolabili tutelati dall’art. 2 della Costituzione. Pare infatti del tutto evidente che la lesione dell’interesse sotteso al contratto e alla riuscita di una cerimonia che rappresenta un unicum nella vita di una coppia comporti uno stato di profondo e persistente dispiacere, di stress, di nervosismo, di preoccupazione e di imbarazzo a causa di un servizio matrimoniale non effettuato in un giorno unico e irripetibile come quello delle nozze”.

E per la quantificazione di questo danno, il giudice aggiunge che non si può non tenere conto del fatto che “il turbamento patito il giorno delle nozze non può che condizionare negativamente il ricordo di questo giorno unico non ripetibile”. La valutazione è stata effettuata in via equitativa e determinata in dieci volte il compenso che era stato pattuito, ossia tremila euro, oltre a interessi, spese legali e di causa.

Sanzione record a Deliveroo per la violazione dei dati personali

rider Deliveroo

Nell’ambito della sua azione a tutela dei dati dei lavoratori delle piattaforme di food delivery italiane, l’Autorità per la privacy, nella comunicazione del 2 agosto 2021, ha informato di aver ingiunto a Deliveroo Italy il pagamento di una sanzione di ben due milioni e mezzo di euro per aver trattato in modo illecito i dati personali di circa 8000 rider: un provvedimento che conferma sempre di più come quella della protezione dei dati, dei dipendenti come dei clienti, rappresenti una questione sempre più impellente per le imprese.

Per mettersi in regola, la società dovrà modificare il trattamento dei dati dei lavoratori adeguandosi, entro tempi determinati, alle prescrizioni dettate dal Garante.

 

Riscontrate gravi violazioni della normativa sulla privacy: multa di 2,5 milioni a Deliveroo

Dagli accertamenti effettuati anche presso la sede dell’azienda, che svolge attività di consegna di cibo e prodotti per mezzo di una piattaforma digitale, sono emerse infatti numerose e gravi violazioni della normativa sulla privacy europea e nazionale, dello Statuto dei lavoratori e della recente normativa a tutela di chi lavora con le piattaforme digitali.

Gli illeciti riguardavano, tra l’altro, la mancata trasparenza degli algoritmi utilizzati per la gestione dei rider, sia per l’assegnazione degli ordini sia per la prenotazione dei turni di lavoro.

La società, che a fine 2020 ha dichiarato di non utilizzare più il sistema di prenotazione dei turni, dovrà fornire ai rider informazioni precise sul funzionamento del sistema di assegnazione degli ordini ed individuare misure per tutelare il diritto di ottenere l’intervento umano in grado di valutare compiutamente e, se del caso, correggere in modo sostanziale il funzionamento del sistema.

Spetta comunque alla società di verificare, con cadenza periodica, la correttezza dei risultati degli algoritmi per ridurre al massimo il rischio di effetti distorti o discriminatori.

 

Illecito anche il sistema di controllo sulle prestazioni lavorative dei rider

Dalle verifiche è inoltre emerso che Deliveroo effettua anche un minuzioso controllo sulla prestazione lavorativa dei rider – attraverso la continua geolocalizzazione del loro dispositivo, che va ben oltre quanto necessario per assegnare l’ordine (ad esempio, rilevazione ogni 12 secondi della posizione, conservazione di tutti i percorsi per 6 mesi) –  e mediante la conservazione di una elevata mole di dati personali raccolti nel corso dell’esecuzione degli ordini, tra i quali anche le comunicazioni con il customer care.

Il sistema raccoglie infatti dati relativi a scostamenti di pochi minuti rispetto ai tempi stimati (per esempio, ritiro dal cibo dal ristorante o consegna al cliente) o comunque predeterminati (ad es., tempo di effettivo spostamento del rider dal luogo in cui ha accettato il pick up). Tutto ciò in violazione dello Statuto dei lavoratori che, per l’utilizzo di dispositivi dai quali possa derivare anche il controllo a distanza del lavoratore, richiede, prima dell’installazione, la sussistenza di esigenze determinate (sicurezza del lavoro, tutela del patrimonio aziendale) e comunque la stipula di un accordo sindacale o l’autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro.

L’Autorità ha concesso a Deliveroo 60 giorni di tempo per correggere le violazioni riscontrate e ulteriori 90 giorni per completare gli interventi sugli algoritmi.

Quarantuno minori deceduti in incidenti stradali nel 2020

ciclista investito

Neppure il lockdown è servito per limitare uno dei fenomeni più tragici della sinistrosità stradale, quella legata ai bambini, vittime innocenti per eccellenza.

Nonostante tutte le limitazioni al traffico introdotte lo scorso anno a causa della pandemia, infatti, il numero dei minori d’età compresa tra zero e 13 anni che sono deceduti non solo non è diminuito rispetto all’anno precedente “ordinario”, il 2019, ma anzi è aumentato.

 

Quarantuno minori deceduti in incidenti stradali nel 2020

Secondo i dati sempre più preoccupanti forniti dall’apposito osservatorio dell’Asaps, infatti, nel 2020 le piccole vittime sono state 41 in 40 incidenti, una in più rispetto alle 40 registrate nel 2019, comprendendo anche i decessi dei bambini investiti da mezzi agricoli (due nel 2020) e quelli avvenuti nei cortili travolti da genitori o parenti (4 casi).

Fra le 41 piccole vittime, 14 erano straniere o di origine straniera, il 34,1%: nel 2019 erano state 8, pari al 20%. Dei 41 bambini deceduti, poi, 28 erano maschi e 13 femmine. L’osservatorio nel 2020 ha registrato anche 3 bambini morti “prima di nascere” a causa di incidente stradale: tutti in gestanti decedute nell’incidente.

L’osservatorio ha registrato anche 39 incidenti con bambini feriti o decessi avvenuti nei pressi di una scuola o durante il percorso casa/scuola/casa (erano stati 78 nel 2019). In altri due incidenti sono rimasti coinvolti direttamente degli scuolabus (erano stati 19 nel 2019): un netto calo dei sinistri stradali nei pressi delle scuole e col coinvolgimento dei pulmini chiaramente legato ai lunghi periodi di chiusura degli istituti scolastici di ogni ordine e grado causa emergenza sanitaria da Covid-19.

 

Ancora troppo poco rispettate le norme sui seggiolini

Altro aspetto che fa riflettere, delle 41 giovanissime vittime 25, pari al 61%, erano trasportate a bordo dei veicoli (24 nel 2019), il che ripropone drammaticamente il tema del fissaggio dei piccini sui seggiolini con le modalità di sicurezza previste dal Codice della Strada.

Non si conosce il dato di quante fra queste 25 vittime fossero regolarmente allacciate, ma si può ritenere che una percentuale significativa non fosse trasportata a norma, in particolare nei casi di espulsione dall’abitacolo del mezzo dopo lo schianto. Quattro bimbi, poi, erano trasportati su una moto, cinque sono stati travolti con la loro bicicletta, sette mentre erano a piedi per strada.

Statali e Provinciali le strade più a rischio, la Lombardia la regione più colpita

Ma quali sono le strade più a rischio per i piccoli? Il maggior numero di bambini, 20, ha perso la vita sulle strade statali e provinciali, 12 nelle strade urbane e 7 nelle autostrade, mentre due decessi sono  avvenuti in fondi o strade agricole.

Fra le più giovani vittime della strada il numero più alto si conta nella fascia d’età che va da 0 a 5 anni con 16 decessi, da 6 a 10 anni le piccole vittime sono state 15, e 10 invece nella fascia da 11 a 13 anni. In 3 incidenti mortali il conducente del veicolo coinvolto è risultato ubriaco.

Il più alto numero di bambini morti sulle strade lo hanno fatto segnare la Lombardia con 7 vittime, l’Emilia-Romagna, il Lazio, la Puglia e la Toscana con 4.

Dati Inail primo semestre 2021 sugli infortuni sul lavoro

crollo fabbricato

Neanche il tempo di registrare il sensibile calo degli infortuni sul lavoro nel 2020 in confronto al 2019, che i dati diffusi dall’Inail il 30 luglio 2021 relativi al primo semestre dell’anno fotografano una netta inversione di tendenza, a riprova che la diminuzione dell’anno precedente è stata determinata non dall’auspicato miglioramento delle condizioni di sicurezza ma dalle restrizioni alla circolazione stradale e alle attività dovute alla pandemia da Covid-19.

 

Nel 2021 quasi 245mila denunce di infortunio sul lavoro in sei mesi

Con il progressivo miglioramento della situazione sanitaria, dovuta in primis alla campagna vaccinale, infatti, anche se non siamo ancora in fondo al tunnel, e con il conseguente, progressivo ritorno alla normalità, le denunce di infortunio presentate all’istituto tra il primo gennaio e il 30 giugno 2021 sono puntualmente aumentate rispetto al primo semestre 2020, risultando 266.804, quasi 22mila in più, in percentuale +8.9%, rispetto alle 244.896 dei primi sei mesi dell’anno precedente. Un dato sintesi di un decremento delle denunce osservato nel trimestre gennaio-marzo (-10%) ma di un notevole incremento nel periodo aprile-giugno (+40%), nel confronto tra i due anni.

I dati rilevati al 30 giugno di ciascun anno evidenziano nei primi sei mesi del 2021 un aumento a livello nazionale sia degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+17,9%, da 27.201 a 32.065 casi), che sono diminuiti del 33% nel primo bimestre di quest’anno e aumentati del 90% nel periodo marzo-giugno (complice il massiccio ricorso allo smart working nel 2020, a partire proprio dal mese di marzo), sia un incremento del 7,8% (da 217.695 a 234.739) di quelli avvenuti in occasione di lavoro, calati del 9% nel primo trimestre di quest’anno e aumentati del 34% nel successivo trimestre aprile-giugno.

 

La dinamica per settori, aree territoriali, sesso, età e nazionalità

Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è aumentato del 6,7% nella gestione Industria e servizi (dai 209.118 casi del 2020 ai 223.162 del 2021), del 7,3% in Agricoltura (da 12.068 a 12.950) e del 29,4% nel Conto Stato (da 23.710 a 30.692). Si osservano incrementi generalizzati in quasi tutti i settori produttivi tranne, in particolare, in quello della “Sanità e assistenza sociale”, che nei primi sei mesi di quest’anno presenta una diminuzione del 35,8% (sintesi di un +163% del primo bimestre e di un -68% del periodo marzo-giugno) degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro rispetto al pari periodo del 2020, pur distinguendosi ancora per numerosità di eventi, e nel settore dell’alloggio e ristorazione (-10,9%).

Dall’analisi territoriale emerge una diminuzione delle denunce soltanto nel Nord-Ovest (-5,5%), al contrario delle Isole (+19,0%), del Sud (+17,0%), del Centro (+17,0%) e del Nord-Est (+15,6%). Tra le regioni si registrano decrementi percentuali solo in Valle d’Aosta, Piemonte, Provincia autonoma di Trento e Lombardia, mentre gli incrementi percentuali più consistenti sono quelli di Basilicata, Molise e Campania.

L’aumento che emerge dal confronto dei primi semestri del 2020 e del 2021 è legato alla sola componente maschile, che registra un +17,6% (da 142.774 a 167.852 denunce), mentre quella femminile presenta un decremento del 3,1% (da 102.122 a 98.952).

L’incremento ha interessato sia i lavoratori italiani (+8,3%) sia gli extracomunitari (+15,4%) e comunitari (+2,2%). L’analisi per classi di età, infine, mostra un calo solo tra i 15-19enni (-10,5%), con incrementi per la fascia tra i 20 e i 49 anni (+10,3%) e tra gli over 50 (+4,2%).

 

In calo invece le denunce con esito mortale, 538

Sono invece in calo le denunce di infortunio mortale, ma anche qui, naturalmente, nella risultanza incide profondamente il Covid, e più precisamente i contagi sul lavoro responsabili di una massiccia percentuale di morti bianche nel 2020. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail entro il mese di giugno sono state 538, 32 in meno rispetto alle 570 registrate nei primi sei mesi del 2020 (-5,6%). Per il primo semestre di quest’anno risultano in aumento solo i casi in itinere, passati da 85 a 94 (+10,6%), mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono stati 41 in meno (da 485 a 444, -8,5%).

L’aumento ha riguardato solo le gestioni assicurative dell’Agricoltura (da 41 a 58 denunce mortali) e del Conto Stato (da 24 a 33), mentre l’Industria e servizi segna un -11,5% (da 505 a 447 denunce). Dall’analisi territoriale emerge un aumento nel Sud (da 115 a 157), nel Nord-Est (da 107 a 118 casi mortali) e nel Centro (da 101 a 102). Il numero dei decessi, invece, è in calo nel Nord-Ovest (da 213 a 128) e nelle Isole (da 34 a 33).

Il decremento rilevato nel confronto tra i primi sei mesi del 2020 e del 2021 è legato sia alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 60 a 51 (-15,0%), sia a quella maschile, che è passata da 510 a 487 casi (-4,5%). Il calo riguarda le denunce dei lavoratori italiani (da 485 a 463) e comunitari (da 32 a 18), mentre quelle dei lavoratori extracomunitari passano da 53 a 57. Dall’analisi per classi di età si segnalano incrementi per le classi 20-29 anni (sei decessi in più) e 40-54 anni (+28 casi), e decrementi in quelle 30-39 anni (-7 casi) e over 55 (-59 decessi, da 307 a 248 casi).

Gli incidenti plurimi

Al 30 giugno di quest’anno risultano nove incidenti plurimi avvenuti nel primo semestre, per un totale di 23 decessi, 15 dei quali stradali (due vittime in provincia di Bari e due in quella di Torino a marzo, quattro in provincia di Ragusa ad aprile, sette in provincia di Piacenza a giugno).

Due lavoratori hanno perso la vita a seguito di un crollo di un fabbricato in provincia dell’Aquila a marzo (IN FOTO), due a causa di inalazione di vapori tossici in provincia di Pavia a maggio, due per esplosione/incendio di un capannone in provincia di Perugia a maggio, altri due, infine, per soffocamento durante la pulizia di una cisterna in provincia di Cuneo a giugno. Lo scorso anno, invece, gli incidenti plurimi registrati tra gennaio e giugno erano stati quattro, con otto casi mortali denunciati.

 

In aumento anche le denunce di malattia professionale

Infine, aumentano anche le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nei primi sei mesi del 2021, che sono state 28.855, 8.518 in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (+41,9%), sintesi di un calo del 26% nel periodo gennaio-febbraio e di un aumento del 114% in quello di marzo-giugno, nel confronto tra i due anni.

Le patologie denunciate tornano quindi ad aumentare, dopo un 2020 condizionato dalla pandemia, con i vari stop e ripartenze alle attività produttive che avevano ridotto l’esposizione al rischio di contrarre malattie professionali e, dunque, con denunce in costante decremento nel confronto con gli anni precedenti.

L’incremento ha interessato le tre gestioni Industria e servizi (+42,1%, da 16.676 a 23.704 casi), Agricoltura (+42,0%, da 3.442 a 4.887) e Conto Stato (+20,5%, da 219 a 264) e tutte le aree territoriali del Paese: Nord-Ovest (+31,8%), Nord-Est (+50,7%), Centro (+48,2%), Sud (+46,5%) e Isole (+8,5%). In ottica di genere si rilevano 6.119 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 14.919 a 21.038 (+41,0%), e 2.399 in più per le lavoratrici, da 5.418 a 7.817 (+44,3%). In aumento sia le denunce dei lavoratori italiani, che sono passate da 18.910 a 26.734 (+41,4%), sia quelle dei comunitari, da 478 a 676 (+41,4%), e degli extracomunitari, da 949 a 1.445 (+52,3%).

Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nel primo semestre del 2021, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite da quelle del sistema respiratorio e dai tumori.

Quasi 400mila euro di sanzioni dall’Ivass nel mese di giugno 2021

Net Insurance

Poche, otto, ma pesanti, le sanzioni alle compagnie di assicurazione comminate nel mese di giugno 2021 dall’Ivass, come emerge dal Bollettino mensile pubblicato dall’organo di Vigilanza sul settore il 30 luglio 2021: l’ammontare dei provvedimenti sanzionatori è pari a ben 378.666,66.

 

Ben 378mila euro di sanzioni a giugno, di cui 220mila a Net Insurance

L’impresa più sanzionata è stata Net Insurance, che ha ricevuto due ordinanze da 110mila euro ciascuna per tutta una serie di violazioni contestate, tra cui carenze nell’azione dell’organo amministrativo, per quanto riguarda le disfunzioni dell’assetto organizzativo dell’area Finanza,  e la stipula di contratti di prime brokerage da cui è conseguita l’impossibilità da parte della compagnia di accertare l’assenza di vincoli e la piena e libera disponibilità degli attivi ad essi relativi, insufficiente azione di sorveglianza del collegio sindacale sugli attivi destinati a copertura delle riserve tecniche relativi ai contratti di prime brokerage, inattendibilità delle informazioni relative al framework Solvency II al 31 dicembre 2017, con conseguenti effetti sull’informativa quantitativa trimestrale relativa al 2018 per quanto riguarda gli attivi relativi sempre ai contratti di prime brokerage.

Quasi centomila euro di multe anche a Zurich

Tre sanzioni da 61mila, 21mila e 13mila euro (per un totale di 95mila euro) sono state poi comminate a Zurich Insurance Company Ltd, a cui si è imputata l’incompletezza e/o erroneità nelle comunicazioni trasmesse alla banca dati sinistri r.c. auto nei periodi dal primo gennaio 2019 al 30 al 30 giugno 2020 per quasi quattromila sinistri.

A “podio” anche Generali, con una sanzione da 30mila euro: le altre due sono state indirizzate a Groupama (21.333,33 euro) e a Nobis (13.333,33 euro).

l’Ivass ha anche proceduto alla radiazione di tre intermediari e alla cancellazione di un altro.

Pandemia “affare” da 2,3 miliardi di euro per le compagnie di assicurazione

Quello che in tanti avevano evidenziato – compreso Studio3A che aveva chiesto con forza una forma di ristoro nei confronti degli assicurati, prolungando la validità delle polizze per un periodo pari alla durata del lockdown, adesso è certificato in tutta la sua consistenza.

Come emerge della relazione dell’Ivass sull’attività svolta nel corso del 2020, presentata dal Presidente Luigi Federico Signorini il primo luglio 2021, la sensibile riduzione degli incidenti stradali collegata alle misure di limitazione degli spostamenti decise dal Governo per fronteggiare l’emergenza sanitaria, con particolare riferimento alla primavera dello scorso anno, si è ovviamente riflessa in un significativo calo degli oneri per i sinistri del ramo Rc-auto in capo alle imprese di assicurazione, che però nel frattempo hanno continuato a incassare regolarmente i premi.

 

Le compagnie hanno risparmiato in oneri per i sinistri della Rc-Auto 2,3 miliardi

Il risparmio rispetto a quanto le compagnie hanno pagato nel 2019 si è attestato sulla cifra record di 2,3 miliardi: calcolando (solo) il minor numero di incidenti si sarebbe arrivati addirittura a 3,354 miliardi, che però sono stati compensati dal maggior costo dei sinistri pagati (+207 milioni), dall’incremento del costo medio dei riservati al netto degli IBNR, i sinistri avvenuti e non ancora denunciati (+737 milioni), e di quello degli IBNR (+109 milioni).

Ma ne hanno ristorati appena un terzo agli assicurati

La stessa Ania, l’Associazione nazionale tra le Imprese Assicuratrici, aveva “assicurato” che il settore avrebbe in qualche modo restituito agli assicurati, che hanno pagato per 2-3 mesi la polizza per veicoli rimasti in garage, questo “tesoretto”, ma sempre nella relazione dell’Ivass viene rivelata una verità molto più “prosaica”: a fronte di questo mega risparmio dovuto ai minori oneri per i sinistri a seguito delle misure di contenimento definite dal Dpcm del 9 marzo 2020 e successivi, le compagnie di assicurazione hanno dichiarato a novembre 2020 di aver programmato per gli assicurati ristori (sconti sul rinnovo, estensioni di copertura etc.) complessivamente valutabili in appena 811 milioni di euro, un terzo, di cui 348 milioni già erogati al momento dell’indagine.

Le tipologie di ristoro utilizzate e la dimensione dell’impegno finanziario sono risultate assai eterogenee tra le compagnie.

 

Il settore va a gonfie vele

I profitti delle assicurazioni italiane sono pressoché stabili – ha evidenziato il Presidente Signorini, confermando come il comparto assicurativo abbia tenuto nonostante il Covid-19 che ne ha invece messo in ginocchio tanti altri – Nel settore Vita, che contribuisce in misura maggiore ai profitti delle compagnie, questi sono calati del 20 per cento; anche la raccolta è diminuita, di circa 4 punti percentuali. 

Nel settore Danni al contrario i profitti sono cresciuti del 45 per cento, grazie al comparto della Responsabilità civile auto (RCA). Nei rami diversi dalla RCA, premi, oneri per sinistri e utili sono rimasti nel complesso in linea con quelli dell’anno precedente”.

Le imprese “ritardatarie” rivalutino tutta la questione procedano con i ristori

Nel ramo auto, prosegue il Presidente, dando una strigliata alle compagnie, “i premi sono diminuiti del 5,5 per cento, ma gli oneri relativi ai sinistri sono calati quasi del 20 per cento, riflettendo la riduzione degli incidenti stradali determinata dalle restrizioni alla circolazione. A posteriori, la distribuzione statistica degli eventi dannosi coperti dall’assicurazione auto si è radicalmente distaccata da quella posta a base del calcolo dei premi.

Con riferimento alle conseguenze della pandemia, l’EIOPA (l’Autorità europea delle assicurazioni, ndr) ha affermato di attendersi che le compagnie, quando identificano prodotti che non sono più sufficientemente allineati con il mercato di riferimento, valutino se questo fatto comporti un trattamento non equo, e che, ove questo emerga, siano prese le misure del caso, tenendo conto delle leggi esistenti a livello nazionale. L’Ivass fa proprie queste aspettative, alla cui definizione ha contribuito”.

Infatti, conclude il dott. Signorini, “alcune compagnie hanno riconosciuto, su base volontaria, forme di ristoro ai propri assicurati, ma non tutte, e non tutte allo stesso modo o nella stessa misura. Le differenze sono marcate. Ora che le limitazioni alla mobilità sono quasi del tutto rientrate, i ritardatari dovrebbero riesaminare urgentemente la questione. I consumatori potranno intanto informarsi e valutare i comportamenti delle compagnie”.

220mila feriti e 434 morti di lavoro nei primi 5 mesi del 2021

morte sul lavoro

Il 30 giugno 2021 l’Inail ha pubblicato i dati relativi al fenomeno infortunistico riferiti ai primi cinque mesi del 2021, e le risultanze sono sempre più allarmanti. Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e maggio sono state 219.262, in aumento del +5,7% rispetto alle 207.472 dello stesso periodo del 2020. E’ vero che il raffronto va preso con estrema cautela per via della variabile “Covid”, ma è altrettanto vero che la pandemia ha inciso sul fronte lavorativo, sia pur in misura minore, anche nei primi mesi del 2021.

Non a caso l’aumento del 5,7% dell’intero periodo è la sintesi di un calo delle denunce osservato nel primo trimestre gennaio-marzo rispetto ai primi tre mesi del 2020 (-9%) e di un aumento di ben il 44% nel bimestre aprile-maggio, con il progressivo allentamento dell’emergenza.

 

Quasi 220mila denunce d’infortunio: aumentano sia quelli in itinere sia in occasione di lavoro

I dati rilevati al 31 maggio di ciascun anno evidenziano nei primi cinque mesi del 2021 un aumento a livello nazionale del 10%, da 22.717 a 24.982 casi, degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (complice il massiccio ricorso allo smart working nello scorso anno, a partire dal mese di marzo), e un incremento del 5,2%, da 184.755 a 194.280 denunce, di quelli avvenuti in occasione di lavoro, che sono calati dell’8% nel primo trimestre di quest’anno ma aumentati del 37% nel bimestre aprile-maggio.

Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è aumentato del 4,4% nella gestione Industria e servizi (dai 174.845 casi del 2020 ai 182.561 del 2021), dell’8,0% in Agricoltura (da 9.672 a 10.447) e del 14,4% nel Conto Stato (da 22.955 a 26.254).

Si osservano incrementi generalizzati in quasi tutti i settori produttivi tranne, in particolare, in quello della “Sanità e assistenza sociale”, che nei primi cinque mesi di quest’anno presenta una diminuzione del 36% (sintesi di un +163% del primo bimestre e di un -71% del periodo marzo-maggio) degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro rispetto al pari periodo del 2020 (chiara l’indecenza dei contagi da Covid), pur distinguendosi ancora per numerosità di eventi, e nel settore dell’alloggio e ristorazione (-22,4%).

Dall’analisi territoriale emerge una diminuzione delle denunce soltanto nel Nord-Ovest (-9,5%), al contrario delle Isole (+17,3%), del Sud (+15,1%), del Centro (+14,3%) e del Nord-Est (+12,5%). Tra le regioni si registrano decrementi percentuali solo in Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Trento, Piemonte e Lombardia, mentre gli incrementi percentuali più consistenti sono quelli di Basilicata, Molise e Campania.

L’aumento che emerge dal confronto dei primi cinque mesi del 2020 e del 2021 è legato alla sola componente maschile, che registra un +15,0% (da 117.868 a 135.498 denunce), mentre quella femminile presenta un decremento del 6,5% (da 89.604 a 83.764). L’incremento ha interessato i lavoratori italiani (+5,0%) e quelli extracomunitari (+12,6%), al contrario dei comunitari (-1,0%). Dall’analisi per classi di età, infine, emergono cali solo tra i 15-19enni (-25,7%) e tra i 45-49enni (-1,5%), con incrementi per la fascia tra i 20 e i 44 anni (+10,9%) e tra gli over 50 (+3,0%).

 

I casi mortali sono stati 434, quasi tre morti al giorno

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto entro il mese di maggio sono state 434, due in più rispetto alle 432 registrate nei primi cinque mesi del 2020 (+0,5%). L’aumento ha riguardato solo i casi in itinere, passati da 68 a 72, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono stati due in meno (da 364 a 362).

L’aumento ha riguardato solo le gestioni assicurative dell’Agricoltura (da 32 a 45) e del Conto Stato (da 22 a 30), mentre l’Industria e servizi segna un -5,0% (da 378 a 359 denunce). Dall’analisi territoriale emerge un aumento nel Nord-Est (da 79 a 94 casi mortali), nel Centro (da 72 a 81) e nel Sud (da 96 a 130). Il numero dei decessi, invece, è in calo nel Nord-Ovest (da 157 a 103) e nelle Isole (da 28 a 26).

L’incremento rilevato nel confronto tra i primi cinque mesi del 2020 e del 2021 è legato solo alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 38 a 44, mentre quella maschile è passata da 394 a 390 casi. L’aumento riguarda solo le denunce dei lavoratori italiani (da 366 a 380), mentre calano quelle dei lavoratori comunitari (da 23 a 15) ed extracomunitari (da 43 a 39). Dall’analisi per classi di età si segnalano gli incrementi per la classe 40-54 anni (+26 decessi, da 137 a 163) e i decrementi in quella 55-64 anni (-18 decessi, da 179 a 161 casi).

 

In crescita anche le denunce di malattie professionali

Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nei primi cinque mesi del 2021 sono risultate 23.921, anche queste in aumento, 7.237 in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (+43,4%), sintesi di un calo del 26% nel periodo gennaio-febbraio e di un aumento del 161% in quello di marzo-maggio, nel confronto tra i due anni. Le patologie denunciate tornano quindi ad aumentare, dopo un 2020 condizionato fortemente dalla pandemia, con denunce in costante decremento nel confronto con l’anno  precedente.

L’incremento ha interessato le tre gestioni Industria e servizi (+41,9%, da 13.814 a 19.605 casi), Agricoltura (+52,4%, da 2.679 a 4.082) e Conto Stato (+22,5%, da 191 a 234) e tutte le aree territoriali del Paese: Nord-Ovest (+28,1%), Nord-Est (+57,4%), Centro (+47,6%), Sud (+49,4%) e Isole (+11,5%).

In ottica di genere si rilevano 5.259 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 12.229 a 17.488 (+43,0%), e 1.978 in più per le lavoratrici, da 4.455 a 6.433 (+44,4%). In aumento sia le denunce dei lavoratori italiani, che sono passate da 15.512 a 22.172 (+42,9%), sia quelle dei comunitari, da 403 a 569 (+41,2%), e degli extracomunitari, da 769 a  1.180 (+53,4%).

Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nei primi cinque mesi del 2021, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite da quelle del sistema respiratorio e dai tumori.

Quasi 170mila euro di sanzioni Ivass a maggio 2021

attestato di rischio

Come ogni ultimo giorno del mese, il 30 giugno 2021 l’Ivass ha pubblicato il Bollettino di Vigilanza relativo al mese precedente, ossia maggio 2021, con anche i provvedimenti sanzionatori a carico delle compagnie di assicurazione per violazioni varie nei confronti degli assicurati.

Dodici sanzioni ad altrettante imprese per 169mila euro

Le sanzioni comminate all’organo di controllo a carico delle imprese sono state in tutto 12, praticamente tutte per tardiva trasmissione alla banca dati SITA-ATRC di svariate migliaia di attestati di rischio nell’anno 2019, per un ammontare complessivo di 169mila euro.

A maggio 2021 guida la “classifica” dei “multati” Tua Assicurazioni

Le tre più “salate” sono state indirizzate a Tua Assicurazioni (36mila euro), Amissima (23mila) e ad Aioi Nissay Dowa (17.333,33). Seguono, sempre con un’ordinanza ciascuna, Nobis (11.666,67 euro), Groupama (11mila) e UnipolSai, Hdi Assicurazioni, Helvetia, Vera Assicurazioni, Le Assicurazioni di Roma, Wakam (già La Parisienne S.A.) e Creditras, tutte con sanzioni da diecimila euro.

Per quanto riguarda gli intermediari, l’organo di controllo ha inflitto 8 censure, 6 radiazioni e due cancellazioni, più una sanzione pecuniaria 5mila euro.

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