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Livelli di Pfas in Veneto

si riducono drasticamente i limiti

Sui livelli di Pfas il Veneto ha dunque deciso di fare da sé. Limite più basso d’Europa sull’intero territorio regionale e limite più basso del mondo nella zona rossa, quella più colpita dall’inquinamento delle acque: ad annunciarlo il Governatore in persona, Luca Zaia, dopo che il Ministero della Salute da un lato aveva rinviato a Venezia la fissazione dei tetti locali e dall’altro aveva detto di attendere per dicembre la definizione delle soglie comunitarie.

Per far rientrare l’acqua potabile entro i nuovi parametri del Pfas in Veneto, tuttavia, occorreranno investimenti enormi: servirà un milione, all’anno, solo per i filtri nei 21 Comuni (con 280.000 abitanti) dell’area maggiormente contaminata dalle sostanze perfluoroalchiliche.

Ora Zaia manderà l’informativa predisposta dal direttore generale dell’Arpav e coordinatore della commissione tecnica, Nicola Dell’Acqua, agli assessorati all’Ambiente, alla Sanità e all’Agricoltura, in modo che martedì 3 ottobre la giunta regionale possa già deliberare.

Non dovrebbero comunque esserci sorprese rispetto alla bozza che, sulla base di una ricognizione internazionale, propone di adottare “il principio dì massima precauzione, tenendo conto della “virtuale assenza di Pfas in Venetocitata anche da Roma. “La stanza dei Pfas è buia, per cui noi vediamo solo ciò che la luce illumina” ha spiegato il Governatore. Tradotto: di questo fenomeno al momento conosciamo solo quel poco che le attuali tecnologie permettono di sapere, ma non è detto che in futuro non potremo scoprirne di più e di peggio, di conseguenza è bene essere prudenti, nel disciplinare i composti a catena lunga (cioè 8 atomi di carbonio, non più prodotti ma responsabili dell’inquinamento quarantennale) e pure quelli a catena corta (cioè 4-6 atomi, tuttora in produzione e ancora misteriosi).

Per quanto riguarda i veleni “vecchi”, su tutto il territorio regionale vigerà, come limite, la concentrazione di 90 nanogrammi di Pfas per litro di acqua, intesa come somma di Pfos (il perfluoroottansolfonico, già individuato come pericoloso per la salute, che non potrà superare quota 30) e di Pfoa (l’acido perfluoroottanoico, candidato ad entrare nella lista nera, che dovrà fermarsi a 60). “Con questa articolazione si tratta dei limiti più restrittivi di Pfas in Veneto a livello europeo – ha concluso Zaia – dato che la Germania ha 100 e la Svezia 90”. E Dell’Acqua ha ulteriormente precisato: “Da noi i Pfos non potranno comunque superare i 30, che è il valore più basso al mondo, e i Pfoa non potranno andare oltre i 60, che è uno dei limiti più restrittivi fra quelli imposti a livello internazionale”.

Questo tetto sarà ulteriormente abbassato nella fascia maggiormente esposta alla contaminazione, a cavallo fra le province di Vicenza. Verona e Padova, dove il limite obiettivo per i Pfoa sarà di 40, così come accade in New Jersey. Quanto invece alle sostanze “nuove” è stato intanto stabilito di posizionare la soglia a quota 300.

Considerando che i gestori del servizio idrico in Veneto sono tutti pubblici, la Regione confida “nel senso di lealtà”, tale da evitare i ricorsi presentati ad esempio dalle aziende sugli scarichi. Intanto prosegue il maxi-screening sanitario “che sarà esteso alla zona arancione e agli adulti, coinvolgendo 350.000 persone“, ha concluso l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Danni Ambientali

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