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Adesso non è più una questione soltanto veneta: i Pfas hanno raggiunto anche il Po, tirando in ballo, oltre alla provincia di Rovigo, anche le regioni Emilia Romagna e Lombardia.

L’ennesimo allarme ambientale per inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche è stato lanciato dall’Agenzia regionale per l’Ambiente del Veneto, in una comunicazione diretta al commissario delegato all’emer­genza Pfas Nicola Dell’Acqua.

Trovato un nuovo composto nel Po

A seguito di alcuni campionamenti e verifiche effettuate in tre punti del fiume, nelle sue acque superfi­ciali è stata rinvenuta una concen­trazione poco inferiore a 100 nanogrammi per litro, cioè una quantità piuttosto elevata, di un nuovo ti­po di sostanza perfluoroalchilica.

Si tratta del composto di nuo­va generazione C604, trovato per la prima volta ben al di là dell’area contaminata attorno all’azienda di Trissino Miteni.

La Regione Veneto ha quindi diffuso una nota nella quale si chiarisce ulteriormente che “a marzo è stata riscon­trata una positività presso la stazione di acque superficiali sul fiu­me Po in località Corbola con la determinazione di un quantitativo di alcune decine di nanogrammi litro. Il campionamento è stato ripetuto il 2 aprile scorso, confermando il ritrovamento sia nella stazione già campionata sia monte e a valle della stessa”.

Per tecnici dell’Arpav sarebbe impossibile che queste tracce siano arrivate da Trissimo fino al confine con Emilia e Lombardia: “Una sostanza così poco utilizzata e di nuova generazione, per essere ri­scontrata in queste quantità nel fiume più grande d’Italia, fa supporre che si possano trovare a monte fonti di inquinamento importanti” scrive l’Agenzia.

Data poi l’ubicazione dei punti di campionamento, sarebbe più proba­bile che il composto derivi dalle regioni del bacino padano a monte idraulico delle prese in cui è stata ritrovata la sostanza, con una concentrazione di – per la precisione – circa 80 nanogrammi/litro.

“Ricordia­mo, infatti – ha scritto tempesti­vamente l’Arpav alla Regione – che la stazione è ubicata in pros­simità di Castelmassa, al confine con Lombardia ed Emilia”. Per questo Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale, ne ha fatto subito segnalazione alle amministrazioni regionali di Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, mentre il gestore della rete Acque Venete ha ordinato nuove batterie di filtri, “non essendovi limiti europei e nazionali”.

 

Il Governatore Zaia: “questione nazionale”

Il Presidente della Regione Lu­ca Zaia ha commentato: “Questa è la conferma che la questione Pfas è un tema che interessa tut­to il Paese, ed è una primaria questione ambientale nazionale. Per questo motivo è necessario che il Governo, come ha già fatto il Veneto da tempo, intervenga fermamente, ponendo limiti ze­ro.

Invitiamo, quindi, il Ministe­ro dell’Ambiente a muoversi sul­la linea già tracciata dalla nostra Regione, agendo il più rapida­mente possibile. Ciò a tutela del­la popolazione non solo delle aree interessate da questo tipo di inquinamento in Veneto, ma di tutti i cittadini del nostro Paese”.

Intanto le Mamme No Pfas del Veneto hanno deciso di contatta­re a loro volta un ministro, quel­lo della Sanità, l’onorevole Giu­lia Grillo.

“Il 16 aprile la Regione Veneto ha emesso il nuovo bollettino aggiornato del Piano di Sorveglianza Sanitaria con i primi dati rilevati nei bam­bini – scrivono nella lettera -: si conferma quanto previ­sto, e cioè che anche loro sono stati contaminati ed iniziano a mostrare i segni di interferenza con le funzioni metaboliche che già sono state riscontrate nella popolazione adulta.

 

Danni da Pfas

Al momento non esi­ste cura farmacologica o tratta­mento sanitario per eliminare queste sostanze dal nostro corpo e da quello, ancora più delicato, dei nostri bambini. Per tanti an­ni noi non abbiamo potuto salva­guardare i nostri figli perché nemmeno eravamo a conoscen­za di questo immane disastro ma adesso pretendiamo che siano poste in essere tutte le misure preventive volte ad evitare ogni possibile ulteriore esposizione dei nostri figli a queste sostan­ze”.

Di qui la richiesta al Ministro di attivarsi “affinché in tutti i comuni veneti colpiti da questo disastro le mense delle scuole di ogni ordine e grado forniscano obbligatoriamente acqua in bot­tiglia sia per bere che per cucina­re. Per lo stesso motivo chiedia­mo che il cibo preparato nelle mense sia certificato come com­pletamente privo di Pfas. Signora Ministro, i nostri bambini non sono sta­ti tutelati in passato: ci aiuti a tu­telare il loro futuro”.

 

 

Scritto da:

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Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Danni Ambientali

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