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Tempistiche troppo lunghe, l’Italia si classifica prima tra i Paesi in Europa per “lentezza dei processi”.

Marta Cartabia, Ministro della Giustizia, propone entro i 5 anni del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, di ridurre i tempi di conclusione dei processi, anche perché, grazie alla Legge Pinto, ogni persona che ha subito un danno a causa delle tempistiche troppo dilatate dei processi, potrà e dovrà essere risarcita dallo Stato. Ecco che, secondo il Ministro, coraggio, realismo e coralità potranno essere risorse importanti, assieme all’introduzione nel 2022 dei giovani giuristi dell’ufficio processo.

 

Alcuni dati

Cinque anni, 574 milioni di euro di indennizzi pagati dallo stato: “Ritardi al quadrato. Costi al quadrato” ricorda il Ministro Cartabia, per quanto riguarda le tempistiche della giustizia.  Tra i 47 paesi della Corte europea dei diritti dell’uomo, l’Italia detiene il primato delle condanne per i tempi troppo lunghi dei processi (1.202 dal 1959). Al secondo posto Turchia, poi Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna.

Tutto ciò porta a considerevoli ripercussioni economiche, soprattutto dall’entrata in vigore, ormai vent’anni fa, il 24 marzo 2001, della Legge Pinto, la quale sancisce che lo Stato Italiano debba pagare un indennizzo ai cittadini che “patiscono una violazione del loro diritto alla ragionevole durata del processo”: un diritto, è bene ricordarlo, riconosciuto tanto dalla Costituzione quanto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il ministro aggiunge: “la giustizia ha bisogno di finanziamenti. Ma quei finanziamenti debbono essere investiti per migliorare il servizio, piuttosto che per pagare i danni del disservizio”.

 

Ri-modernizzare il sistema giuridico per sanare il problema tempistico-economico

L’obiettivo è quello di ridurre entro i 5 anni del PNRR i tempi di conclusione dei processi del 25% del processo penale e del 40% del processo civile. Ecco perché Cartabia parla di coraggio, per “invertire la tendenza in atto” e cambiare la giustizia italiana; realismo, perché “non si può prescindere dalla complessità dei problemi” per individuare e risolvere le difficoltà e infine coralità, perché “la giustizia è una realtà complessa e composita (…), occorre creare ponti, condivisione e confronto”.

In questo senso diventa importante un ri-ammordernamento del sistema giudiziario, che avverrà anche grazie all’introduzione, nel primo trimestre del 2022, di 8250 giovani giuristi dell’ufficio processo. Intervenire “sull’organizzazione del lavoro” grazie anche a queste nuove risorse di giovani sarà importante per ridurre il tempo e di conseguenza anche il costo degli indennizzi.

Fermo restando che una delle soluzioni per dare risposte più rapide ai cittadini e, nel contempo, per deflazionare il contenzioso giudiziario, resta sempre la strada stragiudiziale o quella delle modalità alternative di risoluzione delle controversie.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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