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Se il 2015 si è caratterizzato, dopo anni di trend in diminuzione, per un aumento delle morti a causa di incidenti stradali in Italia, è andata ancora peggio per gli italiani rimasti vittima di sinistri mortali all’estero.

Secondo i dati dell’apposito osservatorio attivato dall’Asaps, l’Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale, lo scorso anno i connazionali deceduti in seguito a incidenti stradali sono stati 60, con 17 feriti negli stessi incidenti e tutti in conseguenza di 47 sinistri mortali occorsi nelle strade dei vari Paesi del mondo. Nel 2014 gli italiani morti in incidenti all’estero furono invece 33 in 25 incidenti. Quindi, l’incremento nel 2015 è stato, rispettivamente, dell’88 e dell’82%. Queste 60 vittime di incidenti stradali all’estero, peraltro, non rientrano nel totale dei decessi archiviati dall’Istat nel suo report annuale.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si tratta di incidenti di soli italiani in vacanza all’estero, anzi. Sono ben 30 su 47 (il 64%), infatti, gli scontri fatali che hanno coinvolto connazionali che si trovavano all’estero per motivi di lavoro, mentre in 17 incidenti gli italiani erano in viaggio di vacanza e sono rimasti coinvolti in sinistri su strada, alla guida o come passeggeri di veicoli o, semplicemente, come pedoni. Sono stati 24 gli incidenti nei quali degli italiani hanno perso la vita in auto, 2 quelli che he hanno coinvolto connazionali come passeggeri di pullman, 14 in ciclomotori o moto, 5 in bicicletta e 2 andando a piedi: tra i casi più eclatanti, quello di Marcello Cucciniello (in foto), lo studente universitario di appena 23 anni, di Atripalda (Avellino), ucciso in Thailandia, dove si trovava in vacanza, da un pick-up che ha invaso la corsia opposta travolgendo la sua motocross e che è risultato anche sprovvisto di assicurazione.

Il report dell’Osservatorio Asaps prende poi in considerazione la geografia di questi incidenti. “La localizzazione dei 47 incidenti che hanno provocato la morte di queste 60 persone rileva che 17 sono avvenuti in Europa, 7 in Africa, 8 in America Latina (in foto, l’auto distrutta nella quale è deceduta dopo un terribile incidente un’intera famiglia di italiani in Argentina il 27 marzo 2015), 6 in Asia 5 in Australia e 4 in Nord America. Il più alto numero complessivo di connazionali vittime di incidenti stradali all’estero e la più elevata percentuale di quelli che viaggiavano per motivi di lavoro, ci dice che oltre ai viaggi turistici sono aumentati anche i viaggi di connazionali impegnati all’estero in una attività lavorativa oltre confine, e che questi sul territorio utilizzano anche le varie modalità di mobilità terrestre come lavoratori o liberi professionisti, ipotizzando che usino maggiormente, oltre ai mezzi propri, quelli a noleggio e anche quelli dell’impresa per gli spostamenti. Non va dimenticato che, nel totale di 1 milione e 300 mila morti l’anno per incidenti stradali sul pianeta, i numeri più drammatici riguardano proprio i continenti con una motorizzazione meno sviluppata come l’Asia, l’Africa e il Sudamerica.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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