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Il 12 luglio 2019 il Ministero della Giustizia ha reso pubblici i dati statistici sui procedimenti pendenti, aggiornati al primo trimestre 2019: un indicatore fondamentale per comprendere lo stato di salute del sistema giudiziario.

Dalle risultanze emerge un trend positivo circa il tasso di riduzione dell’arretrato, con conseguente miglioramento della qualità del servizio pubblico: si tratta però, precisa la relazione, di un giudizio da differenziare in ragione del settore di contenzioso al quale ci si riferisce.

Fermo restando, poi, che i processi da evadere restano ancora un’enormità, si parla di quasi cinque milioni tra civile e penale.

 

I procedimenti civili pendenti sono in costante diminuzione, ma restano 3 milioni e mezzo

Le cose vanno sicuramente meglio nel civile dove l’indice di smaltimento continua ad essere di vantaggio per l’amministrazione, nel senso che il numero dei procedimenti, per il 2018, e per il primo trimestre 2019, continua a scendere.

Nel 2018 la variazione della pendenza è stata pari a -3,6%, passando da 3.572.870 procedimenti nel 2017 a 3.443.105 chiusura dello scorso anno. Nel primo trimestre del 2019 la variazione è sempre negativa anche se numericamente inferiore (-1%): i primi tre mesi del 2019 si sono chiusi a quota 3.408.529.

Rispetto al 2017, spicca il miglioramento nel settore dei procedimenti esecutivi e fallimentari, dove si passa da una variazione pari a -1,8%, nel 2017, a una variazione pari a -7,6%, nel 2018. L’indice di variazione nel primo trimestre del 2019 è pari a -3%.

Anche nel resto l’arretrato civile continua a ridursi: nel 2009 le pendenze annoveravano quasi sei milioni di procedimenti (5.700.105) con un tasso di variazione pari a +4,6%; nel 2018, i procedimenti sono quasi la metà (2.915.313) con un tasso di variazione pari a -3,6%.

Incrociando i dati delle pendenze con quelli della Direzione generale di statistica del Ministero della Giustizia in materia di mezzi alternativi di risoluzione delle controversie, si può ricavare un elemento interessante: l’introduzione degli A.D.R. – Alternative Dispute Resolution (mediazione, negoziazione assistita, etc.) ha incentivato la riduzione dell’arretrato. Emerge ad esempio che, se le parti accettano di sedersi al tavolo della mediazione, la media del tasso di successo è pari al 44,8% (nel 2017 era il 43%).

Nell’anno 2018 sono state depositate 151.923 istanze di mediazione.

 

Difficoltà per la Cassazione

Decisamente meno positivi, invece, i dati relativi alle pendenze presso la Corte di Cassazione: qui i procedimenti civili pendenti alla data del 31 dicembre 2018 erano 111.353, mentre al 31 marzo 2019 il numero delle pendenze è aumentato, salendo a 112.230. Si evidenzia quindi una variazione in incremento pari allo 0,79%.

Al contrario, nel giudizio di appello, raffrontando gli stessi periodi, si registra una variazione in riduzione pari a -3,74%. Nel complesso, il dato dei tribunali ordinari (sempre raffrontando i periodi sopra indicati) fa registrare una variazione in riduzione del -1,80%.

Di riflesso, migliorano leggermente anche i tempi di definizione dei procedimenti. Nel 2013, pendevano oltre 646.146 cause ultra-triennali nei tribunali; nel primo trimestre del 2019 sono scese a 359.585. Un tasso di riduzione progressivo si registra anche nel giudizio di appello, con dati in costante miglioramento sin dal 2013.

Tuttavia, al contrario, nel giudizio di Cassazione si è registrato un aumento delle cause ultra-annuali, passate da 75.206 nel 2018 a 75.823 nel primo trimestre del 2019.

Anche qui, dunque, emerge una situazione di sofferenza che riguarda soprattutto la materia tributaria: in Cassazione questo settore pesa sull’arretrato dell’ufficio in misura pari al 56%, con un trend in costante aumento sin dal 2013, in contro tendenza rispetto alle linee generali del contenzioso civile.

 

Il settore penale

Quanto poi al settore penale, anche qui i dati statistici dei procedimenti pendenti, alla data del 31 marzo 2019 fanno segnare un risultato positivo per l’Amministrazione, ma decisamente più contenuto: alla fine del 2018 pendevano 1.507.321 procedimenti, con una variazione rispetto all’anno precedente pari a solo -0,2%; a chiusura del primo trimestre del 2019, il servizio recupera leggermente efficienza con 1.497.072 procedimenti pendenti e un trend di variazione pari a -0,7%.

Comunque ancora molto timido, anche se – va detto -, prendendo a riferimento l’ultimo decennio, i passi avanti sono notevoli. Dal 2009 al 2015 il numero delle pendenze, infatti, è stato in costante aumento; dal 2015, anno in cui si era arrivati a quota 1.651.539, è iniziato un trend di riduzione con una progressiva percentuale di smaltimento favorevole, sino all’attualità.

Il maggior numero di procedimenti penali si registra davanti ai tribunali ordinari, in particolare nella loro composizione monocratica. Il raffronto dei dati, più nel dettaglio, consegna indici di riduzione davanti a tutti i “plessi giudiziari”: anche in Cassazione le pendenze – alla fine del 2018 – erano pari a 24.609 procedimenti, mentre nel primo trimestre 2019 sono scese a 22.025; davanti ai tribunali ordinaria– alla fine del 2018 – pendevano 1.171.314 procedimenti, mentre ne pendono 1.166.567 alla fine del primo trimestre del 2019.

Nel settore penale giudicante restano però, in tutto, 334.375 procedimenti a rischio “Pinto”, ossia la possibilità per le parti in causa di chiedere un risarcimento allo Stato per l’irragionevole durata del processo.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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