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Al culmine di una settimana che ha visto la presentazione di dieci esposti nelle Procure di Vicenza e Verona per conto di altrettanti assistiti di Studio 3A che per anni hanno bevuto dai pozzi le acque contaminate dalle sostanze perlfluoroalchiliche, giovedì 9 marzo anche gli attivisti di Greenpeace sono entrati in azione per protestare contro l’inquinamento da Pfas che interessa mezzo Veneto.

La clamorosa protesta è stata messa in atto a Venezia, davanti Palazzo Balbi, sede della Giunta del Veneto, per chiedere alle autorità regionali di fermare subito gli scarichi in Veneto.

L’associazione ambientalista imputa alla Regione il fatto di non aver ancora individuato tutte le fonti di inquinamento. “È grave – spiegano da Greenpeace – che dalle nostre analisi sia emersa la presenza, in alcuni scarichi, di rilevanti concentrazioni di composti mai individuati finora e che Pfas pericolosi siano stati trovati anche nel comune di Valdagno, in un’area non ancora presa in esame dalle autorità regionali”.

Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere alla Regione di censire e bloccare tutte le fonti di inquinamento da sostanze chimiche pericolose per l’ambiente e per l’uomo, e di adottare livelli di sicurezza nell’acqua potabile in linea con i valori più restrittivi vigenti in altri Paesi. “I rappresentanti della sanità in Veneto – continuano gli attivisti – hanno pubblicamente ammesso che siamo di fronte a un disastro ambientale: non è possibile tutelare adeguatamente la salute e la sicurezza dei cittadini se si adottano valori di riferimento di Pfas nell’acqua potabile tra i più alti al mondo”.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Danni Ambientali

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