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Aveva travolto con la sua auto un motociclista mancando la precedenza e gli aveva causato gravi lesioni, ma è stato penalmente prosciolto. Cominciano già a vedersi i discussi effetti del Decreto legislativo 150/22, la cosiddetta Riforma Cartabia. E’ ad essa infatti che un automobilista, condannato sia in primo sia in primo sia in secondo grado, per il reato di lesioni personali stradali gravi, deve l’inevitabile causa di non punibilità dichiarata dalla Cassazione, con la sentenza n. 43966/23 depositata il 2 novembre 2023, per il fatto che la vittima non aveva proceduto nei suoi confronti con la querela di parte.

Automobilista condannato per lesioni stradali gravi per aver travolto un motociclista

Sulle responsabilità dell’imputato non gravava dubbio alcuno, non aveva rispettato il diritto di precedenza ad un incrocio investendo una moto. Così come sulla gravità delle ferite riportate dal centauro, per una prognosi superiore ai quaranta giorni: in particolare, il malcapitato aveva rimediato serie lesioni al tendine e pesanti ustioni a una gamba, rimasta incastrata sotto la marmitta dello scooter. Di qui la condanna per il reato, appunto, di lesioni stradali gravi, alla pena di due mesi di reclusione, con la sospensione condizionale.

L’imputato ricorre per Cassazione contestando l’entità della sospensione della patente

L’automobilista, tuttavia, ha proposto ricorso per Cassazione. Ricorso giudicato ammissibile dalla Suprema Corte, nonostante il Pubblico Ministero inquirente ne avesse chiesto l’inammissibilità, in quanto il giudice di secondo grado non aveva motivato la sospensione della patente di guida in misura quadrupla rispetto al minimo di legge.

 

Interviene la Riforma Cartabia che introduce la perseguibilità solo a querela di parte del reato

E nel frattempo è subentrata la riforma che, come detto, non solo ha introdotto la novità che ora il reato di lesioni personali stradali gravi o gravissime diventa perseguibile solo se la persona offesa presenta querela, ma ha anche stabilito che la nuova previsione si applica anche ai giudizi in corso sulla scorta della norma transitoria ex articolo 85 della legge in questione. Per tale reato si continua a procedere d’ufficio solo in caso di aggravanti, ad esempio la guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, che nello specifico tuttavia non sussistevano.

La Suprema Corte, in assenza di querela, deve dichiarare la causa di non punibilità

I giudici della Suprema Corte hanno pertanto dovuto verificare preliminarmente se, nei tre mesi successivi al fatto o nei tre mesi successivi all’entrata in vigore del nuovo dl, avvenuta il 30 dicembre 2022, la vittima avesse formulato la richiesta di punizione del responsabile, la denuncia querela appunto, ma agli atti non ve n’era era traccia. Agli Ermellini non è quindi rimasto che dichiarare la causa di non punibilità ex articolo 129 del codice di procedura penale, cassando senza rinvio l’impugnata sentenza di condanna.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Incidenti da Circolazione Stradale

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