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La società di consulenza fiscale che tiene male la contabilità dei propri clienti esponendoli a sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate è tenuta a risponderne e a risarcire i danneggiati. Lo ha ribadito la Cassazione, con l’ordinanza n. 25290/23 depositata il 35 agosto 2023.

 

Un imprenditore cita la società di consulenza fiscale cui si è affidato chiedendo i danni per gli errori

Un imprenditore aveva citato in giudizio una società di consulenza fiscale e un ragioniere per ottenere il risarcimento del danno conseguente ad inadempimento della prestazione professionale relativa alla tenuta della contabilità della sua attività: a causa di calcoli errati e della inesatta compilazione dei modelli fiscali da parte dei professionisti a cui si era affidato, infatti, egli era stato costretto al pagamento di cartelle esattoriali per diverse migliaia di euro all’Agenzia delle Entrate e ad altri enti pubblici preposti all’esazione di entrate fiscali.

I giudici territoriali riconoscono l’inadempimento co relativa condanna a risarcire il cliente

Il tribunale di Roma aveva accolto la domanda condannando in solido la società di consulenza e il ragioniere a risarcire all’imprenditore la somma richiesta di undicimila euro; la Corte d’appello di Roma, in parziale riforma della sentenza, aveva invece accolto l’appello del ragioniere, ritenendolo non legittimato passivamente, non avendo egli concluso materialmente alcun contratto professionale con il cliente, e aveva ridotto a cinquemila euro l’importo del risarcimento dovuto dalla società di consulenza fiscale.

La quale, tuttavia, ha proposto ricorso anche per Cassazione lamentando innumerevoli errori di diritto in cui sarebbe incorsa la Corte territoriale attribuendole responsabilità che in realtà sarebbero state unicamente in capo al ragioniere, censurando anche il presunto malgoverno delle regole che disciplinano il riparto dell’onere della prova in materia di responsabilità professionale.

Ma per la Cassazione il motivo di doglianza è inammissibile “poiché sul punto della responsabilità professionale della ricorrente – spiegano gli Ermellini , in quanto preposta, in forza del contratto concluso con il titolare dell’attività in questione, alla tenuta della contabilità di quest’ultima, si è formato il giudicato, atteso che la Corte territoriale ha integralmente confermato sul punto la decisione del Tribunale, affermando che il ragioniere non era legittimato passivo, poiché il rapporto professionale intercorreva tra la cliente e la società di consulenza, che aveva assunto l’incarico e lo aveva malamente adempiuto, non avendo provveduto correttamente all’espletamento della prestazione relativa alla tenuta della contabilità”.

La censura, pertanto, è inammissibile, ribadiscono i giudici del Palazzaccio,  “non potendo in alcun modo essere ridiscussa la posizione della società quale incaricata della tenuta della contabilità e dei connessi obblighi” conclude la Suprema Corte, rammentando che “la valutazione relativa all’esistenza e all’entità della colpa del professionista è rimessa al giudice di merito ed è sindacabile in Cassazione solo sotto il profilo dell’esistenza di una motivazione completa e adeguata”, motivazione ritenuta nello specifico inappuntabile. Dunque, affermazione di responsabilità confermata così come il risarcimento dovuto.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Responsabilità Civile

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