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Vittima una 72enne di Mira deceduta il 29 giugno all’ospedale di Dolo dopo essere stata dimessa dal nosocomio di Mirano. Esposto del figlio, disposta l’autopsia

Era stata accompagnata al Pronto Soccorso di Mirano in preda a forti dolori addominali e vomito, ma l’avevano dimessa: “solo un banale mal di pancia” l’avevano rassicurata. Quando però, due giorni dopo, l’ha vista un chirurgo dell’ospedale di Dolo, ha scoperto una verità ben diversa e gravissima, la paziente è stata operata d’urgenza ma alla fine non ce l’ha fatta. 

Riscontrando l’esposto presentato dal figlio, che si è rivolto a Studio3A, la Procura di Venezia, tramite il Pubblico Ministero dott. Stefano Buccini, ha aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo in ambito sanitario per fare luce sul decesso di una settantaduenne residente a Mira, Maria Patron, avvenuto il 29 giugno all’ospedale di Dolo. Il Sostituto procuratore ha altresì iscritto nel registro degli indagati tre medici in forza all’Asl 3 Serenissima dell’ospedale di Mirano che hanno avuto in cura l’anziana, E. M., 53 anni, di Mira, una dottoressa del Pronto Soccorso, A. L., 44 anni, di Padova, e P. Z., 61 anni, di Padova, medici di Chirurgia. Un atto anche anche dovuto per consentire loro di nominare consulenti di parte negli accertamenti irripetibili: il magistrato, infatti, con avviso ricevuto oggi, lunedì 4 luglio, ha disposto l’autopsia sulla salma, che sarà fondamentale per dare delle risposte. L’incarico sarà conferito mercoledì 6 luglio, alle ore 10.30, presso la cittadella della Giustizia di Piazzale Roma al prof. Guido Viel, dell’Università di Padova; l’esame sarà effettuato a seguire, a partire dalle ore 12, presso l’obitorio del nosocomio di Dolo. Alle operazioni peritali parteciperà anche il dott. El Mazloum Rafi, quale medico legale di parte messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui i familiari della settantaduenne si sono affidati, attraverso l’area manager Veneto e responsabile della sede di Dolo Riccardo Vizzi, con la collaborazione per la parte penale dell’avv. Andrea Piccoli, del foro di Treviso. 

Maria Patron, a parte qualche acciacco dell’età, godeva di buona salute, ma il 22 giugno ha iniziato ad accusare forti dolori addominali, con gonfiore alla pancia e ripetuti episodi di vomito di materiale scuro. Il figlio l’ha condotta dal medico di base che ha consigliato di portarla subito al pronto soccorso per approfondimenti. Alle 14 dello stesso giorno la signora Patron è stata accompagnata dal figlio al Pronto Soccorso di Mirano dove, non ritenendo grave il suo quadro clinico, le hanno assegnato un codice non urgente facendola attendere in sala d’aspetto. Finalmente, all’una di notte dell’indomani, 23 giugno, la settantaduenne è stata presa in carico dai sanitari e sottoposta ai vari esami, ma alle 14 è stata dimessa e rimandata a casa: i medici non le avevano trovato nulla di particolare bollando il problema come un normale mal di pancia passeggero dovuto a un “blocco”. Il figlio ha chiesto come mai dimettessero la madre, che continuava a vomitare sostanze scure, ma un infermiere gli ha risposto che era normale, avendole praticato due clisteri. E la sua richiesta di poter parlare con un medico non è stata esaudita. 

Sta di fatto che la situazione non è migliorata, anzi, il vomito è diventato incontrollabile, così nella mattinata di sabato 25 giugno il figlio ha chiamato il 118 e la madre è stata trasportata in ambulanza in ospedale, stavolta a Dolo. Qui la signora, dopo essere passata al Pronto Soccorso, è stata ricoverata in Chirurgia e alle 14 il primario ha chiamato il figlio, che per le limitazioni legate alla pandemia da Covid non poteva restare al capezzale della madre, spiegandogli che la Maria Patron aveva letteralmente “un buco” allo stomaco, una parte del quale si era aggrovigliata formando un nodo, era in pericolo di vita e bisognava intervenire immediatamente. La paziente è stata condotta in sala operatoria e l’intervento, a detta dei chirurghi, è riuscito, ma a causa del troppo tempo trascorso in queste condizioni la signora aveva sviluppato una seria infezione che, unita allo stress dei giorni passati, all’indebolimento generale legato al vomito e all’operazione, ne ha ulteriormente aggravato il quadro clinico, determinando scompensi cardiaci e la compromissione delle funzioni polmonari e renali. E purtroppo, alle 11.30 del 29 giugno la donna è spirata. 

Sconvolto dalla tragedia e tormentato dei dubbi sull’operato dei sanitari di Mirano, con particolare riferimento al ritardo diagnostico, il figlio della vittima si è rivolto a Studio3A ed è stata presentata una denuncia querela chiedendo all’autorità giudiziaria di disporre gli opportuni accertamenti per determinare la causa del decesso e verificare eventuali profili di responsabilità da parte dei medici che l’hanno seguita, sollecitando l’acquisizione delle cartelle cliniche integrali e degli esami di laboratorio nonché l’esame autoptico. Istanze ritenute meritevoli di accoglimento da parte della Procura lagunare, che ha aperto un fascicolo con i primi provvedimenti in questa direzione.

Caso seguito da:

Dott. Riccardo Vizzi

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Categoria:

Malasanità

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