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E’ successo all’arcispedale di Reggio, la vittima è un 74enne di Rubiera, deceduto il 3 marzo: il Pm ha sequestrato le cartelle cliniche e si è in attesa che disponga l’autopsia

Era entrato in ospedale per un problema al cuore, l’avevano sottoposto a un banale e riuscito intervento di asportazione di un ascesso perianale, ma è caduto pesantemente a terra, in circostanze tuttora ignote ai familiari, ha riportato un edema cerebrale ed è spirato dopo una settimana di agonia. Riscontrando l’esposto presentato il 10 marzo dai congiunti, assistiti da Studio3A, il Pubblico Ministero della Procura di Reggio Emilia, dott.ssa Isabella Chiesi, ha aperto un procedimento penale con l’ipotesi di reato di omicidio colposo in ambito sanitario per il decesso tutto da chiarire di un 74enne di Rubiera, M. B., avvenuto il 3 marzo 2022 all’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio, dove il paziente si trovava dal 26 gennaio. Il Sostituto Procuratore ha disposto il sequestro di tutta la documentazione clinica e la sta vagliando per decidere quali ulteriori provvedimenti assumere, con particolare riferimento all’eventuale perizia autoptica che potrebbe contribuire a chiarire le cause della morte e a dare delle risposte alla famiglia, che le sta attendendo da quasi un mese e che per scrupolo ha differito la sepoltura del proprio caro. 

L’anziano, cardiopatico, era stato ricoverato per uno scompenso cardiaco ma nel corso degli accertamenti i dottori gli avevano riscontrato, appunto, un ascesso perianale e avevano deciso di operarlo. L’intervento chirurgico, di routine, era stato effettuato una settimana dopo il ricovero nel reparto di Chirurgia, era perfettamente riuscito e dopo un’altra settimana il paziente era stato trasferito nel reparto di Medicina: era debilitato ma stava bene e con l’ausilio degli operatori aveva iniziato la riabilitazione e la fisioterapia. La moglie andava a trovarlo ogni giorno durante l’orario di visita, dalle 12 alle 14, e così ha fatto anche il 23 febbraio, lasciandolo mentre si trovava disteso sul letto con le sponde laterali alzate: è l’ultima volta che gli ha parlato. 

Alle 22 di quella stessa sera, infatti, dall’ospedale hanno chiamato la signora per avvisarla che suo marito era caduto, senza fornire alcuna altra spiegazione sulla dinamica del fatto, e che stavano attendendo con urgenza l’intervento di un neurochirurgo perché M. B., cadendo, aveva riportato un grave edema celebrale. La moglie e i figli, preoccupati, hanno chiesto di poter vedere subito il proprio caro, ma non è stato loro consentito.

Alle 5 del mattino seguente, del 24 febbraio, il settantaquattrenne è stato quindi sottoposto a un delicato intervento chirurgico e poi ricoverato in Rianimazione, con la parte sinistra del corpo completamente paralizzata in conseguenza del trauma cerebrale concentratosi sulla parte destra del capo, come hanno spiegato ai familiari, al termine dell’operazione, i medici, che però anche in questa circostanza non hanno fornito risposte, se non confuse ed evasive, alle legittime richieste della famiglia di sapere come, quando e dove il signor M. B. fosse rovinato per terra. Solo in seguito, e dopo le insistenti domande della moglie e dei figli della vittima, i dottori hanno riferito loro che il paziente sarebbe caduto dal letto, circostanza tuttavia poco plausibile secondo la moglie, perché suo marito dopo l’intervento era privo di forze e non sarebbe mai riuscito a scavalcare da solo le sponde protettive del letto, a meno che qualcuno per errore non le avesse rimosse. 

I familiari hanno sperato fino all’ultimo che il loro caro si riprendesse, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare: M. B. è spirato alle 19.55 del 3 marzo. Sconvolti dal dolore, non riuscendo a capacitarsi dell’accaduto e per nulla convinti delle spiegazioni poco chiare e discordanti date loro dai sanitari, che hanno sempre cercato di discolparsi senza però fornire una versione univoca, chiara e credibile, i congiunti della vittima, attraverso la consulente legale dott.ssa Sara Donati, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con lo scopo di fare piena luce sui tragici fatti e accertare le responsabilità, tenuto anche conto che, indipendentemente da come e perché il degente sia caduto, ai sanitari competeva comunque l’obbligo contrattuale di sorvegliarlo e tutelarne l’incolumità. Il 10 marzo è stata quindi presentata una denuncia querela presso la stazione dei carabinieri di Rubiera chiedendo all’autorità giudiziaria di disporre il sequestro di tutte le cartelle cliniche e, soprattutto, un esame autoptico per stabilire le cause della morte e se, come tutto lascia supporre, essa sia stata determinata dal trauma cranico rimediato in seguito alla misteriosa caduta. Istanze accolte con l’apertura da parte del Pubblico Ministero di un fascicolo penale e, per ora, con l’acquisizione della documentazione sanitaria. 

Caso seguito da:

Dott.ssa Sara Donati

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Categoria:

Malasanità Press

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