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L’incidente era successo nel lontano 2007, la compagnia, all’epoca mandataria del Fondo Vittime della Strada, si era sempre rifiutata di indennizzarla costringendola alla causa

Non bastava l’investimento da parte di un pirata della strada, mai rintracciato: l’assicurazione del Fondo Vittime, che pure dovrebbe intervenire in questi gravi casi, non l’ha mai voluta risarcire per sedici lunghi anni, nonostante Studio3A abbia profuso ogni sforzo per la propria assistita. Ma finalmente, dopo una lunga battaglia, il giudice di Venezia le ha dato ragione, accreditando la sua versione dei fatti, che la controparte contestava, condannando Generali a risarcirla di una somma di quasi sessantamila euro e riconoscendole anche il danno “della casalinga”.

Protagonista dall’amara vicenda una oggi settantanovenne di Vigonovo, nel Veneziano, che all’epoca dell’incidente aveva 63 anni, il che dice tutto sui tempi della giustizia. La signora alle 17.30 del 7 novembre 2007 stata tranquillamente passeggiando con il marito sul ciglio di via Argine Sinistro a Vigonovo, con direzione Sandon-Vigonovo, quando, pur camminando ai margini della carreggiata, è stata colpita con estrema violenza al braccio destro dallo specchietto retrovisore di un’auto proveniente dal senso opposto che sfrecciava a forte velocità e il cui conducente non si è fermato a prestarle soccorso. A causa del forte impatto la malcapitata si è procurata una brutta frattura al braccio (radio e ulna) più altre lesioni conseguenti alla successiva e rovinosa caduta a terra, per una prognosi pesante.

La donna, per essere assistita, attraverso il General Manager e responsabile della sede di Dolo Riccardo Vizzi, si è affidata a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini, ed è stato posto in atto tutto quanto necessario e richiesto. E’ stata presentata querela all’autorità giudiziaria nei confronti dell’ignoto automobilista per sollecitarne l’identificazione e punizione, denuncia poi archiviata di fronte all’impossibilità di risalire al responsabile; è stata raccolta tutta la documentazione medica a partire da quella del pronto soccorso di Dolo cui la signora si era rivolta nell’immediatezza; sono state acquisite le preziose testimonianze di una coppia, marito e moglie, che viaggiavano in macchina nella direzione opposta a quella dell’auto pirata. I quali non avevano assistito all’urto ma hanno confermato di avere incrociato la vettura poi dileguatasi che procedeva molto forte, con gli abbaglianti accesi per il buio, tanto da averli accecati, e di aver subito dopo scorto il pedone a terra, al punto da fermarsi per portarle aiuto. Tutta la documentazione è stata inviata con la richiesta di risarcimento dei danni alla Consap, la Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici dello Stato che gestisce il Fondo di Garanzia per le vittime della Strada che risponde per i danni causati da veicoli non identificati o non assicurati, e poi a Generali, la compagnia di assicurazione mandataria all’epoca del Fondo per il Veneto. Ma nonostante fossero comprovati sia il fatto sia la gravità delle lesioni, la controparte si è sempre rifiutata di pagare mettendo in discussione l’incidente.

La (oggi) settantanovenne nel 2018 è stata così costretta a procedere, con l’avv. Andrea Piccoli del Foro di Treviso, a una citazione in causa avanti il Tribunale civile di Venezia che ha richiesto un ulteriore lustro, ma finalmente nei giorni scorsi, a inizio novembre 2023, è stata notificata la sentenza che le ha reso un po’ di giustizia. Il giudice Alessandro Cabianca ha innanzitutto rigettato l’eccezione di improcedibilità, improponibilità e tardività della domanda sollevata da Generali Italia, sottolineando come fin dal 5 dicembre 2007, senza contare poi gli innumerevoli solleciti successivi, Fondo Vittime e compagnia stessa avessero ricevuto da Studio3A una dettagliata richiesta di risarcimento (con copia del certificato di ricovero, del verbale di querela, ecc.) e avessero quindi tutti gli elementi per formulare la propria offerta risarcitoria. Ma, soprattutto, il giudice ha ritenuto pienamente dimostrato l’incidente che invece secondo la compagnia non sarebbe stato provato, dando pieno credito alle dichiarazioni dei testimoni, “da cui possono desumersi – recita la sentenza – una serie di elementi che corroborano la ricostruzione del sinistro come narrato” dal pedone investito, e valorizzando le conclusioni del consulente tecnico d’ufficio medico legale nominato in corso di causa, che aveva evidenziato la “piena compatibilità traumatologica e medico legale con il sinistro in esame: da quanto valutato le lesioni sono compatibili con la dinamica riferita dalla periziata”. “La caduta e le lesioni subite appaiono dunque determinate dal passaggio a forte velocità di un veicolo rimasto ignoto e ciò secondo la regola della preponderanza dell’evidenza” conclude il giudice, che ha posto in capo alla danneggiata solo un concorso di colpa minoritario nell’evento, nella misura del trenta per cento, per essersi incamminata in una strada stretta, priva di marciapiedi e di illuminazione senza sufficienti presidi che la rendessero visibile.

Il giudice ha infine quantificato il risarcimento dovuto partendo da una invalidità permanente accertata del 13 per cento e riconoscendo tutte le voci di danno sostenute dall’avvocato Piccoli, compreso, cosa non frequente né scontata, il danno patrimoniale da inabilità temporanea ad espletare il suo lavoro di casalinga per svariati mesi, più una ulteriore personalizzazione ad hoc nella determinazione del danno biologico, “essendo presumibile che le attività che ella svolge ancora oggi come casalinga siano diventate per lei maggiormente gravose” in ragione delle lesioni invalidanti patite. Il dott. Cabianca ha condannato Generali a liquidare alla danneggiata una somma di oltre 47mila euro che però, con gli interessi maturati in ben 16 anni e il resto, portano il risarcimento complessivo a oltre 58mila euro. Non basterà per ripagare la vittima di tutto quello che ha subito e dovuto passare in tutto questo tempo, senza peraltro poter mai guardare in faccia il responsabile, ma per l’anziana, alla soglia degli ottant’anni, e per Studio3A, resta quanto meno la soddisfazione di aver vinto la sua lunga battaglia e di essere stata adeguatamente risarcita.

Caso seguito da:

Dott. Riccardo Vizzi

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Categoria:

Incidenti da Circolazione Stradale

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