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L’imputato, che doveva rispondere di omicidio stradale aggravato dalla fuga e dall’omissione di soccorso, ha patteggiato la pena oggi in Tribunale a Modena

All’esito dell’udienza preliminare tenutasi oggi, 12 ottobre 2002, in Tribunale a Modena, avanti il giudice Carolina Clò, ha patteggiato la pena di due anni, appena entro il limite per beneficiare della sospensione condizionale, Federico Scanavini, il modenese di 34 anni accusato e ora condannato per aver travolto e ucciso con la sua auto Gorica Dilic, una cuoca di soli 52 anni, residente anche lei a Modena, mentre tornava a casa in bicicletta dal lavoro, dandosi poi alla fuga: un esecrabile fatto di cronaca che all’epoca, era il 14 novembre 2021, aveva destato sconcerto, anche perché negli ultimi mesi dello scorso anno sulle strade del Modenese si erano verificati diversi gravi casi di investimento pirata, un’escalation che aveva proiettato la provincia agli “onori” delle cronache nazionali. L’imputato, rintracciato il giorno dopo l’incidente dagli inquirenti, e di cui la Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio, doveva rispondere del reato di omicidio stradale con le pesanti aggravanti della fuga e dell’omissione di soccorso, e gli è stata peraltro contestata l’esclusiva responsabilità del sinistro, ma gli sono state riconosciute tutte le attenuanti e l’avvenuto risarcimento dei familiari della vittima: i due figli e l’anziana mamma della signora Gorica, attraverso Studio3A-Valore S.p.A. a cui si sono affidati, sono già stati integralmente risarciti dall’assicurazione della vettura e per questo, per legge, non hanno potuto costituirsi parte civile al processo né dunque incidere sul patteggiamento concordato con il Pubblico Ministero attraverso il loro penalista, l’avv. Dario Eugeni, comunque presente in aula.

La tragedia è avvenuta poco prima dell’una di notte di domenica 14 novembre 2021 in via Vignolese, all’altezza del civico 414, in prossimità delle intersezioni con via Marzabotto e via La Spezia. La signora Gorica, di origini serbe ma trasferitasi in Italia per lavoro fin dal 1996, stava rincasando, con quella bici che usava per tutti i suoi spostamenti, dal ristorante “Stradyvari”, dove lavorava da anni ed era stimata e ben voluta da tutti: era lei al mattino che apriva il locale, e spesso staccava anche molto tardi, com’è accaduto quella “maledetta” notte tra sabato e domenica. A casa dai figli e dalla mamma, però, la 52enne non c’è mai arrivata, il suo destino ha incrociato quello dell’oggi trentaquattrenne che, sopraggiungendo dalle sue spalle, nella stessa direzione di marcia verso la periferia, alla guida di un DR 6, l’ha investita in pieno nonostante lei procedesse regolarmente a bordo strada, dandosi poi alla fuga.

L’incidente è stato anche oggetto di un’apposita perizia cinematica che il Sostituto procuratore titolare del procedimento penale, il dott. Giuseppe Di Giorgio, ha affidato al consulente tecnico ing. Mauro Gambino per ricostruirne la dinamica, le cause e tutte le responsabilità: alle operazioni peritali ha partecipato, come consulente tecnico di parte, anche l’ing. Mattia Strangi, messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui i congiunti della vittima si sono rivolti, attraverso la consulente legale dott.ssa Sara Donati, unitamente, per la parte penale, all’avv. Dario Eugeni del foro di Bologna. 

 

Sulla base delle conclusioni del Ctu, il Pm ha contestato all’imputato nella richiesta di rinvio a giudiziocolpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza dell’art. 141 del Codice della Strada”, in particolare per aver proceduto a una velocità (stimata dal perito in 60-70km/h), non solo “certamente superiore” al limite di 50 vigente il quel tratto, ma anche del tutto “non prudenziale in considerazione dell’ora notturna, delle condizioni meteo (pioveva, ndr), del centro abitato, della prossimità di due intersezioni e degli attraversamenti pedonali” prosegue il magistrato. E, ancora di più, sottolinea il dott. Di Giorgio, per aver perso il controllo del suo Suva causa della velocità sostenuta e dell’asfalto bagnato” nel rientrare nella propria corsia “dopo aver effettuato un’azzardata manovra di sorpasso nei confronti di un altro veicolo che lo precedeva in prossimità dell’intersezione con via Marzabotto, sbandando così verso destra e collidendo con la bicicletta condotta da Gorica Dilic che procedeva nella stessa direzione di marcia” e che, ha accertato l’ing. Gambino, “occupava la porzione destra della propria corsia di competenza, a ridosso della linea di margine: per i figli della donna almeno la consolazione che la loro cara non ha avuto responsabilità alcuna. Neanche l’attenuante dell’oscurità è stata riconosciuta dal consulente tecnico d’ufficio al pirata, perché l’ottima illuminazione pubblica e l’ombrello rosso aperto con cui la ciclista si stava riparando “la rendevano ben visibile”. 

Il resto, purtroppo, è noto: in seguito all’impatto, la cuoca è rovinata al suolo riportando gravi lesioni e politraumi, soprattutto nella regione toracica e addominale, che ne hanno causato il decesso. Non istantaneo, però, il che rende ancora più riprovevole la fuga dell’investitore: come hanno testimoniato il conducente e i trasportati dell’auto, una Volkswagen Passat, superata dall’imputato, i quali hanno visto tutta la terribile scena e si sono invece fermati a prestate soccorso, Gorica respirava ancora tanto che una passeggera ha tentato di praticarle il messaggio cardiaco prima dell’arrivo dell’ambulanza del Suem, subito allertato. E infatti a F. V. è stata contestata anche l’aggravante di cui all’art 589-ter del codice penale “poiché, dopo l’urto – conclude il magistrato – si dava alla fuga senza fermarsi né prestare soccorso, proseguendo la marcia fino alla sua abitazione”.  

Non mi aspettavo molto di più, purtroppo la legge italiana è questa – ha commentato la sentenza il figlio MilosCerto è che due anni per aver commesso un atto così grave sono proprio pochi. Ci resta almeno la consolazione che un po’ di giustizia mia mamma l’ha ricevuta”.

Caso seguito da:

Dott.ssa Sara Donati

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Categoria:

Incidenti da Circolazione Stradale

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