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La Procura di Torino vuole vederci chiaro sul tragico incidente costato la vita al grande sportivo e “tedoforo” Rocco Catolino

Il Pm indaga per omicidio stradale il conducente dell’autocarro che ha investito il ciclista, anche lui 79enne, e ha disposto l’autopsia e una perizia cinematica

La Procura di Torino vuole vederci chiaro sul tragico incidente costato la vita il 18 marzo 2024, ad Orbassano, al compianto Rocco Catolino, 79 anni (ne avrebbe compiuti ottanta l’8 giugno), di Rivalta, conosciutissimo per la sua grande passione per lo sport e per la corsa in particolare, grazie alla quale nel 2006, in occasione delle Olimpiadi invernali torinesi, era stato anche scelto tra i tedofori portando per un tratto di strada la torcia olimpica.

Il Pubblico Ministero dott. Mario Bendoni titolare del relativo procedimento penale, che vede indagato per il reato di omicidio stradale il conducente del furgone Iveco che ha investito Catolino, in bicicletta, R. F., fatalità coetaneo della vittima, anche lui di 79 anni, di Orbassano, ha infatti disposto un doppio accertamento tecnico non ripetibile: l’autopsia per accertare la causa del decesso, e confermare che sia stato dovuto unicamente ai gravissimi politraumi riportati dal ciclista nell’impatto con l’autocarro prima e nella rovinosa caduta a terra poi, e soprattutto una consulenza cinematica per stabilire l’esatta dinamica, le cause e tutte le responsabilità del sinistro, avvenuto verso mezzogiorno in strada Gerbido all’intersezione con via Eugenio Montale e rilevato dalla polizia locale orbassanese: ad esempio, andrà ben verificata la velocità a cui procedeva l’indagato con il suo autocarro.

I due incarichi saranno conferiti nella giornata di domani, mercoledì 27 marzo 2024, dalle ore 8.45, presso il Palazzo di Giustizia di Corso Vittorio Emanuele ai due consulenti tecnici d’ufficio scelti dal magistrato inquirente, il medico legale dott. Fabrizio Bison e l’ingegner Roberto Bergantin, perito di infortunistica stradale. Alle operazioni peritali parteciperanno quali consulenti tecnici per la parte offesa anche un medico legale e l’ingegnere forense Fabrizio Mario Vinardi che saranno messi entrambi a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si sono affidati i familiari di Catolino per essere assistiti, attraverso l’Area Manager per il Piemonte dott. Giancarlo Bertolone.

Originario di Agnone, in provincia di Isernia, in Molise, ma dal 1969 emigrato in Piemonte, operaio Fiat in pensione, Catolino era conosciuto e stimato soprattutto per essere un grande sportivo: aveva disputato centinaia di corse podistiche, la sua specialità preferita, e nonostante l’età partecipava ancora alle gare, ma era anche un amante della bicicletta, la sua inseparabile “Graziella”, che utilizzava abitualmente o per andare a fare la spesa e commissioni varie o semplicemente per svolgere attività fisica all’aperto e mantenersi in forma. Così aveva fatto anche quel “maledetto” 18 marzo, ma stavolta l’uscita non ha lasciato scampo al ciclista che, a causa dell’investimento e della caduta, ha sbattuto violentemente il capo ed è deceduto praticamente sul colpo: inutili i soccorsi da parte dei sanitari del 118 accorsi in ambulanza.

La vittima ha lasciato in un immenso dolore la moglie Nicolina e il figlio Andrea che, attraverso gli esperti di Studio3A a cui si sono rivolti e all’inchiesta della Procura, di cui hanno accolto con estremo favore lo scrupolo di voler disporre accertamenti tecnici ad hoc, si aspettano verità e giustizia sull’ennesimo dramma della strada che ha colpito la loro famiglia: terribile coincidenza del destino, Catolino anni fa aveva perso un figlio, Mario, deceduto anch’egli in seguito ad un sinistro stradale.

Una volta ultimato l’esame autoptico l’autorità giudiziaria rilascerà il nulla osta alla sepoltura e i congiunti del settantanovenne potranno fissare la data dei funerali, che saranno sicuramente partecipatissimi e che verranno celebrati nella chiesa di Gesù Salvatore di Pasta di Rivalta, la frazione dove abitava.

Corigliano-Rossano: BastaVittime106 chiede il ripristino del guardrail sulla rotatoria di Santa Lucia

Grave situazione di pericolo segnalata dal sodalizio che si batte da anni per una Statale 106 più sicura al fine di mettere in sicurezza la rotatoria di Santa Lucia a seguito dell’incidente dello scorso 5 marzo che ha danneggiato anche un lampione

L’Organizzazione di Volontariato “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” comunica di aver inoltrato una segnalazione, con il supporto tecnico-giuridico di Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, nella quale evidenzia la grave situazione di pericolo insistente nel tratto della S.S. 106 del Comune di Corigliano-Rossano, alla chilometrica 15+800 presso la rotatoria di Sanata Lucia.

Qui, intorno alle 2:30 circa della notte tra lunedì 4 marzo e martedì 5 marzo 2024, un’autovettura Ford Puma, per cause ancora in corso di accertamento, è sbandata, terminando la sua corsa contro il guardrail, distruggendo di fatto la barriera di protezione. Quest’ultimo, infatti, ha impedito la fuoriuscita dalla carreggiata dell’auto, ma a seguito del sinistro si mostra oggi del tutto inadeguato a contenere altre eventuali fuoriuscite, rappresentando un potenziale pericolo per gli utenti della strada. Nel sinistro, inoltre, l’auto ha abbattuto uno dei pali posti per l’illuminazione della rotonda, causando un ulteriore disservizio in termini di sicurezza nella zona.

A seguito dell’incidente Anas Spa è intervenuta mediante l’allocazione di New Jersey in plastica completamente vuoti collocati al lato della carreggiata sulla rotatoria, lungo l’area in cui il guardrail è stato distrutto. È evidente però che questi non garantiscano una misura di sicurezza adeguata qualora dovesse ripetersi quanto già accaduto nella notte del 5 marzo 2024. Inoltre, ancora oggi, non è stato riparato il palo dell’illuminazione distrutto.

Basta Vittime sulla Strada Statale 106, infine, nel rimarcare che l’intervento è imprescindibile non solo per la sicurezza degli utenti dalla strada, tanti, che percorrono la Statale 106 in corrispondenza della rotonda ha invitato l’Anas Spa ad intervenire per risolvere con la massima sollecitudine il problema.

Anche per questo, l’invio della segnalazione, è stato inoltrato a tutela della stessa Anas perché, qualora dovesse accadere in quel punto un ulteriore sinistro stradale e dei veicoli dovessero precipitare nel letto del fiume o, ancora peggio, investire un pedone, l’Ente gestore ne sarà corresponsabile e dovrà risponderne.

La Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta sulla tragica morte dello storico imprenditore salernitano, di Angri, Nunzio Raiola

Il 69enne è deceduto dopo una rovinosa caduta dalle scale di un’area di servizio: effettuata l’autopsia e indagato il titolare della società che gestisce la stazione

Nei giorni scorsi ha destato profonda commozione ad Angri, nel Salernitano, dov’era era nato, aveva sempre vissuto ed era conosciuto e ben voluto da tutti, la scomparsa dello storico imprenditore ed artigiano, per oltre cinquant’anni maestro dei tornitori meccanici, Nunzio Raiola, mancato l’11 marzo all’età di 69 anni: i funerali sono stati celebrati sabato scorso. Anche il sindaco della città campana, Cosimo Ferraioli, gli ha dedicato un toccante ricordo esprimendo le sue condoglianze, anche a nome di tutta la cittadinanza, ai suoi familiari: ha lasciato in un immenso dolore la moglie e tre figli.

Ma la morte di Raiola non è stata naturale bensì traumatica e conseguenza di una tragica caduta dalle scale in un’area di servizio autostradale, la San Pietro-Sarni, al punto che la Procura di Napoli ha aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo in capo al legale rappresentante dell’omonima società che gestisce la stazione e ha disposto l’autopsia sulla salma della vittima.

L’incidente si è verificato il 21 febbraio, alle 11, come detto nella stazione di servizio ubicata lungo l’Autostrada A1, diramazione Capodichino-Tangenziale di Napoli, al km 1+1600, nel territorio comunale partenopeo. Raiola, che era in compagnia di due dei suoi figli, stava scendendo la rampa di scale, purtroppo priva di corrimano, per andare al bagno quand’è caduto rovinosamente lungo i gradini battendo violentemente il capo. Sul posto sono accorsi in ambulanza i sanitari del 118, che hanno prestato le prime cure al sessantanovenne e l’hanno trasportato all’ospedale Cardarelli, e gli agenti della Polizia Stradale di Napoli Nord.

Inizialmente Raiola era cosciente, ma le sue condizioni si sono rapidamente aggravate, è presto entrato in coma e dopo venti giorni di agonia è spirato, gettando nella disperazione i suoi cari, che per fare piena luce sui tragici fatti e sulle eventuali responsabilità ed essere assistiti, attraverso il consulente personale per la Campania dott. Vincenzo Carotenuto, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, in collaborazione con l’avv. Raffaele Boninfante, del foro di Salerno.

La Procura di Napoli, infatti, informata della caduta e poi del decesso dalle autorità preposte, attraverso il Pubblico Ministero dott. Mario Canale ha aperto un fascicolo per l’ipotesi di reato di omicidio colposo iscrivendo nel registro degli indagati T. S., 68 anni, di Chieti, il titolare della società, la Sarni Srl, con sede a Vasto, sempre nel Chietino, che gestisce la stazione di servizio in questione. Un atto anche dovuto, quello del Sostituto Procuratore, per consentire all’indagato di nominare consulenti di parte per gli accertamenti non ripetibili: il magistrato inquirente infatti, per accertare con previsione le cause della morte e confermare il suo nesso causale con la caduta, e per verificare se le cure prestate al paziente in ospedale siano state corrette, ha anche disposto l’autopsia sulla salma che è stata effettuata nella giornata di giovedì 21 marzo dal medico legale dott. Antonio Cavezza e dall’anatomopatologa dott.ssa Elvira La Mantia, i due consulenti tecnici d’ufficio incaricati ad hoc. L’esito della perizia autoptica sarà fondamentale per dare le prime risposte ai congiunti della vittima.

Corigliano-Rossano: sul ponte da quattro mesi si attendono interventi

Grave situazione di pericolo segnalata dal sodalizio che si batte da anni per una Statale 106 più sicura e denuncia l’inerzia e l’immobilismo di Anas S.p.A.

L’Organizzazione di Volontariato “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” comunica di aver inoltrato una segnalazione, con il supporto tecnico-giuridico di Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, nella quale evidenzia la grave situazione di pericolo insistente nel tratto della S.S. 106 del Comune di Corigliano-Rossano, alla chilometrica 16+200 della S.S.106Radd e, più precisamente, sul ponte che precede lo svincolo per la Strada Provinciale 196.

Questo ponte è stato oggetto già di diversi tragici sinistri stradali. Tra i tanti, ricordiamo quello del 19 marzo 2006, uno dei più dolorosi incidenti stradali che si è verificato sulla Statale 106, in cui persero la vita Giuseppe Lo Prete di 58 anni, Quintina Lo Prete di 17 anni, Vanessa Lo Prete di 14 anni, Giuseppe Flotta di 52 anni, Antonio Flotta di 24 anni, Francesco Marino di 62 anni e Francesco Valente di 51 anni. Mentre il 17 dicembre 2016, invece, perse la vita Antonella Pia Bomparola di 20 anni. Infine, il 24 settembre 2023, a perdere la vita fu Rosa Greco di 17 anni, in un tragico incidente in cui furono coinvolti altri 4 giovani gravemente feriti ed oggi, per fortuna, salvi.

 

A seguito di quest’ultimo incidente l’Anas Spa è intervenuta mediante l’allocazione di New Jersey in plastica, peraltro completamente vuoti, collocati alle estremità del guardrail lato mare. È evidente che i New Jersey in plastica completamente vuoti non garantiscono alcuna sicurezza qualora un mezzo dovesse perdere il controllo e uscire fuori strada. Ciò potrebbe causare il ripetersi di quanto già accaduto: determinando la caduta del mezzo nel letto del fiume.

Basta Vittime sulla Strada Statale 106, infine, nel rimarcare che l’intervento è imprescindibile non solo per la sicurezza degli utenti dalla strada, tanti, che percorrono la Statale 106 in corrispondenza di quel ponte ha sottolineato l’inerzia e l’immobilismo di Anas Spa che in quattro mesi non riesce ancora oggi ad intervenire per risolvere con la massima sollecitudine il problema.

Anche per questo, l’invio della segnalazione, è stato inoltrato a tutela della stessa Anas perché, qualora dovesse accadere in quel punto un ulteriore sinistro stradale e dei veicoli dovessero precipitare nel letto del fiume o, ancora peggio, investire un pedone, l’Ente gestore ne sarà corresponsabile e dovrà risponderne.

Lunedì i funerali di Gil Catayong, il 42enne di origini filippine morto misteriosamente il 14 marzo: la Procura ha aperto un fascicolo

Il Pubblico Ministero ha disposto l’autopsia, svolta martedì, e rilasciato il nulla osta alla sepoltura: la salma sarà poi rimpatriata nel Paese d’origine della vittima

Saranno celebrati lunedì 25 marzo, alle 11, nella chiesa del cimitero di Grosseto, i funerali di Gil Catayong, il quarantaduenne di origini filippine, ma residente da almeno dieci anni in Italia con la sua famiglia, nella stessa Grosseto, prematuramente e inspiegabilmente deceduto in circostanze tutte da chiarire giovedì 14 marzo, durante il trasporto in ambulanza all’ospedale cittadino, e sulla cui morte la Procura di Grosseto ha aperto un procedimento penale, al momento contro ignoti, e disposto l’autopsia, già effettuata: i suoi familiari, per fare piena luce sui fatti, ora si sono rivolti a Studio3A.

La vittima, che aveva lavorato a lungo in una lavanderia della zona e al momento era impiegato in un ristorante, sempre del luogo, e che non soffriva di patologie particolari, all’inizio di marzo aveva preso una brutta influenza con febbre altissima che non scendeva neppure con i farmaci: si era dunque recato dal medico di famiglia, che gli aveva prescritto gli esami del sangue, ma dalle analisi i valori erano risultati tutti a posto e la febbre, poi, stava passando.

Martedì 12 marzo, tuttavia, al quarantaduenne è subentrato all’improvviso un forte gonfiore alle mani che non riusciva più a sollevare oltre il gomito: preoccupati, i suoi congiunti hanno chiamato l’ambulanza e il paziente è stato condotto al pronto soccorso del nosocomio cittadino da dove però è stato dimesso dopo meno di quattro ore, in quanto dagli accertamenti a cui era stato sottoposto non sarebbe emerso nulla di anomalo.

Le sue condizioni, tuttavia, a casa sono via via peggiorate, e non solo le mani erano sempre più gonfie: non riusciva neanche più a scendere dal letto e neppure ad aprire la bocca, tanto che i suoi familiari gli davano da bere con una siringa. Giovedì 14 marzo, il suo ultimo giorno di vita, dunque, i suoi cari hanno nuovamente chiamato l’ambulanza ma i sanitari, vedendo la siringa e sospettando potesse essere collegata all’uso di droghe, hanno a loro volta avvisato i carabinieri, i quali sono intervenuti in loco, hanno perquisito l’abitazione e condotto i congiunti di Catayong in caserma per interrogarli, mentre quest’ultimo veniva riportato al Pronto Soccorso. Ma quando finalmente l’equivoco della siringa è stato chiarito e i congiunti della vittima hanno potuto recarsi all’ospedale al capezzale del loro caro, al loro arrivo hanno ricevuto la tragica notizia che era deceduto durante il trasporto in ambulanza.

E’ stata di propria iniziativa la Procura grossetana, subito informata dai carabinieri, ad aprire un fascicolo, al momento contro ignoti, attraverso il Pubblico Ministero dott. Carmine Nuzzo, il quale ha anche ordinato l’autopsia per stabilire le esatte cause della misteriosa morte ed eventuali responsabilità di terzi, compresi i medici e sanitari che lo hanno avuto in cura. L’esame autoptico è stato effettuato nella giornata di martedì 19 marzo dal medico legale dott. Matteo Benvenuti, il consulente tecnico d’ufficio incaricato ad hoc dal Sostituto Procuratore, e i risultati saranno determinanti per dare risposte alla famiglia della vittima che, una volta ultimate le operazioni peritali, ha ricevuto il nulla osta alla sepoltura dall’autorità giudiziaria e così potuto fissare la data delle esequie in Italia e poi avviare le pratiche per l’espatrio della salma nelle Filippine, dove riposerà.

Gil Catayong ha lasciato in un dolore immenso un figlio di 19 anni, la compagna, la madre, due fratelli e una sorella i quali, per essere assistiti, fare chiarezza sui tragici fatti e ottenere risposte e giustizia, attraverso l’Area manager per il Lazio e la Toscana Matteo Cesarini, si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.

Dodici anni e otto mesi per il responsabile del tragico incidente costato la vita a Pellegrino Losco e Rachele Iannone ad Acerra

Condanna record del giudice di Nola per Gaetano De Lucia che, oltre ad uccidere due persone, è fuggito, era drogato, senza patente e con l’auto non assicurata

Dodici anni e otto mesi di reclusione. Oggi, venerdì 22 marzo 2024, il giudice del Tribunale di Nola, dott. Raffaele Muzzica, ha pronunciato una sentenza di condanna “record” per il reato di omicidio stradale ma pienamente giustificata (e ancora troppo “mite” per i familiari delle vittime) dalla condotta ai limiti del criminale di cui si è macchiato l’imputato, che ha inanellato praticamente tutte le aggravanti del caso.

Si tratta di Gaetano De Lucia, quarant’anni, di Acerra (Napoli), l’automobilista che il primo ottobre del 2023, poco dopo l’una di notte, nella stessa Acerra, mentre percorreva via Volturno alla guida di una Opel Astra, all’uscita di una curva anche (ma non solo) a causa della velocità eccessiva (almeno 65 chilometri all’ora a fronte del limite di 50), ha perso il controllo della vettura invadendo completamente la corsia opposta e distruggendo una famiglia, anch’essa del posto.

Nel terribile impatto frontale con la Fiat Seicento che sopraggiungeva nella direzione contraria, infatti, hanno perso la vita il conducente di quest’ultima utilitaria, Pellegrino Losco, 65 anni, deceduto sul colpo, e la compagna Rachele Iannone, 45 anni, spirata poco dopo il suo arrivo, in condizioni disperate, alla Casa di cura Villa dei Fiori, e sono rimasti gravemente feriti, con pesanti postumi invalidanti, oltre che orfani, i loro due figlioletti, una bambina e un bambino, di appena (oggi) rispettivamente nove e tre anni.

Non bastassero le gravissime violazioni al Codice della Strada commesse e l’aggravante di aver causato la morte e il ferimento grave di più persone, De Lucia doveva rispondere anche di fuga e omissione di soccorso, essendo fuggito dal luogo del sinistro (si sarebbe costituito ai carabinieri solo un’ora e mezza dopo), e di guida in stato di alterazione psicofisica, essendo risultato positivo all’assunzione di sostanze stupefacenti, cocaina, oltre che all’alcool con un tasso alcolemico di 0,73 g/l contro il limite di 50, anche se di poco al di sotto della soglia (0,8) che fa scattare l’illecito non solo amministrativo ma anche penale. Inoltre, non era in possesso della parente di guida e la sua vettura è pure risultata sprovvista di copertura assicurativa.

Un comportamento così scriteriato che De Lucia nell’immediatezza è stato arrestato, si trova agli arresti domiciliari e a conclusione delle rapide indagini preliminari il Pubblico Ministero titolare del relativo procedimento penale, la dott.ssa Aurelia Caporale, ne ha chiesto il giudizio immediato, per il quale l’imputato, tramite il suo difensore, ha richiesto il rito abbreviato per ottenere i previsti sconti di pena. Una richiesta, quella del Sostituto Procuratore, supportata anche dalla consulenza tecnica cinematica per accertare la dinamica, le cause e le responsabilità dell’incidente affidata all’ingegner Fulvio Cepollaro: alle operazioni peritali ha partecipato e fornito il suo contributo anche l’ingegner Carmine Matrisciano, quale consulente tecnico per la parte offesa messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si sono affidati i congiunti di Rachele Iannone, tramite il consulente per la Campania dott. Vincenzo Carotenuto.

Si è così giunti all’udienza odierna nella quale i familiari delle vittime si sono costituiti parte civile, compresi quelli di Rachele Iannone assistiti da Studio3A. E, dopo una camera di consiglio durata oltre tre ore, il giudice ha pronunciato la dura condanna che va anche ben oltre i nove anni richiesti dal Pubblico Ministero, e che apre le porte del carcere al responsabile dell’immane tragedia.

Lunedì a Montalto Di Castro i funerali di Gheorghe Rusu, il 26enne travolto venerdì da un furgone mentre camminava lungo l’Aurelia

Il giovane, l’ennesimo pedone investito sulla Statale 1, abitava nei pressi con la sorella: proprio quel giorno avrebbe dovuto sostenere l’esame di guida

Saranno celebrati lunedì 18 marzo 2024, alle ore 15.30, nella chiesa di Santa Maria Assunta di Montalto di Castro (Viterbo), i funerali di Gheorghe Rusu, il giovane di appena 26 anni travolto e ucciso venerdì 15 marzo 2024, poco dopo le 6 del mattino, da un furgone mentre percorreva a piedi l’Aurelia in direzione Tarquinia, all’altezza del chilometro 107 e dell’hotel “Ospite Inatteso” (già Magic), nella stessa Montalto di Castro, ennesimo pedone vittima di un investimento mortale in quel tratto della Statale 1.

La Procura di Civitavecchia, immediatamente informata dai carabinieri di Montalto che hanno rilevato il sinistro, e che ha automaticamente aperto un procedimento penale, non ha infatti ritenuto necessario disporre l’autopsia sulla salma della vittima, essendo evidente che il decesso è stato dovuto unicamente ai gravissimi politraumi riportati nell’impatto con il veicolo, e sabato 16 marzo ha rilasciato il nulla osta alla sepoltura dando così modo ai suoi familiari, che per essere assistiti si sono affidati a Studio3A, di fissare la data dell’ultimo saluto al loro caro.

Rusu, di origini rumene, dopo aver vissuto a lungo a Creta, in Grecia, da un paio d’anni si era trasferito da una delle sue sorelle, che risiede ormai da molto tempo in Italia, a Montalto di Castro, poco distante dal luogo della tragedia, una decina di minuti a piedi, e lavorava per l’impresa edile del cognato.

Sarà l’inchiesta della magistratura a stabilire le cause, la dinamica e tutte le responsabilità del terribile incidente, e in particolare se il giovane stesse camminando a bordo strada o stesse attraversando, fermo restando che comunque andrà verificata la velocità tenuta dal conducente dell’autocarro, residente anche lui nel Viterbese.

I suoi congiunti però rigettano con forza e con sdegno le illazioni circolate circa un possibile gesto volontario del loro caro, che non aveva mai manifestato in alcun modo simili intenti: anche il titolare della stazione di servizio, dove il ventiseienne quel mattino era appena stato, e da dove stava tornando a casa, non ha rilevato alcun comportamento anomalo da parte di Rusu, che era un cliente abituale. E peraltro il giovane, ironia del destino, quello stesso giorno avrebbe dovuto sostenere l’esame per conseguire la patente di guida.

Gheorghe Rusu lascia in un dolore immenso la mamma, anch’essa residente in loco, il padre che vive in Romania, due sorelle, anche loro entrambe residenti nel nostro Paese, un fratello emigrato in Germania e sei amati nipoti. I suoi familiari, per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia, attraverso l’Area Manager per il Lazio e l’Umbria Matteo Cesarini, si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che peraltro ha seguito anche la drammatica vicenda di un altro immigrato di origini rumene travolto e ucciso da un’auto, per di più pirata, mentre camminava lungo l’Aurelia a poche centinaia di metri di distanza, il 22 gennaio del 2023, quella di Ioan Puscasu, assistendo anche i suoi parenti.

Il processo si svolgerà regolarmente, e qualsiasi sia la pena, non ci sarà nessuna “sospensione condizionale”: l’imputata andrà “guardata a vista”

Il commento dei familiari delle vittime della “strage” di Santo Stefano alle conclusioni della perizia psichiatrica su Angelika Hutter: seminfermità al momento del fatto, ma capacità di sostenere il giudizio a suo carico e confermato, elevato grado di pericolosità sociale

Non una “scappatoia” dalle proprie pesanti responsabilità ma piuttosto la garanzia che l’imputata dovrà essere costantemente seguita e monitorata e che per lei non potrà scattare quella “sospensione condizionale della pena” che contraddistingue, tra l’amarezza dei familiari delle vittime, la stragrande maggioranza delle sentenze per il reato di omicidio stradale.

I congiunti del piccolo Mattia Antoniello, del papà Marco e della nonna materna Maria Grazia Zuin, le cui vite sono state cancellate in un istante dalla “strage” di Santo Stefano di Cadore, non hanno accolto negativamente le conclusioni esposte nell’udienza tenutasi oggi, venerdì 15 marzo 2024, in Tribunale a Belluno, dal pool di quattro consulenti tecnici nominati dal Giudice per le Indagini Preliminari, dott.ssa Enrica Marson, nell’ambito dell’incidente probatorio richiesto dalla Procura bellunese per redigere una perizia psichiatrica su Angelika Hutter, l’automobilista tedesca di 32 anni che, alla guida di una Audi A3, il 6 luglio 2023 ha falciato i tre innocenti, residenti nel Veneziano, mentre camminavano tranquillamente sul marciapiede durante una serena giornata di vacanza.

Nel loro elaborato collegiale i professori Renato Ariatti e Stefano Zago e i dottori Tommaso Caravelli ed Heinz Prast, in estrema sintesi, hanno così risposto alle domande chiave sottoposte loro dal Gip sul soggetto da periziare: seminfermità mentale (precisamente, capacità d’intendere di volere grandemente scemata ma non totalmente esclusa) al momento del fatto, ma capacità di sostenere il processo, che ora dunque dovrà affrontare per rispondere di triplice omicidio stradale, e persistente pericolosità sociale per la collettività. Le stesse identiche conclusioni a cui peraltro è giunto anche il pool di consulenti tecnici per la parte offesa messi a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si sono affidati, per essere assistiti e ottenere giustizia, tutti i familiari delle vittime, attraverso il General Manager Riccardo Vizzi, unitamente all’avvocato Alberto Berardi del Foro di Padova, presente all’udienza di oggi: il professor Giuseppe Sartori, ordinario di Neuropsicologia e Psicopatologia Forense all’Università degli Studi di Padova, la dott.ssa Matilde Forghieri, medico chirurgo specialista in psicoterapia e psicoterapeuta, e il dott. Pierfrancesco Monaco, medico chirurgo e specialista in Medicina Legale, anche lui in aula in rappresentanza dei colleghi.

Partiamo dal presupposto che nessuna condanna, nessun risarcimento, nessuna azione “umana” potranno mai restituirci tutto ciò che abbiamo perduto e attenuare l’immenso dolore con cui siamo e saremo per sempre costretti a sopravvivere ogni giorno da quella maledetta giornata: un ergastolo – spiegano i familiari di Mattia, Marco e Maria GraziaPremesso questo, prendiamo atto delle conclusioni dei periti e ringraziamo sempre la Procura e il Tribunale di Belluno per lo scrupolo e l’attenzione che ci hanno riservato”.

Questa valutazione psichiatrica – proseguono – non fa altro che confermare la pericolosità sociale di questa persona, che dovrà comunque sostenere il giudizio per i gravissimi reati che ha commesso ma, qualsiasi sia la pena che le sarà inflitta, andrà costantemente seguita e curata anche dopo per tutelare la collettività e per evitare che si ripetano tragedie come quella che ci ha colpiti”.

Il vero dramma dell’omicidio stradale è che le famiglie delle vittime alla fine si sentono come abbandonate dalla giustizia e dalle istituzioni, che pure dovrebbero salvaguardarle, perché la perdita del proprio caro equivale a scontare una condanna a vita ma dall’altra parte il o i responsabili molto raramente fanno anche solo qualche giorno di carcere – aggiunge Riccardo Vizzi, di Studio3APer questo reato “colposo” subentra pressoché sempre la sospensione condizionale della pena, nessun obbligo per gli imputati condannati, e quando ciò non avviene in genere il colpevole se la cava con l’affidamento ai servizi sociali. Con la Hutter non potrà essere così, non ci sarà una “pena sospesa”, non potrà andarsene tranquillamente in giro come prima, ma dovrà essere costantemente monitorata e seguita in una struttura apposita”.

Prendiamo favorevolmente atto che è stato accertato, con tutte le garanzie del contraddittorio tra le parti proprie dell’incidente probatorio, che sussistono tutte le condizioni per il proseguimento del procedimento e dunque per l’accertamento delle responsabilità correlate” commenta infine l’avvocato Berardi: per dopo Pasqua si attende dunque la richiesta di rinvio a rinvio a giudizio per la Hutter da parte del Pubblico Ministero.

La Procura di Palmi apre un fascicolo, indaga sei medici, fa riesumare la salma e ordina l’autopsia per il decesso di un 61enne di San Ferdinando

E’ accaduto il 20 febbraio all’ospedale di Polistena, la vittima si chiamava Antoine Michel Straputicari, aveva solo 61 anni: operato allo stomaco e dimesso due volte, avrebbe fatto setticemia, inutile un secondo intervento d’urgenza. I familiari hanno presentato esposto

Lo operano all’intestino per una diverticolite acuta, ma non avrebbero ripulito bene lo stomaco, il paziente ha fatto setticemia e quando se ne sono accorti, dopo averlo dimesso per due volte senza riscontrare problemi, e l’hanno sottoposto a un secondo intervento d’urgenza, ormai era troppo tardi: è morto praticamente sotto i ferri.

Riscontrando l’esposto presentato dai familiari, che si sono rivolti e sono assistiti da Studio3A, la Procura di Palmi (RC), per il tramite del Pubblico Ministero dott. Daniele Scarpino, ha aperto un procedimento penale, per il reato di omicidio colposo nell’esercizio della professione sanitaria in concorso, per il decesso, a soli 61 anni, di Antoine Michel Straputicari, di San Ferdinando (RC), avvenuto il 20 febbraio 2024 all’ospedale “Santa Maria degli Ungheresi” di Polistena dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, ed ha iscritto nel registro degli indagati sei medici del nosocomio in questione: A. P., 51 anni, di Siderno (RC), il chirurgo che ha operato il paziente la prima volta, in relazione, appunto, al primo intervento e alle successive dimissioni; R. N., 60 anni, di Taurianova (RC), il chirurgo che in particolare lo ha operato la seconda volta, ma con riguardo a entrambi gli interventi; C. P., 42 anni, di Melito Porto Salvo (RC), e D. V., 72 anni, di Bovalino (RC), per il primo intervento; R. L., l’unica donna dei sei, 37 anni, di Ricadi (VV), e G. M., 63 anni, di Cinquefrondi (RC), per la seconda operazione.

Un atto, quello del Sostituto Procuratore, anche dovuto, per consentire ai sei sanitari di nominare eventuali consulenti tecnici di parte per gli accertamenti non ripetibili; il magistrato inquirente, infatti, ha disposto l’esumazione della salma, la vittima era già stata sepolta nel cimitero di San Ferdinando, e il suo trasporto presso la camera mortuaria dell’ospedale di Germaneto (CZ) per effettuare l’autopsia, onde accertare le esatte cause della morte nonché la sussistenza di eventuali responsabilità penali causalmente collegabili al decesso da parte dei medici indagati. Il Pm conferirà l’incarico venerdì 22 marzo, alle ore 10.30, negli uffici della Procura di Palmi, a un proprio consulente tecnico d’ufficio: alle operazioni peritali parteciperà anche, quale consulente tecnico per la parte offesa, il dott. Raffaele Gangale messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si sono affidati, tramite il consulente personale Giuseppe Nocita, i familiari della vittima, che ha lasciato la moglie e tre figli, per fare piena luce sui tragici fatti e per ottenere giustizia.

Come riferito nella denuncia querela della moglie, Straputicari il 30 gennaio si reca all’ospedale di Polistena in preda a forti dolori addominali e, dopo una notte passata al pronto soccorso e agli accertamenti di rito, gli diagnosticano una stenosi intestinale da diverticolite acuta con aderenze viscerali: lo ricoverano nel reparto di Chirurgia, il 5 febbraio lo sottopongono a un intervento chirurgico, durato sei ore, e gli applicano un sondino nasogastrico. E’ l’inizio di una via Crucis. All’operazione, infatti, seguono complicanze varie, i sanitari il giorno dopo devono apporgli altri punti perché la ferita non era stata chiusa bene, accusa singhiozzi continui che quasi lo soffocano e per i quali deve assumere altri farmaci. Nonostante tali problematiche, il 12 febbraio il paziente viene dimesso ma il 18 febbraio, persistendo i dolori addominali e il respiro affannoso, sua moglie lo riaccompagna al pronto soccorso del nosocomio di Polistena, dove però il medico che lo visita gli diagnostica semplice “aria di assestamento” dovuta al recente intervento e lo rimanda a casa.

La situazione però non migliora, anzi. L’indomani, 19 febbraio, la moglie chiama il medico di famiglia perché le condizioni di salute del marito sono sempre più precarie, tra algie addominali e addome gonfio, vomito, difficoltà ad urinare, respiro affannoso, pressione bassissima, tanto che il dottore paventa un infarto intestinale e consiglia l’immediato ricovero. Alle 19 dello stesso giorno il paziente viene quindi riaccompagnato al pronto soccorso di Polistena dalla consorte, sottoposto a una Tac e dopo cinque ore di attesa il medico chirurgo che lo prende in carico, R. N., conferma al paziente, ancora cosciente, e alla moglie che sarebbe effettivamente in corso un infarto intestinale Straputicari viene riportato d’urgenza in sala operatoria a mezzanotte ma qui emerge un’altra “verità” che lo stesso chirurgo riferirà ai congiunti del paziente in trepidante attesa; il problema non sarebbe legato ad un infarto intestinale ma a del materiale organico rimasto nello stomaco da almeno due settimane prima del precedente ricovero che aveva infettato tutte le viscere: il sessantunenne in realtà ha una gravissima setticemia in corso. Una situazione che, sempre a quanto riferito dal dottore, sarebbe stata da addebitare ad una mancata pulizia delle interiora in occasione del primo intervento del 5 febbraio.

Durante la seconda operazione lo stomaco del paziente viene ripulito e gli viene praticata una seconda stomia, dato che quella effettuata il 5 febbraio non aveva sortito gli effetti sperati in quanto la mancata pulizia avrebbe appunto provocato un’ostruzione e un’infezione, ma il chirurgo è costretto a sospendere l’intervento perché la pressione crolla. Straputicari alle 2.30 del 20 febbraio viene ricoverato in Rianimazione con la speranza che riprenda presto i parametri vitali per poterlo riportare in sala operatoria e ultimare l’operazione e le fasi di pulizia, ma sotto i ferri non ci tornerà mai: alle 8.50 gli è fatale un arresto cardiocircolatorio e ne viene dichiarato il decesso, per disfunzione multiorganica.

Sconvolti e non riuscendo a capacitarsi del tragico epilogo, i suoi congiunti hanno fatto subito richiesta della cartella clinica, che però non è stata loro ancora consegnata, e tuttavia dopo, travolti dal dolore, hanno pensato solo a dare una degna sepoltura al loro caro: l’ospedale, nonostante le circostanze tutt’altro che chiare del decesso, non ha ritenuto necessario alcun approfondimento e il 21 febbraio aveva già rilasciato la salma nella disponibilità dei parenti per il seppellimento. Dopo il funerale però i congiunti, tormentati ogni giorno di più dai dubbi e dalle perplessità sulle cure prestate al loro caro, hanno deciso di andare fino in fondo, si sono rivolti a Studio3A e il 29 febbraio la moglie ha presentato formale denuncia querela presso la stazione dei carabinieri di San Ferdinando chiedendo all’autorità giudiziaria di disporre gli opportuni accertamenti per stabilire le cause della morte ed eventuali responsabilità da parte dei sanitari che hanno avuto in cura il marito. Richiesta riscontrata dalla Procura di Palmi, con il dott. Scarpino che ha posto sotto sequestro ed esaminato tutte le cartelle cliniche e, ritenendo evidentemente degne di approfondimento le circostanze denunciate dai familiari della vittima, ha spiccato i primi, importanti provvedimenti.

Otto mesi e sospensione della patente per due anni per l’automobilista che ha causato il tamponamento costato la vita a Raffaele Degioannis

La condanna oggi in Tribunale a Cagliari: il giudice ha disposto anche una provvisionale per i familiari del 68enne cagliaritano, non ancora risarciti e costituitisi parte civile

All’esito dell’udienza tenutasi oggi, giovedì 14 marzo 2024, in Tribunale a Cagliari, avanti il giudice dott. Giorgio Altieri, è stata inflitta una condanna a otto mesi di reclusione, con la sospensione condizionale, ad Andrea Piras, 34 anni, di Dolianova (Sud Sardegna), l’automobilista accusato dalla Procura cagliaritana, e ora anche condannato, per aver provocato il fatale tamponamento a catena di cui è rimasto vittima il cagliaritano Raffaele Degioannis, 68 anni, la sera del 28 settembre 2021, nella stessa Dolianova, mentre percorreva via Cagliari in sella alla sua bici elettrica. All’imputato, di cui il Pubblico Ministero della Procura del capoluogo sardo, dott. Marco Cocco, titolare del relativo procedimento penale per omicidio stradale, aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio al termine delle indagini preliminari, e che ha potuto beneficiare dello sconto di pena previsto dal rito abbreviato scelto, è stata anche comminata la sanzione accessoria della sospensione della patente guida per due anni. E’ stato inoltre condannato a rifondere tutte le spese legali del processo e il giudice ha disposto una provvisionale a favore delle parti civili: i familiari della vittima, assistiti da Studio3A e dall’avv. Carlo Salvatore Usai, del foro di Cagliari, si sono infatti costituiti parte civile non essendo stati sin qui mai risarciti dall’assicurazione della vettura dell’imputato, Vittoria Assicurazioni.

Com’è stato ricostruito dalla perizia cinematica che il Sostituto Procuratore ha affidato all’ing. Silvia Falqui Cao, la causa preminente del sinistro di cui è rimasto vittima Degioannis è stata individuata nel mancato rispetto della distanza di sicurezza da parte dell’imputato, oltre che nell’eccessiva velocità tenuta. Piras, che percorreva via Cagliari, tratto della Provinciale 14, diretto da Dolianova verso la Statale 387, alla guida dei una Peugeot 108 in cui si trovavano a bordo anche la moglie e i due figli minori, marciando a una velocità stimata di 85 km/h, superiore al limite stabilito in quel punto di 70 km/h, non si è avveduto in tempo che l’automobilista che lo precedeva nella stessa direzione, anche lui di Dolianova, al volante di una Peugeot 308, aveva frenato alla vista della bicicletta elettrica E-Mootika di Degioannis, che procedeva a sua volta davanti a lui, per evitare qualsiasi rischio di contatto. L’imputato, essendo troppo vicino alla vettura che aveva davanti, ha frenato bruscamente e ha tentato di superarla per non urtarla, ma non c’è riuscito, colpendola sullo spigolo posteriore sinistro con lo spigolo anteriore destro della sua auto. E a causa del violento tamponamento subito, che ha distrutto e proiettato fuori strada anche i veicoli, la Peugeot 308 è stata a sua volta sospinta in avanti travolgendo con la fiancata la bici e il ciclista, che è anche finito sotto la macchina. Il resto, purtroppo, è tristemente noto. Estratto dai vigili del fuoco di Cagliari e condotto in ambulanza in condizioni disperate all’ospedale di Brotzu, Degioannis, che era conosciutissimo in città per aver gestito per tanti anni, prima di andare in pensione nel 2020, un’edicola, è deceduto dopo cinque giorni di agonia, il 3 ottobre, a causa dei gravissimi politraumi riportati, in particolare un trauma cranio-encefalico e toracico.

All’indomani della sua morte la Procura di Cagliari aveva aperto un fascicolo per il reato di omicidio stradale iscrivendo nel registro degli indagati Piras, mentre non sono state ravvivate responsabilità in capo all’altro automobilista, che pure ha materialmente investito il sessantottenne. I familiari della vittima, per essere assistiti, attraverso il responsabile della sede di Cagliari, dott. Michele Baldinu, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. Un’inchiesta culminata appunto con la richiesta di rinvio a giudizio formulata il 12 dicembre 2022 dal Pubblico Ministero a carico dell’indagato, a cui si imputava, per citare l’atto, di aver causato la morte di Degioannis “per colpa, consistita nella violazione degli articoli 140, 142 (eccesso di velocità, ndr) e 149 D (mancato rispetto della distanza di sicurezza, ndr) del Codice della Strada, e comunque per imprudenza e negligenza nella guida”. Un’accusa che oggi si è tradotta in una condanna, che non basterà in alcun modo a ripagare la perdita subita dai familiari della vittima, ma che dà almeno una parziale risposta alle loro istanze di giustizia in sede penale, nella speranza che a ciò segua anche il risarcimento dovuto.

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