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Approda anche su “Striscia la Notizia” la tragica vicenda del passaggio a livello “fai da te” delle Ferrovie del Sud Est di Francavilla Fontana, dove il 20 febbraio 2016 un 85enne del posto, Arcangelo Vacca, è stato travolto e ucciso da un treno mentre attraversava in auto la linea ferrata per rientrare a casa. Giovedì 8 dicembre il Tg di Antonio Ricci di Canale 5 dedicherà al caso un servizio realizzato dall’inviato Pinuccio, che è stato sul posto e ha intervistato il dott. Ermes Trovò, Presidente di Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui i familiari della vittima, tramite il consulente personale Sabino De Benedictis, si sono rivolti per far luce sull’inconcepibile incidente e per ottenere giustizia.

L’episodio all’epoca destò profonda eco, soprattutto per l’estrema pericolosità di quel passaggio a livello privato di via Domenico Carella, sulla linea 2 Martina Franca-Lecce che in quel tratto interseca una strada privata correndo tra le case. Un passaggio a livello che i residenti di quel quartiere devono attraversare per forza per entrare e uscire dalle loro proprietà, privo di barriere automatizzate e sicure, ma anche di segnali luminosi e acustici per avvisare dell’arrivo dei convogli, e il cui utilizzo avviene sulla base di una vecchia convenzione del 1983. A delimitarlo, solo due bassi cancelli, di quelli attraverso i quali si entra in una proprietà privata, uno da un lato e uno dall’altro, e con le chiavi dei lucchetti che li assicurano affidate agli abitanti, che devono arrangiarsi ad aprirli e chiuderli a mano per passare: il tutto su una ferrovia in funzione, con treni che non viaggiano più a passo d’uomo come i merci che passavano una volta sulla linea, ma a 80 chilometri all’ora.

La Procura di Brindisi ha aperto un procedimento per omicidio colposo con unico indagato – atto dovuto – il macchinista del treno della Lecce-Martina Franca che ha investito il pensionato, un 64enne di Bari. Il Pubblico Ministero titolare, Valeria Farina Valaori, però, ha già chiesto l’archiviazione. Sul fatto che il conducente del convoglio non abbia colpe sulla tragedia si può essere d’accordo, molto meno sul modo con cui il Pm liquida la vicenda, non ravvisando alcuna responsabilità in capo alle Ferrovie del Sud Est e concludendo, in buona sostanza, che quel passaggio a livello sarebbe a norma.

Conclusioni ben diverse da quelle a cui è giunto Studio 3A, anche in forza della perizia tecnica affidata ad hoc a un esperto, l’ingegner Roberto Lavopa, laddove la Procura non ha ritenuto di nominare, per ora, alcun consulente tecnico d’ufficio. La relazione del tecnico evidenzia infatti gravissime lacune nonché violazioni delle normative sulla sicurezza, al punto che Studio 3A ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione, sollecitando un accurato accertamento dello stato dei luoghi: la decisione del Gip, Paola Liaci, è attesa per l’udienza del prossimo 16 febbraio.

Ma ad ammettere la pericolosità di quel passaggio a livello privato sono le stesse Ferrovie del Sud Est che dopo la tragedia, anziché apportare i necessari interventi di messa in sicurezza, in data 24 ottobre hanno inviato ai residenti interessati dall’attraversamento una lettera con oggetto “provvedimenti urgenti di messa in sicurezza dell’esercizio ferroviario”. Nella comunicazione si fa obbligo, prima di aprire il passaggio a livello “convenzionato” e di attraversare i binari, di chiamare da un’utenza identificabile il numero di cellulare del regolatore della circolazione dei treni, di dichiarargli la proprie generalità, di indicare la progressiva chilometrica e la linea ferroviaria del passaggio a livello, di attendere la preventiva autorizzazione da parte dell’operatore delle FSE ad aprirlo, di attraversare nel più breve tempo possibile, di richiudere il passaggio a livello e di comunicare l’avventa chiusura all’operatore: insomma, anche “prigionieri” del passaggio a livello.

E’ appena il caso di evidenziare che eventuali danni a persone e cose derivanti dalla mancata osservanza di quanto previsto da questa procedura di sicurezza sono responsabilità dell’utente” conclude la lettera dell’azienda, che in questo modo intende dunque lavarsene le mani. Un’ulteriore assurdità in tutta questa tragedia insensata che non poteva non attirare l’attenzione di un “segugio” come Pinuccio.

Scritto da:

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Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Responsabilità della Pubblica Amministrazione

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