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L’effetto della campagna vaccinale si sta facendo sentire anche sugli infortuni sul lavoro da Covid-19, con particolare riferimento alla categoria professionale più esposta, quella degli operatori sanitari, che sono stati tra i primi ad essere vaccinati. E’ uno dei dati principali che si possono desumere dal nuovo report pubblicato dall’Inail il 21 maggio 2021 e che monitora la situazione al 30 aprile.

 

Da inizio pandemia oltre 170mila denunce

Dall’inizio della pandemia le denunce segnalate all’istituto risultano 171.804, circa un quarto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020, con un’incidenza del 4,3% rispetto al complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto Superiore della Sanità alla stessa data. Rispetto al monitoraggio del 31 marzo 2021 (165.528 denunce), i casi in più sono 6.276 (+3,8%), dei quali peraltro solo 2.199 effettivamente riferiti ad aprile, 1.642 a marzo, 501 a febbraio, 581 a gennaio, 499 a dicembre, 451 a novembre, 297 a ottobre e 106 agli altri mesi del 2020: il consolidamento dei dati permette di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni precedenti.

Dall’inizio dell’emergenza al 30 aprile 2021, le denunce si sono concentrate nei mesi di novembre (23,1%), marzo (16,6%), dicembre (14,8%), ottobre (14,4%), aprile (10,7%), maggio (2,2%) e settembre (1,1%) 2020, e nei mesi di gennaio (8,0%), marzo (3,0%), febbraio (2,8%) e aprile (1,3%) 2021, per un totale del 98%; il rimanente 2% riguarda gli altri mesi del 2020, febbraio e giugno (0,6% per ciascun mese), agosto (0,5%) e luglio (0,3%).

La dinamica per sesso, età, nazionalità e distribuzione territoriale

Il 69,0% dei contagi ha interessato le donne, il 31,0% gli uomini. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni ad eccezione della Calabria, della Sicilia e della Campania, con incidenze rispettivamente del 49,2%, 46,3% e del 44,4%.

L’età media dall’inizio dell’epidemia è di 46 anni per entrambi i sessi, l’età mediana (quella che ripartisce la platea – ordinata secondo l’età – in due gruppi ugualmente numerosi) è di 48 anni (47 quella riscontrata dall’ISS sui contagiati nazionali), e sui casi di aprile 2021, sia l’età media che mediana confermano i valori dell’intero periodo. Il dettaglio per classe di età mostra come il 42,4% del totale delle denunce riguardi quella 50-64 anni: seguono le fasce 35-49 anni (36,7%), under 35 (18,9%) e over 64 (2,0%).

Gli italiani sono l’86,2% (poco meno di sette su dieci sono donne), gli stranieri il 13,8% (otto su dieci sono donne): le nazionalità più colpite sono quella rumena (21,1% dei contagiati stranieri), la peruviana (12,9%), l’albanese (8,2%), la moldava (4,5%) e l’ecuadoregna (4,2%).

L’analisi territoriale, per luogo evento dell’infortunio, evidenzia una distribuzione delle denunce del 43,5% nel Nord-Ovest (prima regione la Lombardia con il 25,8%), del 24,5% nel Nord-Est (Veneto 10,6%), del 15,0% al Centro (Lazio 6,4%), del 12,4% al Sud (Campania 5,6%) e del 4,6% nelle Isole (Sicilia 3,0%). Le province con il maggior numero di contagi da inizio pandemia sono Milano (9,7%), Torino (7,1%), Roma (5,1%), Napoli (3,8%), Brescia (2,6%), Verona e Varese (2,5%), Genova (2,4%). Roma è la provincia che registra il maggior numero di contagi professionali accaduti nel solo mese di aprile 2021, seguita da Milano, Torino, Napoli, Firenze, Palermo, Genova e Venezia. Sono però le province di Matera, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Lecce, Ragusa, Caltanissetta, Agrigento, Brindisi e Firenze quelle che registrano i maggiori incrementi percentuali rispetto alla rilevazione di marzo.

I settori più colpiti

Delle 171.804 denunce di infortunio da Covid-19, quasi tutte riguardano la gestione assicurativa dell’Industria e servizi (97,2%), mentre il numero dei casi registrati nelle restanti gestioni, per Conto dello Stato (Amministrazioni centrali dello Stato, Scuole e Università statali), Agricoltura e Navigazione è di 4.762 unità: sono tuttavia oltre 2.500 i contagi professionali di insegnanti/professori e ricercatori di scuole di ogni ordine e grado e di università statali e private (riconducibili sia alla gestione dei Dipendenti del Conto dello Stato sia al settore Istruzione della gestione Industria e servizi).

Rispetto alle attività produttive coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili…) registra il 66,5% delle denunce, seguito dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con il 9,2, dal noleggio e servizi di supporto (servizi di vigilanza, di pulizia, call center…) con il 4,4%, dal trasporto e magazzinaggio con il 3,0%; dal settore manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, stampa, industria alimentare) con il 2,9%, dalle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione con il 2,5%, dal commercio all’ingrosso e al dettaglio con il 2,0%, dalle altre attività di servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere…) e dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (consulenti del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale), entrambe con l’1,9%.

 

Negli ultimi mesi in calo i contagi nella Sanità grazie alla campagna vaccinale

Da febbraio 2021 si è tuttavia delineata un’inversione di tendenza rispetto al trend osservato nelle prime fasi: se la sanità e assistenza sociale negli ultimi tre mesi scende sotto la soglia del 55% dei casi codificati, riposizionandosi sugli stessi livelli del periodo estivo, grazie all’efficacia delle vaccinazioni che hanno coinvolto prioritariamente il personale sanitario, altri settori produttivi registrano incidenze di contagi professionali in crescita, pur rilevando, rispetto alla seconda ondata di ottobre 2020-gennaio 2021, un calo in termini di valori assoluti, per quanto meno intenso rispetto alla sanità: si tratta in particolare dei trasporti, dei servizi di alloggio e ristorazione, del commercio e dei servizi di informazione e comunicazione, che raccolgono nell’insieme circa il 25% dei casi.

L’analisi per professione dell’infortunato evidenzia comunque sempre la categoria dei tecnici della salute come quella più coinvolta da contagi con il 38,0% delle denunce (in tre casi su quattro sono donne), l’82,7% delle quali relative a infermieri. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 18,7% (l’81,2% sono donne), i medici con l’8,7% (il 48,4% sono donne), gli operatori socio-assistenziali con il 7,1% (l’85,3% donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,8% (73,0% donne). Il restante personale coinvolto riguarda, tra le prime categorie professionali, impiegati amministrativi (4,4%, di cui il 67,9% donne), addetti ai servizi di pulizia (2,2%, il 78,6% donne), conduttori di veicoli (1,3%, con una preponderanza di contagi maschili pari al 92%) e direttori e dirigenti amministrativi e sanitari (0,9%, di cui il 46,7% donne). L’incremento in termini di incidenza osservato per alcune categorie nell’ultimo trimestre (come gli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali, passati dal 3,5% al 4,5%, al 4,3% e all’8,7%; o i professori della scuola primaria, passati dallo 0,03% allo 0,5%, allo 0,8% e al 2,7%), è dovuto alla consistente diminuzione – sia in valore assoluto che relativo – che ha caratterizzato le professioni della sanità.

 

Le denunce di infortunio con esito mortale: raggiunti i 600 decessi

Il monitoraggio alla data del 30 aprile 2021 rileva 600 denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale da Covid-19 pervenute all’Inail dall’inizio dell’epidemia, circa un terzo del totale dei decessi denunciati da gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,5% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’ISS alla stessa data. Il 32,2% sono lavoratori deceduti ad aprile 2020, il 22,3% a marzo 2020, il 12,3% a novembre, l’11,5% a dicembre, il 3,7% a maggio, l’1,3% ad ottobre, l’1,0% a luglio, lo 0,8% a giugno e lo 0,2% sia ad agosto che a settembre scorsi; a gennaio 2021 la quota è pari al 6,2%, a febbraio 2021 al 3,0%, a marzo 2021 al 3,5% e ad aprile 2021 all’1,8%. Rispetto al monitoraggio del 31 marzo 2021 (551 casi), i decessi sono 49 in più, di cui 11 avvenuti ad aprile, 10 a marzo, 4 a febbraio e 8 a gennaio del 2021, 6 a dicembre e 7 a novembre dello scorso anno e i restanti tre riconducibili ai mesi precedenti.

Il fenomeno per sesso, età, nazionalità e distribuzione territoriale

L’83,5% dei decessi ha interessato gli uomini, il 16,5% le donne l’età media dei deceduti è 59 anni (57 per le donne, 59 per gli uomini), l’età mediana è di 60 anni, 58 anni per le donne e 60 per gli uomini (82 anni quella calcolata dall’ISS per i deceduti nazionali.

Il dettaglio per classe di età mostra come il 72,0% del totale delle denunce riguardi quella 50-64 anni; seguono le fasce over 64 anni (19,2%), 35-49 anni (8,0%) e under 35 (0,8%) nella quale non si rilevano decessi femminili.

Gli italiani sono il 90,5% (oltre otto su dieci sono uomini), gli stranieri il 9,5% (sette su dieci sono uomini): le comunità più colpite sono la peruviana (con il 15,8% dei decessi occorsi agli stranieri), l’albanese (14,0%) e la rumena (10,5%).

L’analisi territoriale, per luogo evento dei decessi, evidenzia una distribuzione del 41,9% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 29,5%), del 23,8% al Sud (Campania 11,0%), del 16,8% nel Centro (Lazio 9,7%), del 12,0% nel Nord-Est (Emilia Romagna 6,8%) e del 5,5% nelle Isole (Sicilia 4,8%). La Provincia Autonoma di Bolzano è l’unica a non aver registrato casi mortali in tutto il periodo. Le province che contano più decessi da inizio pandemia sono Bergamo (8,0%), Milano (7,8%), Roma (7,3%), Napoli (6,7%), Brescia (4,7%), Torino (4,0%), Cremona (3,2%), Genova e Parma (2,7% ciascuna). Nel confronto con le denunce professionali da Covid-19 per ripartizione geografica, per i casi mortali si osserva una quota più elevata al Sud (23,8% contro 12,4% riscontrato nelle denunce totali) e un’incidenza inferiore nel Nord-Est (12,0% rispetto al 24,5% delle denunce totali).

I settori più colpiti

Dei 600 decessi da Covid-19, la stragrande maggioranza riguarda anche qui la gestione assicurativa dell’Industria e servizi (89,8%), mentre il numero dei casi registrati nelle restanti gestioni assicurative, per Conto dello Stato, Navigazione e Agricoltura è di 61 unità.

Rispetto alle attività produttive coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale registra il 26,0% dei decessi codificati, seguito dal trasporto e magazzinaggio (13,3%) e dalle attività del manifatturiero con l’11,5%, dall’amministrazione pubblica con il 9,7%, dal commercio all’ingrosso e al dettaglio con il 9,4%, dalle costruzioni con il 7,1%; dalle attività professionali, scientifiche e tecniche e dai servizi di alloggio e ristorazione con il 3,9% ciascuna, dalle attività inerenti il noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese con il 3,4%, dalle altre attività dei servizi con il 3,0%, dalle attività finanziarie e assicurative con il 2,8%.

L’analisi per professione dell’infortunato evidenzia come circa un terzo dei decessi riguardi personale sanitario e socio-assistenziale. Nel dettaglio, le categorie più colpite dai decessi sono quelle dei tecnici della salute con l’11,2% dei casi codificati (66,7% infermieri, il 37,9% donne,) e dei medici con il 6,3% (il 5,4% donne). Seguono gli operatori socio-sanitari con il 4,7% (il 53,6% sono donne), il personale non qualificato nei servizi sanitari con il 3,7%, gli operatori socio-assistenziali con il 2,7% (il 56,3% sono donne) e gli specialisti nelle scienze della vita (tossicologi e farmacologi) con il 2,0%.

Le restanti categorie professionali coinvolte riguardano gli impiegati amministrativi con il 10,7% (circa nove su dieci sono uomini), gli addetti all’autotrasporto con il 7,1% (tutti uomini), gli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia e gli addetti alle vendite con il 2,4% per entrambi, i direttori e dirigenti amministrativi e sanitari, gli specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie e gli operai specializzati nelle rifiniture e mantenimento delle strutture edili, tutti con il 2,0% ciascuno, gli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione e gli addetti alla pulizia di alberghi e ristoranti con l’1,9% per entrambi, gli artigiani meccanici con l’1,7%, gli addetti alle vendite, il personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci, gli artigiani ed operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni e i tecnici in campo ingegneristico, tutti con l’1,5% ciascuno, gli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta, gli artigiani ed operai specializzati delle lavorazioni alimentari e gli specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali, tutti con l’1,4% ciascuno.

Scritto da:

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Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Infortuni sul Lavoro

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