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L’odissea burocratica di una pubblica esercente di Calatafimi Segesta alla quale è andato a fuoco, totalmente distrutto, un chiosco in legno adibito a bar-ristorante

Da oltre due anni aspetta di essere risarcita degli ingenti danni subiti dall’incendio che ha devastato il suo chiosco, regolarmente assicurato: l’ammontare dell’indennizzo è già stato concordato con la compagnia assicurativa, il procedimento è archiviato da mesi, ma manca sempre il… fascicolo penale.

A lamentare l’ennesimo caso di lungaggini burocratiche una cinquantaquattrenne di Calatafimi Segesta (Tp), che gestiva con il marito nella sua città un chiosco per la somministrazione e vendita di cibi e bevande e tavola calda all’interno della villa comunale di piazza Nicolò Mazara, sulla scorta di una apposita convenzione con il Comune. A causa di una serie di problematiche, la titolare da qualche tempo era stata costretta a sospendere l’attività, ma proprio mentre si stava apprestando a riaprire, il primo luglio 2019, poco dopo mezzanotte, la struttura, tutta in legno, di circa cinquanta metri quadrati, ha preso fuoco. I vigili del fuoco di Trapani sono accorsi e hanno domato le fiamme, ma il chiosco è andato completamente distrutto, con tutto ciò che vi era all’interno, dagli arredi alle attrezzature: forno, cucina, frigo, banconi, eccetera. Un danno pesantissimo, di svariate decine di migliaia di euro.

Per fortuna i gestori avevano provveduto ad assicurare la struttura e il suo contenuto con un’apposita polizza per il rischio incendio. Quindi, attraverso il consulente legale Alessio Tarantino, per essere assistiti e risarciti si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini che, tra gli altri, offre un apposito servizio per quanti vengono colpiti da eventi simili, occupandosi delle operazioni di bonifica e risanamento, della verifica delle condizioni contrattuali di polizza, della puntuale stima dei danni e della loro quantificazione in contraddittorio con i periti della compagnia. Attività effettuate anche nello specifico, tanto che la somma da liquidare è stata concordata già da molto tempo e sarebbe fondamentale per gli assicurati per rimettersi in piedi.

Il fatto che è, da prassi, la Procura di Trapani ha aperto un procedimento penale, contro ignoti, anche perché, nell’immediatezza, nel loro rapporto i pompieri avevano sospettato fortemente la matrice dolosa del rogo, dal momento che la struttura, come detto chiusa da qualche tempo, era priva di fornitura elettrica e quindi il corto circuito era stato escluso in partenza. Le indagini a 360 gradi condotte dal Pubblico Ministero incaricato, la dott.ssa Francesca Urbani, tuttavia, non hanno prodotto risultanze significative per corroborare la tesi del dolo, e a maggior ragione per individuare gli eventuali responsabili: d’altra parte, i proprietari avevano escluso tassativamente di aver mai subito minacce o intimidazioni. Anzi, l’inchiesta alla fine ha ritenuto che la causa più verosimile fosse quella di un incendio accidentale, collegato alla presenza di alcuni senza tetto che ultimamente avevano trovato riparo nel chiosco, approfittando della sua chiusura: al suo interno erano stati rinvenuti in più occasioni materassi e, soprattutto, mozziconi di sigaretta.

Pertanto, con richiesta firmata il 14 gennaio 2020, il Sostituto procuratore ha chiesto l’archiviazione del procedimento. Sono passati mesi, un anno, e intanto l’iter risarcitorio è rimasto bloccato perché la compagnia non liquida il danno prima che sulla vicenda penale sia scritta la parola fine: “archiviato”. Non si contano le richieste di accesso agli atti in Procura e in Tribunale presentate da Studio3A per conoscere lo stato dell’arte, e finalmente, all’ennesima istanza, lo scorso giugno un funzionario giudiziario della Procura ha risposto certificando che il procedimento è stato definitivamente chiuso con decreto di archiviazione firmato dal Gip l’11 marzo 2021, cinque mesi fa. Ma ancora non basta, la compagnia chiede che le venga trasmesso il fascicolo penale completo con il decreto originale e il timore è che per acquisirlo passino invano altri mesi.

Caso seguito da:

Alessio Tarantino

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