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Francesco Munarin, 80 anni di Robegano, ha patteggiato la pena giovedì in Tribunale a Venezia: il terribile frontale era accaduto nella stessa frazione di Salzano a luglio 2020

Giovedì 23 febbraio 2023, in tribunale a Venezia, avanti il giudice dott. Antonio Liguori, ha patteggiato la pena di un anno di reclusione, commutata con il lavoro di pubblica utilità, Francesco Munarin, oggi ottant’anni, di Robegano di Salzano (Ve), accusato e ora anche condannato per i reati di omicidio stradale e lesioni personali stradali gravissime quale unico responsabile del tragico frontale accaduto nella stessa Robegano l’8 luglio 2020 e in seguito al quale ha perso la vita l’incolpevole Zita Rampado, 77 anni, ed è rimasta gravemente ferita l’amica Annamaria Costantini, pure lei oggi ottantenne, entrambe del posto anche loro. All’imputato è stata altresì inflitta la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida, sempre per un anno.

Munarin, iscritto da subito nel registro degli indagati dal Pubblico Ministero titolare del relativo procedimento penale, la dott.ssa Daniela Moroni, quella mattina stava procedendo lungo via XXV Aprile, tratto della Provinciale 38 Mestrina, verso Robegano, alla guida di una Mercedes E200, a una velocità stimata di 78 chilometri all’ora, quando, giunto all’altezza di un’ampia curva a destra in prossimità del civico 119, “perdeva il controllo del veicolo e invadeva la corsia di marcia a sinistra, in violazione degli articoli 141 e 143 del Codice della Strada (che impongono al conducente, rispettivamente, di conservare il controllo del proprio veicolo e di circolare sulla parte destra della carreggiata)” ha scritto il Sostituto procuratore nella sua richiesta di rinvio a giudizio “spiccata” al termine delle indagini preliminari.

Purtroppo, proprio in quel mentre, nella corsia opposta, in direzione Maerne, sopraggiungeva la Smart Fortwo condotta da Annamaria Costantini e nella quale era trasportata, sul sedile del passeggero anteriore, Zita Rampado: a causa del terribile impatto tra le parti frontali sinistre dei due mezzi, la piccola utilitaria, dopo una rototraslazione antioraria, è finita all’interno del fossato a bordo strada, con conseguenze drammatiche. Le due anziane sono state estratte a fatica dalle lamiere contorte della loro auto dai vigili del fuoco di Mestre, ma per la signora Rampado non c’è stato nulla da fare, troppo gravi i politraumi subiti: è spirata poco dopo il suo arrivo, in condizioni disperate, all’ospedale dell’Angelo, dov’era stata subito trasportata dai sanitari del Suem. La conducente invece si è miracolosamente salvata, ma anche la sua vita è rimasta per giorni appesa ad un filo e ha riportato lesioni molto serie. Pressoché illeso, invece, l’imputato.

Il magistrato ha anche disposto una consulenza tecnica cinematica per accertare la dinamica, le cause e le responsabilità del sinistro e il perito incaricato, l’ing. Mario Piacenti, ha concluso che l’unica causa del sinistro, per citare la perizia, “è individuata nel comportamento di Munarin che, per cause non individuabili, perdeva il controllo del proprio veicolo finendo per invadere l’opposta corsia di marcia”, aggiungendo anche che “non sono invece emersi elementi di censura per quanto riguarda la condotta della signora Costantini, che stava procedendo a una velocità di 62 chilometri all’ora, ampiamente entro i limiti, e che al momento dell’insorgenza della turbativa, rappresentata dalla Mercedes in invasione di corsia, non aveva tempi e spazi adeguati per porre in atto un’efficace manovra di emergenza”. Alle operazioni peritali ha partecipato anche l’ing. Enrico Dinon messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui, attraverso l’area manager Veneto Riccardo Vizzi, si sono rivolti i familiari della vittima per essere assistiti, unitamente all’avv. Andrea Piccoli del foro di Treviso.

La richiesta di rinvio a giudizio è stata riscontrata dal Gip con la fissazione dell’udienza preliminare e si è quindi arrivati alla condanna. I congiunti di Zita Rampado sono già stati da tempo integralmente risarciti attraverso Studio3A e non si sono quindi potuti costituire parte civile nel processo, ma si aspettavano comunque un po’ di giustizia per la loro cara e una risposta anche dalla giustizia penale, per quanto parziale, è arrivata.

Caso seguito da:

Dott. Riccardo Vizzi

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