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Per fortuna, i livelli dell’anno “nero” 2020 sono lontani, ma anche nel 2021 la pandemia ha colpito duro nei luoghi di lavoro.

Il 25 novembre 2021, proprio in giorni in cui si sta verificando una generale, preoccupante ripresa dei contagi, l’Inail ha diffuso il ventunesimo report sulle infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto, relativo al mese di ottobre 2021, con un conseguente bilancio anche sull’andamento dei primi dieci mesi dell’anno.

 

I contagi sul lavoro hanno superato quota 183mila, a ottobre 2021 i casi denunciati sono 1.511

I dati ufficiali dicono che alla data del 31 ottobre 2021 le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 segnalate all’Inail dall’inizio dell’epidemia hanno raggiunto quota 183.147, oltre un sesto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e un’incidenza del 3,8% rispetto al complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto Superiore della Sanità alla stessa data.

Rispetto al monitoraggio del 30 settembre 2021 (181.636 denunce) i casi in più sono 1.511 (+0,8%), di cui 619 riferiti a ottobre, 254 a settembre e 117 ad agosto scorsi; gli altri 521 casi sono per il 63,5% riferiti agli altri mesi del 2021 e il restante 36,5% all’anno 2020: il consolidamento dei dati permette infatti di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni e nei mesi precedenti.

Rispetto ai primi dieci mesi del 2020, i casi di contagio denunciati da gennaio a ottobre di quest’anno, benché non consolidati, sono in calo del 57,2%; l’anno 2020, con 148.216 infezioni denunciate, raccoglie l’80,9% di tutti i casi di contagio pervenuti fino al 31 ottobre di quest’anno, con novembre (40.536 denunce) il mese col maggior numero di eventi, seguito da marzo con 28.671 casi.

Il 2021, con 34.931 contagi denunciati in dieci mesi, pesa al momento per il 19,1% sul totale degli infortuni da Covid-19 pervenuti da inizio pandemia. Da febbraio di quest’anno il fenomeno è in significativa discesa e i 237 casi di giugno, ancorché provvisori, rappresentano il minor numero di contagi mensili registrati dall’anno scorso, sensibilmente inferiore anche al precedente minimo osservato a luglio del 2020 (con poco più di 500 casi), a parte i 22 casi di gennaio 2020. In generale, se nel 2020 l’incidenza media delle denunce da Covid-19 sul totale di tutti gli infortuni denunciati è stata di una denuncia ogni quattro, nei primi dieci mesi del 2021 si è scesi a una su tredici.

Purtroppo, da inizio pandemia al 31 ottobre 2021, 782 di queste denunce di infortunio hanno avuto esito mortale e rappresentano oltre un quarto del totale decessi denunciati all’Istituto da gennaio 2020 e una incidenza dello 0,6% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’ISS alla stessa data.

Rispetto al monitoraggio del 30 settembre 2021 (762 casi), i decessi sono 20 in più, di cui però solo uno avvenuto ad ottobre; i restanti 19 casi sono riconducibili ai mesi precedenti, di questi 13 sono relativi a decessi avvenuti nel 2021 e 6 nel 2020. Rispetto ai primi dieci mesi del 2020, i casi mortali denunciati tra gennaio e ottobre di quest’anno – benché non consolidati – sono in calo del 42,2%. Il 2020, con 559 decessi da Covid-19, raccoglie il 71,5% di tutti i casi mortali da contagio pervenuti fino al 31 ottobre di quest’anno, con aprile (195 deceduti) il mese col maggior numero di eventi, seguito da marzo con 140 casi. Il 2021, con 223 decessi da Covid-19 nei primi dieci mesi, pesa al momento per il 28,5% sul totale dei casi mortali da contagio pervenuti da inizio pandemia, con aprile il mese col maggior numero di eventi (51 casi);

 

L’analisi territoriale: due denunce su tre al Nord, ma è Napoli la maglia nera per i decessi

L’analisi territoriale evidenzia una distribuzione delle denunce del 42,3% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 25,1%), del 24,6% nel Nord-Est (Veneto 10,5%), del 15,3% al Centro (Lazio 6,7%), del 12,9% al Sud (Campania 5,9%) e del 4,9% nelle Isole (Sicilia 3,3%). Le province con il maggior numero di contagi da inizio pandemia sono quelle di Milano (9,6%), Torino (6,9%), Roma (5,3%), Napoli (4,0%), Brescia e Varese (2,5% ciascuna), Verona e Genova (2,4% ciascuna), e Bologna (2,3%). Milano è anche la provincia che registra il maggior numero di contagi professionali accaduti nel solo mese di ottobre, seguita da Roma, Torino, Napoli, Ravenna, Foggia, Ancona, Firenze, Bergamo e Catania. Le province che registrano i maggiori incrementi percentuali rispetto alla rilevazione di settembre – non per contagi avvenuti nel mese di ottobre ma per il consolidamento dei dati in mesi precedenti – sono però quelle di Siracusa, Taranto, Trapani, Vibo Valentia, Matera, Caltanissetta, Pistoia e Reggio Calabria.

Prendendo in considerazione solo i decessi, la quota del Nord-Ovest sul totale scende al 36,3% (prima la Lombardia con il 24,8%), mentre il Sud, con il 26,1% dei casi mortali denunciati, contro il 12,9% riscontrato sul complesso dei contagi, precede il Centro (18,0%), il Nord-Est (12,8% rispetto al 24,6% delle denunce totali) e le Isole (6,8%). Le province con più decessi da inizio della pandemia sono Napoli (con l’8,1%), Roma (7,7%), Milano (6,6%), Bergamo (6,4%), Brescia e Torino (4,0% ciascuna), Cremona (2,4%), Genova (2,3%), Bari, Caserta e Palermo (2,2% ciascuna), e Parma (2,0%).

 

I lavoratori più colpiti

La maggioranza dei casi mortali riguarda gli uomini (83,2%) e i lavoratori nelle fasce di età 50-64 anni (71,8%), over 64 anni (18,5%) e 35-49 anni (9,1%), mentre tra gli under 35 si registra solo lo 0,6% dei morti e nessuna lavoratrice. Allargando l’analisi a tutti i contagi sul lavoro da Covid-19, il rapporto tra i generi si inverte. La quota femminile sul totale delle denunce, infatti, è pari al 68,3%. Il numero delle lavoratrici contagiate supera quello dei lavoratori in tutte le regioni, a eccezione della Calabria, della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne sul complesso delle infezioni di origine professionale è, rispettivamente, del 48,8%, del 45,8% e del 44,2%.

L’età media dall’inizio dell’epidemia è di 46 anni per i contagiati di entrambi i sessi e 59 per i deceduti (57 per le donne, 59 per gli uomini). Il 42,5% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni. Seguono le fasce 35-49 anni (36,6%), under 35 anni (18,9%) e over 64 anni (2,0%). L’86,5% delle denunce riguarda lavoratori italiani. Il restante 13,5% sono stranieri, concentrati soprattutto tra i lavoratori rumeni (pari al 21,0% dei contagiati stranieri), peruviani (12,6%), albanesi (8,1%), moldavi (4,6%), ecuadoriani (4,1%) e svizzeri (3,9%). Più di nove morti su 10 sono italiani (90,7%), mentre la comunità straniera con più decessi denunciati è quella peruviana (con il 16,4% dei casi mortali dei lavoratori stranieri), seguita da quelle albanese (12,3%) e rumena (8,2%).

I settori e le professioni più esposte: la sanità sempre al primo posto

La stragrande maggioranza dei contagi e dei decessi (rispettivamente 96,9% e 88,1%) riguarda l’Industria e servizi, con i restanti casi distribuiti nelle gestioni assicurative per Conto dello Stato (amministrazioni centrali dello Stato, scuole e università statali), Agricoltura e Navigazione. Sono poco più di tremila, in particolare, le infezioni di origine professionale di insegnanti, professori e ricercatori di scuole di ogni ordine e grado e di università statali e private, riconducibili sia alla gestione dei dipendenti del Conto dello Stato sia al settore Istruzione della gestione Industria e servizi.

Il settore della sanità e assistenza sociale – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – è sempre al primo posto tra le attività produttive con il 65,0% delle denunce e il 22,4% dei casi mortali codificati, seguito dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali), con il 9,1% dei contagi e il 10,4% dei casi mortali. Gli altri settori più colpiti sono il noleggio e servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), il trasporto e magazzinaggio, secondo per numero di decessi con il 12,9% del totale, il manifatturiero (tra le prime categorie coinvolte gli addetti alla lavorazione di prodotti alimentari, alla stampa, alla lavorazione di prodotti farmaceutici, di metalli, di macchinari e di pelli), che con l’11,8% figura al terzo posto per casi mortali denunciati, le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, il commercio all’ingrosso e al dettaglio, le altre attività di servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere…), e le attività professionali, scientifiche e tecniche (consulenti del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale).

Rispetto al 2020, però, nei primi 10 mesi del 2021 si riscontrano alcune differenze nell’evoluzione dei contagi in vari settori produttivi. La sanità e assistenza sociale ha mostrato, in termini assoluti, un numero di infezioni da Covid-19 di origine professionale in costante discesa, registrando nel mese di giugno il suo livello più basso, con una sessantina di casi (erano 400 a giugno 2020), per poi risalire lievemente nei due mesi successivi e rallentare di nuovo a settembre e ottobre. A partire dal febbraio 2021 il settore ha avuto riduzioni in termini di incidenza, che però nell’ultimo quadrimestre mostrano segnali di ripresa, in particolare nel mese di ottobre. Altri comparti produttivi, come il trasporto e magazzinaggio e il commercio, nello stesso periodo hanno invece registrato incidenze di contagi professionali in crescita rispetto allo scorso anno.

L’analisi per professione dell’infortunato evidenzia come un quarto dei decessi (25,7%) riguardi il personale sanitario e socio-assistenziale. La categoria dei tecnici della salute, in particolare, è quella più coinvolta dai contagi, con il 37,4% delle denunce complessive, l’82,6% delle quali relative a infermieri, e il 9,6% dei casi mortali codificati (il 66,7% infermieri). Seguono gli operatori socio-sanitari con il 18,1% delle denunce (e il 3,7% dei decessi), i medici con l’8,5% (e il 5,0% dei decessi), gli operatori socio-assistenziali con il 6,9% (e il 2,6% dei decessi) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,7% (e il 3,3% dei decessi). Il restante personale coinvolto riguarda, tra le prime categorie professionali, gli impiegati amministrativi, con il 4,6% delle denunce e il 10,0% dei casi mortali, gli addetti ai servizi di pulizia, con il 2,3% sia per i contagiati in complesso che per i deceduti, i conduttori di veicoli, con solo l’1,3% dei contagi ma ben il 7,8% dei decessi, gli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta, e gli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia.

Anche rispetto alla professione dell’infortunato si osserva in generale un calo significativo delle denunce a partire dal febbraio 2021, con incidenze in riduzione per alcune categorie, tra le quali le professioni sanitarie, che però, come detto, nell’ultimo quadrimestre mostrano segnali di ripresa. Altre professioni, come per esempio gli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali, gli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta, gli insegnanti di scuola primaria o gli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro, con il ritorno alle attività hanno visto invece aumentare l’incidenza dei casi di contagio rispetto allo scorso anno, con l’esclusione del mese di ottobre in cui si registra un calo.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Infortuni sul Lavoro

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