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La malasanità rappresenta una delle esperienze più difficili che una persona o una famiglia possano affrontare. Non si tratta solo di un danno fisico o psicologico: dietro ogni errore medico si nascondono spesso storie di sofferenza, perdita di fiducia nelle istituzioni sanitarie e necessità di giustizia. In Italia, il fenomeno è regolato da una normativa complessa, che riconosce al paziente il diritto a un risarcimento, purché siano rispettati determinati passaggi.

Vediamo quindi cosa fare se si sospetta un caso di malasanità, con esempi concreti, riferimenti giurisprudenziali e un vademecum pratico per agire correttamente.

Errori medici e malasanità: esempi concreti

Per capire meglio di cosa parliamo, può essere utile considerare alcuni casi tipici:

  • Interventi chirurgici eseguiti in modo errato, ad esempio una lesione di un organo durante un’operazione che non era stata correttamente pianificata.
  • Mancata o tardiva diagnosi, come nel caso di un tumore non individuato nonostante sintomi e accertamenti che avrebbero dovuto condurre a un approfondimento.
  • Somministrazione di farmaci sbagliati o in dosi non corrette, con conseguenze gravi per il paziente.
  • Errori in sala parto, che possono provocare disabilità permanenti al neonato o danni gravi alla madre.

Questi episodi, purtroppo, non sono rari e trovano riscontro anche nelle aule giudiziarie.

 

Sentenze significative in tema di malasanità

La giurisprudenza italiana ha più volte ribadito la responsabilità delle strutture sanitarie e dei medici in caso di errori:

  • La Corte di Cassazione, Sez. III civile, sentenza n. 28994/2019, ha stabilito che il paziente ha diritto al risarcimento anche per la sola perdita di chance di guarigione, qualora il ritardo diagnostico abbia ridotto le possibilità di trattamento.
  • Con la sentenza n. 8826/2007, la Cassazione ha chiarito che l’onere della prova grava sulla struttura sanitaria, la quale deve dimostrare di aver agito secondo le linee guida e le buone pratiche mediche.
  • Ancora, la Cassazione civile, n. 7248/2020, ha ribadito che il danno da malasanità comprende non solo le conseguenze fisiche, ma anche quelle psicologiche e morali, ampliando quindi le voci di risarcimento riconosciute.

Questi precedenti giurisprudenziali mostrano come la legge tenda a tutelare il paziente, ma confermano al tempo stesso l’importanza di una corretta impostazione del caso sin dall’inizio.

 

Vademecum pratico: cosa fare subito e cosa fare dopo

Chi sospetta di aver subito un caso di malasanità spesso si trova in uno stato di confusione e non sa da dove cominciare. Ecco un vademecum pratico che distingue le azioni immediate da quelle successive.

Nell’immediato

  1. Richiedere subito la cartella clinica: è il documento fondamentale che permette di ricostruire ogni fase della cura. La richiesta va fatta per iscritto alla struttura sanitaria.
  2. Annotare fatti e circostanze: date, nomi dei medici, sintomi comparsi, spiegazioni ricevute. Queste informazioni possono sembrare secondarie ma, nel tempo, diventano preziose.
  3. Evitare scontri diretti con il personale sanitario: reazioni impulsive rischiano di compromettere la relazione con la struttura e non portano alcun vantaggio sul piano legale.
  4. Conservare ogni documento correlato: prescrizioni, referti di esami, ricevute di spese mediche, certificati di malattia.

Successivamente

  1. Consultare un medico legale per ottenere una valutazione tecnica indipendente sul caso.
  2. Rivolgersi a un avvocato specializzato che sappia impostare correttamente la richiesta di risarcimento per malasanità.
  3. Avviare un tentativo di mediazione obbligatoria: passaggio previsto dalla legge, che può portare a un accordo senza andare in giudizio.
  4. Valutare l’azione civile: se la mediazione non ha successo, si procede con una causa in tribunale, sostenuta da una perizia medico-legale accurata.

Seguire con ordine questi passaggi permette di non perdere tempo prezioso e di costruire un percorso probatorio solido.

 

Tempistiche e prescrizione: non farsi cogliere impreparati

Uno degli errori più frequenti è sottovalutare i termini di prescrizione. Ricordiamo che la responsabilità contrattuale della struttura sanitaria si prescrive in dieci anni, mentre quella del singolo medico in cinque. Tuttavia, la giurisprudenza ha chiarito che il termine decorre dal momento in cui il paziente diventa consapevole del danno e del suo legame con la condotta sanitaria, e non semplicemente dalla data dell’intervento o della diagnosi errata.

Agire tempestivamente significa evitare di trovarsi con un diritto ormai prescritto e, quindi, non più esercitabile.

 

Perché il risarcimento è importante

Il risarcimento non è solo un risvolto economico. Serve a garantire alla vittima e ai familiari le risorse necessarie per affrontare nuove cure, riabilitazioni, eventuali assistenze a vita o la perdita di capacità lavorativa. Nei casi più gravi, come il decesso del paziente, rappresenta un riconoscimento tangibile del dolore e della perdita subita dai congiunti.

Un giusto risarcimento contribuisce a ridare dignità a chi ha subito un torto e rafforza il principio fondamentale secondo cui la salute è un diritto inviolabile.

Sospettare un caso di malasanità non significa automaticamente avere la certezza di un errore medico, ma impone al paziente di attivarsi subito. Acquisire la cartella clinica, raccogliere le prove, consultare professionisti qualificati e rispettare le tempistiche sono i pilastri su cui costruire una richiesta di risarcimento solida.

La strada può essere complessa, ma la giurisprudenza italiana dimostra che chi si muove con competenza e determinazione può ottenere giustizia. Lo Studio 3A, grazie alla propria esperienza nel campo della responsabilità sanitaria, offre un supporto concreto e qualificato a chi si trova ad affrontare situazioni tanto delicate.

Se hai dubbi su un possibile caso di malasanità, contatta il nostro team di esperti: la prima valutazione è gratuita e ti aiuterà a capire come muoverti.

 

FAQ

Quanto tempo ho per fare causa per malasanità?
In Italia i termini di prescrizione sono diversi: la responsabilità contrattuale della struttura sanitaria si prescrive in dieci anni, mentre quella del singolo medico in cinque anni. I termini decorrono dal momento in cui il paziente prende consapevolezza del danno e della sua origine. È sempre consigliabile agire il prima possibile per non rischiare di perdere il diritto al risarcimento.

Chi paga in caso di malasanità?
Il risarcimento è a carico della struttura sanitaria (pubblica o privata) o del medico responsabile, entrambi coperti da polizze assicurative. In concreto, quindi, l’onere economico ricade quasi sempre sulle compagnie assicurative, che intervengono per risarcire il paziente o i suoi familiari.

Quali danni si possono ottenere in risarcimento?
Il risarcimento può coprire il danno biologico, cioè la compromissione della salute fisica e psichica, il danno morale e quello esistenziale, oltre al danno patrimoniale, che comprende le spese mediche, riabilitative, assistenziali e l’eventuale perdita di reddito. Nei casi più gravi, come la morte del paziente, i familiari possono ottenere un risarcimento per la perdita del rapporto parentale.

È obbligatoria la mediazione in caso di malasanità?
Sì. Prima di avviare una causa civile è necessario tentare una procedura di mediazione. Questo passaggio è obbligatorio per legge e può consentire di trovare un accordo extragiudiziale in tempi più rapidi, evitando le lungaggini processuali.

Come posso provare che c’è stato un errore medico?
La prova si basa principalmente sulla cartella clinica e sugli altri documenti sanitari, analizzati da un medico legale. Sarà quest’ultimo a verificare se ci sia stato un comportamento negligente o contrario alle linee guida e se esista un nesso causale diretto tra l’errore e il danno subito.

Quanto dura una causa per malasanità?
I tempi possono variare molto. Una mediazione può concludersi in pochi mesi, mentre un processo civile può durare da due a cinque anni, a seconda della complessità del caso e del carico dei tribunali. Per questo motivo, spesso si cerca di privilegiare una soluzione extragiudiziale.

Cosa fare subito se sospetto un errore medico?
Nell’immediato è fondamentale richiedere la cartella clinica, annotare ogni dettaglio utile e conservare tutta la documentazione sanitaria. Successivamente bisogna rivolgersi a un medico legale e a un avvocato specializzato, che possano guidare il paziente nella valutazione del caso e nella richiesta di risarcimento.

Scritto da:

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Emanuele Musollini

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Categoria:

Malasanità

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