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Sentenza pronunciata nei giorni scorsi in Tribunale a Venezia, il tragico investimento è accaduto 10 settembre 2021 a Dese, dove risiedevano sia la vittima, sia l’imputato

All’esito dell’udienza tenutasi nei giorni scorsi in Tribunale a Venezia, il giudice dott.ssa Maria Rosa Barbieri ha ritenuto colpevole e ha condannato alla pena di due anni e quattro mesi di reclusione per omicidio stradale M. C., 36 anni, di Dese (Ve), l’automobilista che il 10 settembre 2021, con una scriteriata manovra in retromarcia, ha investito in via Altinia su un attraversamento pedonale e ucciso l’incolpevole Luigina De Biasi, 64 anni, anche lei del posto: l’imputato ha potuto beneficiare della riduzione di pena prevista dal rito abbreviato scelto. All’oggi trentaseienne, condannato anche al pagamento delle spese processuali, è stata comminata pure la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida per un anno.

A M. C. è stata contestata l’esclusiva responsabilità del sinistro, e in special modo la colpa di “non aver dato la dovuta precedenza al pedone in procinto di attraversare la corsia nella quale egli si stava immettendo in retromarcia con la sua Mitsubishi Outlander, per fare successivo ingresso all’interno del parcheggio della sua abitazione, in violazione degli artt. 154 comma 1 e 191 comma 1 del Codice della Strada, provocando la caduta e il conseguente decesso della signora De Biasi” per citare la richiesta di rinvio a giudizio formulata nel suoi confronti, a conclusione delle indagini preliminari, dal Pubblico Ministero della Procura lagunare titolare del relativo procedimento penale, il dott. Andrea Petroni.

La dinamica dei tragici fatti è stata ricostruita dall’ingegner Maurizio De Valentini, il consulente tecnico cui il Pm ha affidato l’incarico di redigere la perizia cinematica: alle operazioni peritali ha partecipato, come consulente tecnico di parte, anche l’ingegner Pierluigi Zamuner messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui, attraverso il responsabile della sede di Treviso, Diego Tiso, si sono rivolti tutti i congiunti della donna, che ha lasciato due figlie, tre amatissimi nipoti, il papà quasi centenario e quattro tra fratelli e sorelle.

Originaria di Casale sul Sile (Tv), dove risiedono tuttora l’anziano padre e alcuni fratelli, Luigina De Biasi, che abitava da sola in via delle Cicogne a due passi dal luogo del sinistro – era rimasta vedova da 14 anni -, come ogni sera era uscita di casa per gettare la spazzatura nei cassonetti dell’isola ecologica posizionata in via Altinia, compiendo peraltro un percorso sulla carta sicuro: non doveva neppure attraversarla, via Altinia, ma, uscita dalla “sua” laterale, ha girato a destra, e si è incamminata lungo il percorso per le bici e i pedoni che costeggia la strada principale. Ma qui è successo l’imprevedibile e irreparabile.

M. C., che percorreva via Altinia verso Favaro Veneto, ha svoltato a destra in una stradina cieca con il suo Suv e poi, in retro, ha attraversato pressoché perpendicolarmente la stessa via Altinia, da destra verso sinistra, per imboccare l’opposta stradina cieca dove si trova la sua abitazione, come faceva abitualmente per avere già pronta l’auto per uscire diritto. Ma, prosegue il Pm nel suo atto, “pur in presenza di segnaletica orizzontale di attraversamento pedonale nella quale la signora De Biasi si trovava al momento del proprio attraversamento della strada, M. C. s’immetteva sulla strada cieca mentre il pedone stava attraversando, senza accorgersi della sua presenza in regione della manovra effettuata in retromarcia e con visibilità ridotta, sia per la conformazione della via che per l’ora alla quale il sinistro si verificava”, erano le otto di sera: il consulente del Pm, a meno di pensare ad altri “fattori”, ha ipotizzato che l’attenzione del conducente fosse “probabilmente tutta concentrata sullo stretto imbocco della stradina, delimitato da muretti con recinzioni e siepi”, in quanto, continua, “pur essendo buio, il pedone era certamente visibile perché l’imbocco della stradina e le immediate vicinanze erano illuminate da un vicino lampione collocato su quel lato della strada”. Sta di fatto che, complice la sciagurata manovra, il conducente del Suv, aggiunge il Ctu, “non ha visto il pedone che, sulla pista ciclopedonale lato Marcon, stava attraversando la stradina servendosi dell’apposito attraversamento pedonale e l’auto in retromarcia l’ha investita” causandone la rovinosa caduta in seguito alla quale la signora De Biasi ha battuto violentemente il capo, riportando un devastante trauma cranico: è stata subito trasportata in ambulanza, in condizioni disperate, all’ospedale dell’Angelo, ma dopo tre giorni di agonia il 13 settembre è spirata a causa di un edema cerebrale diffuso.

Per i suoi cari resta almeno la consolazione della conferma da parte dell’inchiesta che la signora De Biasi non ha avuto responsabilità alcuna nel sinistro: “Il pedone – ha concluso l’ing. De Valentini nella sua consulenza tecnica – stava attraversando la stradina servendosi dell’apposito attraversamento pedonale illuminato. Non ci sono elementi concreti per criticare la sua condotta”. I familiari di Luigina De Biasi, attraverso Studio3A, sono già stati integralmente risarciti dalla compagnia di assicurazione del veicolo investitore, ma confidavano in una risposta anche in sede penale e adesso almeno un po’ di giustizia l’hanno ottenuta.

Caso seguito da:

Diego Tiso

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Categoria:

Incidenti da Circolazione Stradale

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