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L’imputato, di Capurso come la vittima, rinviato a giudizio dal Gup di Bari, dovrà rispondere anche di fuga, omissione di soccorso, simulazione di reato e calunnia verso i carabinieri, ma il dibattimento si aprirà solo a fine 2026: per i familiari della vittima un’attesa eterna

Non ha solo investito e ucciso un anziano che stava tranquillamente andando per la sua strada in bicicletta, fuggendo e abbandonandolo al suo tragico destino: per farla franca ha falsamente denunciato, più di cinque mesi dopo, il furto dell’auto di sua proprietà con cui ha tamponato il ciclista, ha persino calunniato i carabinieri e ha tentato di crearsi un alibi per il giorno e l’ora in cui è accaduto il misfatto. Ma adesso l’autore di questa sfilza di reati dovrà risponderne davanti alla giustizia e ai familiari della vittima, assistiti da Studio3A, anche se l’attesa sarà lunghissima: più di un anno e mezzo.

All’esito dell’udienza preliminare tenutasi il 22 aprile 2025 in Tribunale a Bari, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero della Procura barese, dott.ssa Angela Maria Morea, titolare del procedimento penale per il terribile sinistro costato la vita al settantasettenne di Capurso (Bari) Giovanni De Benedictis (in foto), il 26 maggio 2023, nella stessa città, lungo la Provinciale 240, il Gup dott.ssa Valeria Isabella Valenzi ha rinviato a giudizio Antonio Busco, 44 anni, pure lui di Capurso, con la pesante accusa di omicidio stradale pluriaggravato. L’imputato, che non ha chiesto riti alternativi decidendo di affrontare il processo, dovrà comparire per la prima udienza del dibattimento, avanti la prima sezione penale del Tribunale di Bari in composizione monocratica, giudice dott.ssa Carlotta D’Alessandro, il prossimo, lontanissimo 7 dicembre 2026, a conferma di come i tempi della giustizia in Italia, purtroppo, siano eterni.

Com’è tristemente noto De Benedictis, imbianchino in pensione, grande appassionato di ciclismo e cicloamatore e che, nonostante l’età, era in perfetta forma, quel “maledetto” mattino, alle 9, si stava appunto allenando in sella alla sua bici da corsa Bottecchia, come faceva quasi ogni giorno, stava percorrendo la Sp 240 Rutigliano-Conversano in direzione Conversano e procedeva rigorosamente a bordo strada, quando, all’altezza del km 15 (in foto, il luogo del sinistro), è stato inopinatamente tamponato, e con inaudita violenza, da un’auto pirata, che sarebbe risultata poi una Mercedes Classe B di colore grigio, e che lo ha scagliato a oltre venti metri di distanza dal punto d’urto: una serie di impatti tremendi, con la macchina e nella ricaduta al suolo, che hanno procurato all’anziano politraumi pesantissimi che non gli hanno lasciato scampo. Non bastasse la gravità dell’incidente causato, il conducente della vettura si è dileguato senza minimamente preoccuparsi delle condizioni della persona che aveva appena travolto.

Il fatto aveva destato unanime sdegno e sono scattate immediatamente le indagini da parte dei carabinieri delle stazioni di Rutigliano e di Capurso che in pochi giorni sono risaliti alla targa e al modello della vettura pirata nonché al suo proprietario, Busco appunto, notificandogli il successivo 2 giugno il decreto di sequestro del mezzo disposto dal magistrato inquirente nell’ambito dell’inchiesta. Peccato che la Mercedes Classe B nei giorni successivi sia stata ritrovata bruciata nelle campagne di Triggiano (Ba) e che il suo proprietario, più di cinque mesi dopo, ne abbia denunciato il furto che a suo dire sarebbe avvenuto proprio nelle prime ore del mattino del 26 maggio, il giorno e poco prima dell’investimento. Un castello di menzogne che però non ha retto di fronte all’inchiesta della Procura.

Il Sostituto Procuratore ha imputato al “pirata” innanzitutto il reato di omicidio stradaleperché cagionava la morte del ciclista Giovanni De Benedictis: specificamente, nel percorrere la Strada Provinciale 240, km 15+000, in condizioni non regolamentari, tamponava la bicicletta condotta dalla vittima che, per effetto dell’investimento, decedeva sul colpo. E ciò a causa di una condotta imprudente e negligente (colpa generica) e contraria alle statuizioni del codice strada (per violazione degli articoli 140 e 141 comma 2)” per citare la richiesta di processo della dott.ssa Morea. Il tutto con le aggravanti della fuga e dell’omissione di soccorso perché l’imputato, “quale conducente e proprietario dell’autovettura Mercedes Benz targata (omissis), dopo aver cagionato l’investimento di Giovanni De Benedictis, anziché fermarsi e prestare assistenza al ferito, che poi decedeva, si dava alla fuga” prosegue il magistrato.

Non bastasse, il Pm ascrive all’imputato anche il reato di “simulazione di reato” per aver denunciato presso la stazione dei carabinieri di Capurso in data 7 novembre 2023, “per assicurarsi l’impunità dei reati di omicidio stradale e fuga con omissione di soccorso, di aver subito il furto della sua autovettura nelle prime ore del 26 maggio 2023, ossia nel giorno stesso del sinistro. Senonché ciò denunciava falsamente circa sei mesi dopo il presunto furto, tant’è che dichiarava di esserne a conoscenza sin dal pomeriggio dello stesso 26 maggio per averlo appreso dalla moglie, sapeva che su detta autovettura gravava un provvedimento di sequestro probatorio disposto al Pubblico Ministero con atto del 31 maggio 2023 avendone ricevuto notifica il 2 giugno 2023, e aveva avuto notizia del rinvenimento a Triggiano della sua vettura incendiata nei giorni immediatamente prossimi al 9 giugno”.

Non solo. Busco dovrà rispondere anche di calunnia nei confronti dei carabinieri della stazione di Rutigliano. Infatti, scrive sempre il Pubblico Ministero nell’istanza di rinvio a giudizio, alla richiesta da parte dei carabinieri di Capurso, all’atto di acquisire, il 7 novembre 2023, la denuncia di furto della vettura, sul perché non lo avesse denunciato nell’immediatezza, l’imputato aveva dichiarato, testuale: “questa denuncia che oggi sporgo presso di voi avevo intenzione di presentarla il giorno 26 maggio stesso presso la caserma dei carabinieri di Rutigliano, ma quel personale non volle ricevere la denuncia”; circostanza rivelatasi anche questa naturalmente falsa. “In tal modo – scrive il Sostituto procuratore – attraverso tale mendace dichiarazione incolpava, o comunque accettava il rischio che i carabinieri di Rutigliano venissero incolpati di reati quali rifiuto/omissione di atti d’ufficio, pur sapendoli innocenti”. Tutti reati peraltro non nuovi per l’imputato, ma commessi con recidiva reiterata quinquennale”.

Il magistrato inquirente peraltro ha chiesto il rinvio a giudizio per il reato di favoreggiamento personale anche per G. G., 44 anni di Bitritto, perché “aiutava A. B., dopo che questi il 26 maggio 2023 aveva investito mortalmente Giovanni De Benedictis, ad eludere le investigazioni dei carabinieri inquirenti fornendogli un falso alibi”. La donna, legata all’imputato da una relazione extraconiugale, infatti, escussa come persona informata sui fatti dai carabinieri di Capurso che indagavano sull’omicidio stradale, “dichiarava falsamente di avere trascorso assiema a Busco la giornata a partire dalle 8.30 (quindi, da prima del sinistro, ndr) fino al primo pomeriggio”.

I familiari di Giovanni De Benedictis per essere assistiti e ottenere giustizia, attraverso il responsabile della sede di Bari e Area Manager per la Puglia, Sabino De Benedictis, si sono affidati da subito a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha profuso ogni sforzo perché fossero date loro risposte mettendo anche a disposizione per la ricostruzione dell’incidente l’ingegnere cinematico forense Pietro Pallotti e ottenendo già per i suoi assistiti l’integrale risarcimento da parte della compagnia assicurativa dell’auto investitrice. Ora però i congiunti della vittima confidano anche in quella condanna esemplare invocata fin da subito dal figlio Vincenzo per il pirata della strada che aveva ucciso e abbandonato al suo destino il padre, richiesta che vale a maggior ragione adesso alla luce non solo delle gravissime responsabilità nella condotta di guida tenuta dell’imputato, ma anche di tutti gli ulteriori reati perpetrati senza alcuno scrupolo né un minimo di pentimento pur di non pagare per quanto commesso sulla strada. Ma, come detto, l’attesa del processo e, quindi, del verdetto, sarà purtroppo ancora lunghissima.

Caso seguito da:

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Sabino De Benedictis

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Categoria:

Incidenti da Circolazione Stradale

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