Rispetto al 2018 è cambiato poco o nulla: i numeri restano quelli di un bollettino di guerra, di una “strage, con 17mila decessi dal 2009, in dieci anni” come l’hanno definita anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.
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La Giornata nazionale per le vittime sugli incidenti sul lavoro
Domenica 13 ottobre l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro ha organizzato l’edizione 2019, la sessantanovesima, della Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro: l’evento, che si prefigge di accendere i riflettori su questa piaga indegna di una società civile, ha visto una serie di iniziative in tutta Italia promosse dalle sedi provinciali dell’Anmil e la manifestazione principale, che quest’anno si è svolta a Palermo.
I numeri diffusi per l’occasione dall’associazione restano agghiaccianti: nel 2019, da gennaio ad agosto, si sono registrati 685 infortuni mortali, di cui 493 durante il lavoro e 192 in itinere. Rispetto allo stesso periodo del 2018, quando le vittime furono 713, si è registrata una lieve diminuzione, del 3,9%, ma il tributo di sangue pagato dai lavoratori resta altissimo e inaccettabile.
Dati che trovano una sostanziale conferma dalle cifre non ancora definitive fornite dall’Inail, secondo cui le morti bianche accertate nel 2019 da gennaio al 12 ottobre sono state 704.
Tra le vittime di questi primi otto mesi del 2019 vi sono 58 donne e 627 uomini; 58 avevano fino a 34 anni, 443 dai 35 ai 59 anni, 119 dai 60 anni in su; 559 erano italiani e 126 stranieri. Per quanto riguarda la ripartizione geografica, 174 vittime erano del Nord-Ovest, 159 del Nord-Est, 141 del Centro, 151 del Sud e 60 delle Isole, mentre per settori di attività 73 appartenevano all’industria manifatturiera, 63 alle costruzioni, 56 ai trasporti, 29 al commercio, 20 ai servizi alle imprese.
“Il lieve calo nei primi otto mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – affermano dall’Anmil – non deve ingannare: fino a luglio il bilancio è stato in realtà peggiore per il 2019.
Ad alterare il quadro è stato il mese di agosto 2018, quando per il crollo del Ponte Morandi a Genova si sono registrati 15 morti di lavoratori in itinere e per due incidenti stradali in Puglia sono morti 16 braccianti agricoli. Purtroppo, già da settembre 2019 gli incidenti mortali sono tornati a crescere rispetto al 2018”.
Le considerazioni del Presidente dell’Anmil
“Lo scorso anno – aggiunge il presidente dell’Anmil, Zoello Forni – sono stati denunciati all’Inail oltre 645mila infortuni (nel 2019 siamo già a 617mila, ndr) di cui 1.218 mortali.
Un bollettino che sta proseguendo, con la stessa gravità, anche nel 2019, con un aumento degli incidenti mortali soprattutto in agricoltura. Il fenomeno ci preoccupa molto, proprio perché non cogliamo segnali per una prospettiva di miglioramento. Sono sempre più numerosi i lavoratori immigrati – si vedano i quattro di origine indiana che sono periti di recente in provincia di Pavia – che perdono la vita in quelle attività estremamente gravose e pericolose che vengono a loro riservate da un sistema produttivo in cui permangono ancora ampie sacche di irregolarità”.
A fronte di un calo del 5,1% per gli incidenti dei lavoratori italiani, infatti, si registra un aumento dell’1,6% di quelli di origine straniera.
“Di fronte agli infortuni ed ai morti che non diminuiscono – avverte Forni – noi vogliamo dire oggi “basta morire per il lavoro”. Non possiamo accettare di continuare ad essere i tristi notai che commentano i numeri della strage.
Dobbiamo cambiare strategia, scendere in campo con nuove energie, lanciare un grande progetto per il Paese. Nessuno può ignorare la gravità di questi numeri né dimenticare che dietro ad ogni singolo incidente ci sono cause che potevano essere prevenute con adeguate misure di sicurezza, con la sensibilizzazione e la formazione, con i controlli e con tutti i mezzi che le norme ci offrono per evitare queste tragedie”.
Per il presidente dell’Anmil, infine, è positivo “l’impegno annunciato dal Governo di elaborare un Piano strategico per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Un impegno che ha portato in poco tempo alla convocazione di un Tavolo di confronto con le parti sociali e le organizzazioni e che dovrà produrre – ci auguriamo – interventi rapidi e soprattutto incisivi.
Innanzitutto, il Piano strategico dovrebbe intensificare i controlli, mentre i dati dei primi sei mesi del 2019 mostrano un calo del 9%, anche per una riduzione degli ispettori, e aumentare le sanzioni”. A monte, osserva Forni, “dobbiamo lavorare sulle coscienze e sulla cultura della sicurezza perché gli incidenti sul lavoro hanno ricadute non solo nell’immediato e su chi è direttamente coinvolto, ma anche sulle famiglie delle vittime”.
Il messaggio del Capo dello Stato
In occasione della Giornata anche il Capo dello Stato ha inviato un messaggio forte all’Anmil. “La Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro è un’occasione preziosa per riflettere sui dati, tuttora così preoccupanti, delle morti e degli infortuni dei lavoratori e per far crescere la cultura e l’impegno della sicurezza nei luoghi di lavoro” ha detto Sergio Mattarella.
“Purtroppo – continua il Presidente della Repubblica – le notizie di incidenti mortali continuano a essere quasi quotidiane. Alla scomparsa di un congiunto segue una grande sofferenza, anche economica e sociale della sua famiglia. Ancor di più sono i feriti sul lavoro e non pochi subiscono invalidità permanenti con conseguenze fisiche e morali assai serie, talvolta persino drammatiche.
Per questo desidero esprimere il mio apprezzamento all’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi sul Lavoro per l’opera costante a sostegno delle vittime e delle loro famiglie e per l’impegno di promozione della sicurezza nel lavoro“.
Sicurezza priorità sociale
“La sicurezza di chi lavora è una priorità sociale – sottolinea Mattarella – ed è uno dei fattori più rilevanti per la qualità della nostra convivenza. Non possiamo accettare passivamente le tragedie che continuiamo ad avere di fronte. Le istituzioni e la comunità nel suo insieme devono saper reagire con determinazione e responsabilità.
Sono stati compiuti importanti passi in avanti nella legislazione, nella coscienza comune, nell’organizzazione stessa del lavoro. Ma tanto resta da fare per colmare lacune, per contrastare inerzie e illegalità, per sconfiggere opportunismi. Punto di partenza è un’azione continua, rigorosa, di prevenzione.
L’applicazione e il rispetto delle norme va accompagnata a una concreta attività di vigilanza, cui devono essere assicurate le forze e le risorse necessarie, e che può essere utilmente sostenuta da strumentazioni moderne e da banche dati“.
“Iniziative come quelle che si promuovono oggi in tutto il territorio nazionale accrescono la consapevolezza del valore della formazione – ha concluso il Presidente – Tutti – dai dirigenti dell’impresa ai singoli lavoratori – sono chiamati a prestare la giusta attenzione al rispetto delle norme e degli standard più avanzati e l’impegno comune è condizione per raggiungere il traguardo di una maggiore sicurezza“.
Scritto da:
Dott. Nicola De Rossi
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Categoria:
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