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Il 25 novembre, com’è noto, è stata celebrata in tutto il mondo con manifestazioni, marce, convegni e tante altre iniziative di sensibilizzazione, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, odioso e tragico fenomeno che pure in Italia continua a colpire in modo allarmante: anche nel 2019 sono stati perpetrati 96 femminicidi dall’inizio dell’anno, ogni 15 minuti una donna italiana è vittima di una qualche forma di violenza.

 

Un’emergenza pubblica

Non a caso il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha parlato di “continua emergenza pubblica”, auspicando una sempre maggiore presa di coscienza della gravità del fenomeno.

Serve una rivoluzione culturale, basti pensare ai dati shock di un sondaggio ad hoc effettuato dall’Istat per conto del Dipartimento Pari Opportunità: per il 15% del campione chi subisce uno stupro sotto l’effetto di alcool o droga ne è in parte responsabile; il 13% considera normale che in un rapporto di coppia volino ceffoni.

Ma servono anche risposte forti e concrete da parte delle istituzioni. Le norme del Codice Rosso, ad esempio, si sono rivelate ancora insufficienti. Perché è vero che adesso, entro tre giorni dalla denuncia, la donna viene ascoltata dal magistrato e il partner violento viene arrestato, ma è anche vero che, in attesa dal giudizio, viene spedito ai domiciliari dove ricomincia la sua persecuzione: c’è anche chi ha ucciso pur essendo sottoposto alla misura restrittiva.

 

Servono anche più risorse per le vittime

E poi le misure economiche per sostenere le vittime sono del tutto inadeguate. Alla vigilia della Giornata il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha annunciato finalmente lo sblocco delle risorse per il Fondo in favore degli orfani di femminicidio, perché queste tragedie hanno anche tante vittime “collaterali”, i minori. Si tratta di 12 milioni di euro che serviranno per dare un futuro a questi ragazzi che si ritrovano da un giorno all’altro senza la mamma e, spesso, con il padre assassino in carcere. Uno sblocco che è stato confermato anche dal premier, Giuseppe Conte.

La ministra alle Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, ha quindi illustrato la proposta di creare un fondo di un milione di euro per il “microcredito di libertà”, che dovrebbe consentire alle donne di uscire dal tunnel e di poter ricominciare una nuova vita autonoma con un minimo di sostegno economico quando sono costrette ad abbandonare la propria casa per sfuggire al partner pericoloso, o quando escono dai centri antiviolenza. Per i quali è altresì previsto un potenziamento con uno stanziamento di 30 milioni di euro.

Ma è chiaro che a fronte dei numeri impressionanti delle vittime, è ancora e sempre troppo poco.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Responsabilità della Pubblica Amministrazione

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