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I giudici hanno escluso i futili motivi per il delitto di Gambolò e così l’imputato ha potuto beneficiare del rito abbreviato. Riconosciuto un importante risarcimento alle parti civili

E’ stato condannato a tredici anni e quattro mesi per omicidio volontario Giovanni Vezzoli, il pensionato ottantaseienne che il 5 giugno 2022, nella sua casa di Gambolò, nel Pavese, ha ucciso con un colpo di fucile Thomas Achille Mastrandrea, 42 anni, di Nicorvo. La sentenza è stata pronunciata nel primo pomeriggio di oggi, venerdì 5 maggio 2023, dopo due ore di camera di consiglio, dalla Corte d’Assise di Pavia presieduta dal giudice, dott.ssa Elena Stoppini.

 

Il Pubblico Ministero della Procura pavese titolare del relativo procedimento penale, la dott.ssa Diletta Balduzzi, aveva chiesto una condanna a 24 anni, ma i giudici, all’esito del dibattimento, hanno escluso l’aggravante contestata dei futili motivi, sulla scorta della quale era stata rigettata la richiesta, che sarebbe stata inammissibile, del rito abbreviato: ciò ha consentito all’imputato di beneficiare, oltre che delle attenuanti generiche, della riduzione di un terzo della pena prevista dal rito e che, da una base di partenza di vent’anni, è stata pertanto ridotta, appunto, a tredici anni e quattro mesi.

 

In ragione dell’età avanzata, la Corte ha altresì concesso all’anziano, sin qui detenuto presso il carcere di Pavia, la misura cautelare degli arresti domiciliari. I giudici, infine, hanno liquidato in via definitiva il risarcimento per le parti civili costituite, la moglie, la madre e i due figli. In particolare, è stata stabilita una somma di 327mila euro, calcolata ai massimi tabellari delle Tabelle del Tribunale di Milano, a favore della moglie, Giusy Bosco, che è assistita dall’avv. Laura Bastia, del Foro di Milano, e da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e di 250mila euro per a madre, Graziella Maria Casnici.

 

Il cruento crimine era maturato dopo un’accesa discussione avvenuta nella cucina dell’abitazione dell’omicida, che aveva avuto per “oggetto” la madre sessantenne della vittima, la quale prestava da tempo il proprio servizio per pochi euro al giorno, in nero, in quell’abitazione di campagna in via Cascina Nuova Litta come badante, prendendosi cura soprattutto della figlia disabile dell’anziano: il figlio pretendeva che il “datore di lavoro” della madre rispettasse le promesse e gli impegni assunti e la mettesse finalmente in regola contrattualmente.

 

Dopo la lite, Mastrandrea aveva accompagnato la madre nella camera della casa che le era stata assegnata dal proprietario e l’aveva aiutata a raccogliere le sue cose e fare le valigie per andarsene. I due stavano lasciando l’immobile. E’ stato allora che Vezzoli, dopo averla presa, ha imbracciato l’arma e fatto fuoco da circa sei metri di distanza contro la sua vittima, colpendola a morte all’addome.

 

Poco più di tredici anni sono una magra consolazione, mio marito non me lo restituisce nessuno, e peraltro l’assassino li sconterà anche a casa: almeno undici mesi di carcere se li è fatti – commenta la moglie seguita da Studio3A – La legge italiana purtroppo è questa, ero preparata a un tale epilogo: non resta che accettare il verdetto, anche se con amarezza”.

Caso seguito da:

Dott. Giancarlo Bertolone

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Categoria:

Omicidi

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