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Gli atti di maltrattamento o di incuria nei confronti di anziani, disabili e minori nelle case di riposo e negli asili d’ora in poi saranno molto più difficili da perpetrare: finalmente arrivano le telecamere a tutela di pazienti e alunni.

 

Il Senato approva un emendamento per finanziare le telecamere

Martedì 28 maggio 2019, con un emendamento al Decreto Sbocca Cantieri approvato dalle Commissioni Lavori pubblici e Ambiente del Senato, è stato introdotto un fondo per finanziare l’installazione di sistemi di video-sorveglianza a circuito chiuso negli asili e nelle strutture socio sanitarie e assistenziali per anziani e disabili con l’obiettivo di assicurare loro “la più ampia tutela”.

Più precisamente, viene prevista in capo al Ministero dell’Interno una dotazione di 5 milioni di euro per l’anno in corso e di 15 milioni per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024: fondi che serviranno ai Comuni per installare in ogni aula di ogni scuola per l’infanzia sistemi di video-sorveglianza e apparecchiature finalizzate alla conservazione delle immagini.

Altrettanti ne vengono stanziati per fornire gli stessi strumenti alle strutture socio-sanitarie e alle case di cura per anziani e disabili, sia che esse siano residenziali sia che siano solo centri diurni.

 

La tutela degli utenti deboli prevale sulla privacy

L’installazione delle telecamere negli asili aveva già avuto il via libera dalla Commissione europea che, in risposta a un’interrogazione parlamentare, aveva precisato che “l’installazione di sistemi di video-sorveglianza per la protezione e la sicurezza di bambini e studenti nei centri per l’infanzia, negli asili nido e nelle scuole può essere legittima, purché siano rispettati i princìpi della protezione dei dati”.

Un orientamento ribadito anche dal Garante per la protezione dei dati personali nel 2013. La  tutela dell’incolumità fisica dei minori venne allora definita una «finalità senz’altro lecita». Il garante aveva anche aggiunto il fatto che “in Italia milioni di persone ogni giorno lavorano serenamente in ambienti video-sorvegliati, grazie a tutti gli accorgimenti e le precauzioni del caso, senza che alcun loro diritto venga leso”.

La stessa Corte di Cassazione aveva già stabilito che, qualora i dipendenti abbiano prestato il loro consenso all’installazione delle telecamere, non vi è alcuna violazione del diritto alla riservatezza.

 

Cosa prevede la legge

Il disegno di legge, di cui ora arrivano anche le coperture, stabilisce nello specifico, all’articolo 1, la possibilità per gli asili nido e le scuole dell’infanzia di dotarsi di un sistema di telecamere criptate a circuito chiuso al fine di garantire la sicurezza dei minori nelle medesime strutture. Inoltre, viene stabilito che le registrazioni del sistema di video-sorveglianza siano visionabili esclusivamente da parte delle forze dell’ordine e solo dietro formale denuncia di reato alle autorità nel pieno rispetto della normativa sulla privacy.

L’articolo 2 prevede, poi, la possibilità per tutte le strutture assistenziali per anziani, per disabili e per minori in situazione di disagio, convenzionate o no con il servizio sanitario nazionale, nonché per quelle gestite direttamente dalle aziende sanitarie locali a carattere residenziale e semi-residenziale, di dotarsi di un sistema di telecamere criptate a circuito chiuso. Anche in questo caso le registrazioni sono visionabili esclusivamente da parte delle forze dell’ordine e solo dietro formale denuncia.

Oltre a questo viene considerato necessario che il sistema di video-sorveglianza sia caratterizzato da un sistema efficiente di sicurezza dotato di telecamere criptate a circuito chiuso in modo da evitare il rischio di incorrere in sistemi di controllo a distanza ritenuti illeciti.

Nello specifico, l’articolo 3 del disegno di legge stabilisce che le immagini riprese dalle telecamere siano automaticamente cifrate, al momento dell’acquisizione, già all’interno delle medesime telecamere.

Inoltre, il flusso di dati cifrati in output dalle telecamere, sprovviste di dispositivi di comunicazione con risorse esterne, viene trasmesso via cavo ethernet o con soluzione wi-fi cifrata a un server interno che non è configurato per la connessione alla rete internet, questo anche per evitare di incorrere nel rischio di atti di pirateria informatica.

Di fatto, dunque, la visione in chiaro delle immagini è preclusa a tutti, con la sola eccezione dell’autorità inquirente: ciò rende questa tecnologia, già in uso in diversi asili privati, del tutto imparagonabile a precedenti soluzioni già bocciate dal Garante per la protezione dei dati personali. E comunque pienamente funzionale all’obiettivo di proteggere i soggetti più deboli della società.

Scritto da:

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Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Responsabilità della Pubblica Amministrazione

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