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La situazione economica delle Province è disastrosa. L’Upi, l’Unione delle Province italiane, è arrivata a manifestare a Roma a metà maggio e poi, a ridosso della festa della Repubblica, ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il messaggio è chiaro: senza le risorse necessarie, a breve le Province non saranno più in grado di garantire i servizi essenziali che competono a questi Enti, tra cui una fitta rete di strade provinciali.

I numeri sono impietosi: alle Province è stato tolto un miliardo di euro nel 2015 ed un altro miliardo nel 2016. Per il 2017, visto che la loro abolizione con il no al referendum alla fine non è andata in porto, il taglio è stato azzerato, ma all’appello mancano almeno 650 milioni per la sola copertura della spesa corrente delle funzioni fondamentali. Degli oltre due miliardi di euro di tasse automobilistiche, appena 360 milioni tornano ai territori e non parliamo poi degli investimenti, scesi del 62% tra il 2013 e il 2016 a un miliardo e poco più.

Eppure a carico delle Province, che nel frattempo hanno perso 20mila dipendenti, sono rimasti pur sempre 5.179 edifici scolastici (il 70 per cento senza certificato di prevenzione incendi), ben 130mila chilometri di strade e almeno 30mila tra ponti, viadotti e gallerie. In base alle rilevazioni dell’Upi, già oggi circa cinquemila chilometri di arterie sono chiuse per frane, crolli o smottamenti e su almeno il 52% della rete gli enti sono stati costretti ad inserire un limite di velocità di 30 o 50 chilometri all’ora motivato con ragioni di sicurezza, e per cautelarsi da cause per danni cagionati da buche e quant’altro. Interventi disperati che in alcuni casi adesso sono impediti perché le amministrazioni non sono nemmeno più in grado di sostenere i costi della segnaletica che si renderebbe necessaria.

L’ultima manovrina ha concesso alle Province 100 milioni di euro da destinare alle strade, poi saliti a 170. Ovviamente questi fondi non bastano, perché anche dopo questo contributo c’è ancora un mezzo miliardo da coprire. «Abbiamo strade talmente disastrate che sembrano quelle di Kabul – spiega Achille Variati, sindaco di Vicenza e Presidente dell’Upi – Credo che il Paese meriti qualcosa di più e la politica, quella grande, deve rendersi conto che, se non riesce a dare risposte, è come se costruisse l’autostrada dell’antipolitica».

Sviluppi possibili? Se a breve non accadrà nulla, e non arriveranno rapidamente nuovi fondi, secondo il presidente dell’Upi «molte altre strade che non presenteranno più condizioni minime di sicurezza verranno chiuse». Intanto, a scopo cautelativo, tutti i presidenti di Provincia hanno consegnato un mese e mezzo fa un esposto alla rispettiva Procura illustrando il dettaglio la situazione che si è creata, i pochi fondi disponibili e l’elenco infinto delle spese che dovrebbero invece sostenere. E, quello che è più grave, centinaia di migliaia di utenti delle strade (provinciali) rischiano la vita ogni giorno.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Responsabilità della Pubblica Amministrazione

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