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La sentenza è stata emessa il 6 settembre dal giudice di Cuneo che ha rinviato a giudizio altri tre imputati che non hanno scelto l’abbreviato optando per il rito ordinario: l’operaio nel febbraio del 2020 era stato travolto da un cassero in un cantiere edile di Limone Piemonte

Finalmente la giustizia ha cominciato a fare il suo corso per i congiunti di Bashkim Toska, l’operaio di 59 anni di origine albanese, ma che era emigrato e si era trasferito da un anno a Cuneo, travolto dall’inopinata caduta di un “cassero” in un cantiere edile di Limone Piemonte, sempre nel Cuneese, il 26 febbraio 2020 e deceduto tre giorni dopo, il 28 febbraio, in seguito ai gravissimi politraumi riportati. All’esito della più volte rinviata udienza preliminare del processo, martedì 6 settembre 2022 in Tribunale a Cuneo, il Gup, dott.ssa Cristina Gaveglio ha comminato le prime condanne. 

Il Pubblico Ministero titolare del relativo procedimento penale per il reato di omicidio colposo in concorso, con l’aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme antinfortunistiche, la dott.ssa Carla Longo, al termine delle indagini preliminari aveva chiesto il rinvio a giudizio per sette persone: R. C., 69 anni, di Cervasca, in  qualità di responsabile dei lavori per la sicurezza e di coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione della società Lim-one srl di Cuneo, l’impresa committente che aveva appaltato i lavori; F. S., 58 anni, di Boves, quale capo commessa e coordinatore di cantiere della società Fantino Costruzioni di Cuneo, l’impresa a cui era stato appaltato e quindi esecutrice dell’intervento; M. C., 43 anni, di Roccasparvera, caposquadra della Fantino; più altri quattro tra imprenditori e lavoratori di origini albanesi, connazionali della vittima: A. K., 46 anni, di Centallo, il legale rappresentante dell’impresa Edil 2014 a cui la Fantino aveva subappaltato la realizzazione dei muri in cemento armato; Ferdinand Buzukja, 34 anni, residente anche lui a Centallo, in qualità di socio amministratore della stessa Edil 2014; Arben Buzukja, 46 anni, sempre di Centallo, operaio di quest’ultima ditta; infine, Jetmir Kovakaj, 38 anni, di Cuneo, il rappresentate legale ella Fratelli Kovakaj srl, l’impresa per la quale la vittima lavorava e a cui erano stati a sua volta subappaltate da Edil 2014 altre opere di muratura. 

Tre di questi, Ferdinand e Arben Buzukja e Kovakaj, il datore di lavoro di Toska, hanno chiesto il rito abbreviato e il giudice, accogliendo in larga parte le richieste del Sostituto Procuratore, li ha condannati, rispettivamente, alla pena di due anni e quattro mesi, un anno e quattro mesi e due anni di reclusione: nella lettura del dispositivo non si è fatto cenno alla sospensione condizionale di cui, trattandosi di pene pari o sopra i due anni, Ferdinand Buzukja e Kovakaj non avrebbero diritto di beneficiare, bisognerà dunque attendere in merito il deposito della sentenza, entro 90 giorni. Il Gup ha inoltre stabilito a carico dei tre condannati una provvisionale per complessivi 115mila euro per il risarcimento delle parti civili costituite, 80mila euro per la moglie e i due figli dell’operaio, 35mila per uno dei suoi cinque fratelli i quali, per essere assistiti, si sono affidati, attraverso la consulente legale dott.ssa Sara Donati, a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione per la parte strettamente penale dell’Avv. Giulia Gai del Foro di Asti. Oltre al pagamento delle spese processuali. La dott.ssa Gaveglio ha altresì dichiarato il non luogo a procedere per il caposquadra della Fantino, C. S., e invece disposto il rinvio a giudizio per gli altri tre imputati che hanno scelto il rito ordinario, e quindi di affrontare il processo: dovranno comparire avanti il giudice della sezione penale del Tribunale di Cuneo, dott. Marco Toscano, nell’udienza fissata per il 6 dicembre 2022 alle ore 9. 

Il gravissimo incidente si è verificato, come detto, il 26 febbraio 2020, alle 11, in un cantiere di Limone in via Elmellina 2, dove era in corso la realizzazione di un complesso turistico-residenziale, in particolare una palazzina a piani sfalsati con diversi alloggi di cui al momento era stata completata quasi tutta la parte interrata ed erano state costruite le solette del primo piano ad altezze diverse. L’operaio, il quale lavorava, come detto, per conto dell’impresa edile del connazionale Jetmir Kovakaj che aveva ricevuto in subappalto alcune lavorazioni, stava passando sulla soletta in prossimità di una parete di cassaforma (quel pannello di ferro di un armatura usato in edilizia per contenere e dare forma al cemento armato durante la fase di presa) che era stata appena montata per la costruzione dei muri: il responsabile della sua ditta lo aveva mandato a recuperare del materiale. E’ allora che questo cassero all’improvviso gli è crollato addosso, schiacciandolo. I colleghi l’hanno subito soccorso, hanno sollevato con una gru la pesante paratia, liberandolo, e hanno dato l’allarme: il cinquantanovenne è stato elitrasportato in condizioni disperate all’ospedale di Cuneo, ma i politraumi riportati erano troppo gravi e, nonostante i tentativi dei medici di salvarlo, dopo tre giorni di agonia è spirato lasciando nel dolore la moglie e due figli, oltre ai fratelli a cui era molto legato e che si sono rivolti a Studio3A per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia. 

 

Dalle indagini condotte dai carabinieri della stazione di Limone, che hanno subito posto sotto sequestro il cantiere, e dagli ispettori del Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro dell’Asl Cn1, erano emerse fin da subito pesanti responsabilità, poi pienamente confermate dalla perizia tecnica disposta dal Sostituto Procuratore e affidata al dott. Ing. Marco Sartini. La causa principale dell’infortunio, ha accertato il consulente tecnico, è da attribuire alla caduta a terra del pannello costituente una delle due facce di un cassero per la realizzazione di un muro in cemento armato, proprio nel frangente in cui stava transitando in prossimità dello stesso Baskhim Toska, e la causa della caduta è da addebitare ad un non corretto e non conforme fissaggio con due puntelli in legno, di cui peraltro solo uno fissato a terra, in enorme contrasto con quanto previsto nello stesso manuale di montaggio”, che prevedeva dei bracci e dei piombatori: “un sistema “artigianale” che non può essere considerato idoneo ai fini della sicurezza. La non corretta realizzazione dei puntelli unitamente a una ventata più forte, ha creato la situazione di pericolo che ha portato il pannello a cadere a terra” ha concluso il Ctu: gli ispettori dello Spresal avevano scritto nel loro primo rapporto comequella lavorazione è stata effettuata in una giornata di forte vento quando avrebbe dovuto essere sospesa”. 

Non solo. Oltre a queste fatali violazioni circa il fissaggio del cassero e l’aver continuato la posa in opera della cassaforma nonostante le condizioni meteorologiche avverse ne richiedessero lo stop, come peraltro previsto anche dal Piano Operativo per la Sicurezza, il consulente tecnico ha riscontrato svariate altre violazioni  che chiamano in causa i referenti di tutte le imprese coinvolte nell’intervento, confermando i rilievi mossi dallo Spresal anche in ordine alla mancata valutazione nel Pos dei rischi connessi alla realizzazione delle singole fasi di lavorazione, di quelli di interferenza tra le lavorazioni demandate alle diverse ditte che operavamo contemporaneamente nel cantiere, e di quello relativo alle cautele da adottare in condizioni climatiche sfavorevoli, quali appunto il vento forte, alla mancata delimitazione delle aree di lavoro delle singole imprese e della viabilità interna onde impedire anche l’accesso ad addetti ai lavori e a terzi in aree di manovra e a rischio, così come, nello specifico, dell’area in questione, priva di “bindelle di plastica” e segnali di avvertimento”, non fornendo alcuna indicazione in merito ai propri dipendenti circa l’accessibilità delle aree del cantiere. “Non risulta alcun documento – sottolinea l’ing. Sartini – che evidenzi precisi e specifici percorsi per ogni singola impresa lavoratrice all’interno dell’area di lavoro e, tantomeno, non esistono tracciature a terra”. Insomma, in quel cantiere regnava la deregulation. 

Per queso motivo, a chiusura delle indagini preliminari, il Pm ha ritenuto di chiedere il processo per tutti gli indagati, chiamandoli a rispondere, per i rispettivi obblighi, posizioni di garanzia e responsabilità, di omicidio colposo in concorso con l’aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme antinfortunistiche per aver cagionato il decesso di Bashkim Toska, che, transitando in area non delimitata, nella fase di posa in opera del cassero, il cui fissaggio era necessario per la successiva colatura del cemento armato, veniva travolto e schiacciato dallo stesso che, a causa dell’instabilità dovuta all’installazione in violazione delle disposizioni previste, si ribaltava e gli precipitava addosso” riassume la dott.ssa Longo nella sua richiesta plurima di rinvio a giudizio. Istanza che ora ha prodotto una prima, importante sentenza di condanna che i congiunti della vittima confidano possa finalmente sbloccare anche il dovuto risarcimento.

Caso seguito da:

Dott.ssa Sara Donati

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Categoria:

Infortuni sul Lavoro

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