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Indossare la cintura di sicurezza è fondamentale, non solo per la propria incolumità in caso di incidente ma anche per essere adeguatamente risarciti per i danni fisici patiti, e questo vale anche e soprattutto per i passeggeri seduti sui sedili posteriori.

Eloquente, al riguardo, la sentenza n. 21991/19 depositata il 4 settembre 2019 con la quale la Corte di Cassazione ha decurtato in modo sensibile di ben il 30 per cento per concorso di colpa il risarcimento di un terzo trasportato seduto dietro che, appunto, non aveva allacciato le cinture ed era stato proiettato fuori dall’abitacolo, riportando lesioni gravissime: un pronunciamento, quello della Suprema Corte, significativo su tutta la questione dei sistemi di trattenuta e delle responsabilità.

 

Cosa prevede la legge sulle cinture di sicurezza

Va anzitutto premesso che il Codice della Strada impone di allacciare le cinture senza distinguere fra conducente, passeggeri sui sedili posteriori e quelli anteriori: quindi nessuno escluso.

Chi guida deve chiedere ai passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza, sia a quelli che siedono di dietro che a quello o quelli davanti. Da un punto amministrativo, però, le eventuali sanzioni per i passeggeri privi di cintura ricadono solo su questi ultimi, a meno che non siano minorenni: per questi ultimi risponde sempre e comunque il conducente.

La multa per i passeggeri che non abbiano allacciato le cinture (sia per quelli che si trovano sui sedili posteriori che per quello accanto al conducente che viaggia davanti) va da 76 a 306 euro.

È poi prevista la decurtazione di 5 punti dalla patente. Se i passeggeri senza cintura sono minorenni, il guidatore deve pagare una somma da 80 euro a 323 euro, più la sottrazione di 5 punti dalla patente (la stessa sanzione scatta se il bambino piccolo non è collocato sui seggiolini appositamente previsti dalla legge).

 

Il caso specifico di un (grave) incidente

Ma cosa succede se capita un incidente stradale? E appunto il caso in questione.

Un ragazzo appena maggiorenne all’epoca dei fatti era stato sbalzato fuori dal finestrino perché non aveva usato il sistema di contenimento, che avrebbe ridotto di molto i danni gravissimi che aveva subìto quando l’auto sulla quale viaggiava era stata investita da un’altra vettura del tutto fuori controllo.

Ad avviso del Tribunale, in primo grado, la trasgressione aveva inciso nell’incidente solo per il 3% e al giovane era stato riconosciuto un risarcimento di 589mila euro, ma la Corte d’Appello ha tagliato la cifra abbassandola a 425mila euro, sostenendo invece che il nesso causale della grave omissione era del 30%.

Il ragazzo e i suoi familiari hanno quindi impugnato quest’ultima sentenza per Cassazione: a loro avviso, la Corte d’Appello non avrebbe dovuto tagliare il risarcimento in mancanza di una prova che, con un corretto uso del sistema di sicurezza, le conseguenze sarebbero state minori. Né poteva bastare la violazione del Codice della strada.

La Suprema Corte invece non è stata di questo avviso, confermando il giudizio della Corte di merito. Gli Ermellini ricordano innanzitutto (proprio) che l’articolo 172 del Codice della strada impone l’uso delle cinture senza fare distinzioni fra la seduta posteriore e anteriore del veicolo.

L’allacciamento consente di attenuare le conseguenze di un incidente proprio perché trattiene il corpo legato al sedile, evitando l’impatto con strutture interne e la proiezione fuori dall’abitacolo.

E per chi non le usa scatta il comportamento colposo che pesa sulla causa del danno. Di qui la legittima riduzione del risarcimento.

 

Niente chiamata in causa del conducente per chi siede dietro

Ma la suprema Corte precisa anche in merito alla chiamata in causa del conducente, il quale, come detto, deve controllare che i passeggeri abbiano le cinture allacciate.

La stessa Cassazione in precedenti sentenze ha chiarito che chi è al volante ha l’obbligo di far circolare il veicolo in condizioni di sicurezza. Egli, quindi, dovrà verificare non solo che la macchina sia idonea a viaggiare sotto un profilo tecnico, ma deve anche controllare che i passeggeri utilizzino il sistema di ritenzione. 

In caso contrario, nell’ipotesi di un incidente stradale, il passeggero può rivendicare il risarcimento anche dal guidatore che non pretende l’uso della cintura di sicurezza e si registrano casi in cui la domanda è stata accolta. Attenzione però: sul conducente grava solo l’obbligo di controllare chi si trova sul sedile anteriore.

Nella sentenza in questione, infatti, la Cassazione asserisce che non si può chiamare in causa il conducente dell’auto per non aver controllato che il terzo trasportato seduto dietro avesse messo la cintura: nessuna norma impone la verifica quando si trasportano maggiorenni.

In tal caso infatti l’obbligo del conducente di viaggiare in sicurezza non può spingersi fino al dovere di controllare costantemente che le persone sul sedile posteriore siano sempre in “regola”. Sarebbe un compito di non facile realizzazione”.

E ancora: “Non rientra nella diligenza richiesta al guidatore il controllo costante dei passeggeri sui sedili di dietro che comporterebbe di dover distogliere lo sguardo dalla strada per girarsi di 180 gradi”.

Dunque, fermo restando che, in caso di incidente stradale, rimane il concorso di colpa in capo al passeggero senza cintura per aver violato consapevolmente il Codice della strada, l’altra “parte” della colpa può andare al conducente, ma solo se a farsi male sia il trasportato sul sedile davanti.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Incidenti da Circolazione Stradale

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