“Vergogna. I marinai sono stati uccisi due volte”. Con quest’urlo il pubblico dell’aula (in foto) ha reagito alla lettura, lunedì 14 gennaio 2019, in Tribunale a Padova, del dispositivo della sentenza del giudice Chiara Bitozzi sul processo “Marina Due”. Erano per lo più ex marinai, o i loro familiari, arrivati nella Città del Santo da varie parti d’Italia, tutti con addosso i danni sui polmoni dell’amianto che hanno respirato nelle navi militari. Una sentenza attesa per anni e arrivata dopo trentasette udienze di un dibattimento estenuante. Ma alla fine “Nessuna giustizia per le vittime dell’amianto”, come recita il cartello che poi è stato appeso fuori dal Tribunale.
Tutti gli imputati sono stati assolti perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto. A giudizio c’erano tredici ammiragli, ma tre sono morti durante l’inchiesta e il lungo processo. Il dispositivo della sentenza del giudice Bitozzi ha fatto riferimento a una quarantina di vittime. Ma nel tempo il numero dei marinai morti per mesotelioma pleurico è salito a oltre seicento e i malati sono oltre mille. Ora alle parti civili resta solo la strada delle cause civili.
Ma allora chi ha la responsabilità delle centinaia di marnai uccisi e malati a causa dell’amianto che era nelle navi? La Marina militare? Lo Stato? Il pubblico ministero Sergio Dini, il magistrato che ha avviato le inchieste, nella sua requisitoria del 10 dicembre 2018 aveva ribadito che sulle navi e nelle strutture della Marina militare c’era l’amianto e che c’era anche nesso casuale tra la presenza di amianto in certe strutture a bordo o a terra della Marina militare e le patologie quali l’asbestosi e il mesotelioma. Insomma, per l’accusa è stato l’amianto a causare le malattie riscontrate in oltre mille marinai. Quindi, in ordine alla causalità particolare, con riferimento ai soggetti attivi del reato, le singole persone offese di questo procedimento hanno contratto patologie amianto-correlate. E se gli ammiragli a giudizio “avessero compiuto azioni che potevano fare, che era nella loro possibilità effettuare, tutte le azioni che potevano fare, si sarebbe innescato a questo punto un meccanismo diverso che avrebbe comportato il non svilupparsi delle patologie?”, ha chiesto il rappresentante della pubblica accusa. E ha risposto: “Nessuno di questi soggetti (gli ammiragli imputati ndr) aveva in realtà la possibilità concreta di organizzare il lavoro in maniera diversa da come è stato fatto. Nessuno di questi soggetti aveva, in realtà, dei poteri di spesa autonomi”. E pertanto è stato il pubblico ministero stesso a chiedere l’assoluzione degli imputati.
Ma i rappresentanti delle Associazioni delle vittime e dei familiari restano invece convinti che “proprio in forza della loro posizione apicale gli ammiragli dovevano curare le condizioni di vita e di benessere del personale e assicurare il rispetto delle norme di sicurezza e di prevenzione per salvaguardare l’integrità fisica dei dipendenti. Se solo avessero voluto, dunque, questa strage sarebbe stata evitata, o quantomeno limitata”. Una strage che resta senza colpevoli.
Scritto da:
Dott. Nicola De Rossi
Vedi profilo →
Categoria:
Blog Infortuni sul LavoroCondividi
Affidati aStudio3A
Nessun anticipo spese, pagamento solo a risarcimento avvenuto.
Articoli correlati