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Quasi il settanta per cento dei casi di mesotelioma in Italia sono collegati o ricollegabili a esposizione professionale.

Il dato, che conferma come questa grave forma oncologica dovuta in larga parte all’amianto sia una delle malattie da lavoro per eccellenza, non è casuale ma è frutto del settimo Rapporto del Registro nazionale dei Mesoteliomi (ReNaM), un lavoro sterminato e prezioso realizzato dal Dimeila (Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale) dell’Inail in collaborazione con i Centri operativi regionali (Cor), e che riporta i risultati della sorveglianza epidemiologica dei casi di mesotelioma maligno rilevati dalla rete di ricerca attiva.

Lo studio analizza oltre trentamila casi diagnosticati

La pubblicazione, diffusa il 15 febbraio 2022, riporta le analisi epidemiologiche per dati di incidenza e di esposizione ad amianto per oltre trentamila casi di mesotelioma diagnosticati nel periodo 1993-2018 nel nostro Paese. Nel Rapporto vengono analizzati i cluster territoriali, i dati concernenti le attività economiche e le mansioni maggiormente coinvolte nell’esposizione rilevati dalle interviste ai soggetti ammalati.

Il sistema di sorveglianza epidemiologica dei casi di mesotelioma, infatti, è strutturato come un network ad articolazione regionale. Presso ogni regione è istituito un Centro operativo (Cor) con compiti di identificazione di tutti i casi di mesotelioma incidenti nel proprio territorio e di analisi della storia professionale, residenziale e ambientale dei soggetti ammalati al fine di individuare le modalità di esposizione ad amianto.

Le regioni più colpite sono Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia

Più nel dettaglio, il volume riporta le informazioni relative a 31.572 casi di mesotelioma maligno con diagnosi fino al 31 dicembre 2018. Oltre il 50% dei casi rilevati è registrato fra i residenti in Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna (56,7%). Il testo inoltre analizza le mansioni coinvolte nell’esposizione, riportando le schede sintetiche per ciascun settore di attività economica e quelle informative per ogni Cor.

 

Il 69,1% dei casi presenta un’esposizione professionale

Dal Rapporto si rileva che il 35% degli ammalati ha un’età compresa tra i 65 e i 74 anni. L’età media per la diagnosi è di 70 anni, senza significative differenze di genere. Le modalità di esposizione sono state approfondite per 24.864 casi (il 78,8%) e, fra questi, come anticipato, il 69,1% presenta un’esposizione professionale (certa, probabile, possibile), il 5,1% familiare, il 4,3% ambientale, l’1,5% per un’attività di svago o hobby. Per il 20% dei casi l’esposizione è improbabile o ignota. La percentuale di casi di mesotelioma, quindi, per i quali l’analisi anamnestica ha rilevato un’esposizione ad amianto lavorativa, ambientale, familiare o a causa di attività ricreative è, sull’intero set di dati, pari all’80%.

Edilizia, metalmeccanica, tessile e cantieri cavali i settori più coinvolti

Considerando l’intera finestra di osservazione (1993-2018) e i soli soggetti colpiti dalla malattia per motivo professionale, i settori di attività maggiormente coinvolti sono l’edilizia (16,2% del totale della casistica), la metalmeccanica (8,8%), il settore tessile (6,3%) e le attività dei cantieri navali sia di costruzione che di riparazione e manutenzione (7,4%).

Il restante quadro è estremamente variegato e frazionato con la presenza di numerosi ambiti produttivi nei quali l’esposizione è avvenuta per la presenza del materiale nel luogo di lavoro e non per uso diretto.

Recentemente, peraltro, è stata pubblicata anche un’analisi specifica dei casi di mesotelioma con esposizione nel settore dell’edilizia. Lo studio evidenzia la necessità di mantenere elevato il livello di conoscenza della possibile presenza di amianto in edifici costruiti prima della messa al bando del 1992, in particolare per i lavoratori impegnati in attività di ristrutturazione o abbattimento.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Infortuni sul Lavoro

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