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L’odissea di un automobilista romano per essere risarcito dei danni di un sinistro del 2019 sull’A24, una delle arterie più colpite dal problema della fauna selvatica: dovrà fare causa

Neanche il chiaro video della “telecamera di bordo” che immortala l’investimento gli basta per essere risarcito: per “Strada dei Parchi spa” l’attraversamento da parte di una volpe di un’autostrada, la A24, che si dipana tra una una serie di parchi naturali e sulla quale “l’irruzione” della fauna selvatica è una delle principali criticità, è un “caso fortuito”. Il malcapitato sarà pure costretto a intentare una causa per 1.300 euro. Protagonista, o meglio vittima della vicenda un oggi 53enne di Roma che ormai più di tre anni fa, il 20 agosto 2019, poco prima delle tre di notte, stava percorrendo con la sua Ford C-Max, e con a bordo il fratello, una delle due arterie della rete autostradale gestita dal concessionario in questione, la A24 appunto: concessione peraltro revocata in anticipo quest’estate, con il subentro di Anas, e su cui è in atto un contenzioso. 

L’automobilista procedeva in direzione Roma-L’Aquila quando, giunto al km 51+750, nel territorio comunale di Carsoli (Aq), dopo aver superato un autocarro, si è visto sbucare improvvisamente davanti una volpe che dal centro strada stava raggiungendo il margine destro rispetto alla sua direzione di marcia: un attraversamento troppo repentino per evitare l’animale selvatico, viaggiando per di più a una velocità di almeno 100 km/h, ovviamente consentita. Per fortuna, dopo l’impatto, il conducente è riuscito a mantenere in controllo del veicolo, se si fosse trattato di una specie più massiccia, come un cinghiale, probabilmente la storia sarebbe stata diversa e più grave, per non parlare di ciò che sarebbe potuto capitare se la disavventura fosse toccata a un motociclista. Raggiunta una piazzola di servizio poco più avanti, il 53enne si è quindi fermato per verificare i danni al mezzo e al casello dell’uscita di Celano ha segnalato il fatto alla Polstrada dell’Aquila, sottosezione di Pratola Peligna, i cui agenti intervenuti in loco hanno effettivamente riscontrato le non poche “botte” rimediate dalla vettura: mascherina fendinebbia anteriore destra divelta, paraurti danneggiato, carter di protezione della coppa dell’olio staccata e rovinata, ecc. La pattuglia ha raccolto le dichiarazioni, oltre che del guidatore, di suo fratello che confermava la circostanza dell’investimento ma, soprattutto, ha potuto visionare seduta stante le riprese video della dashcam posizionata sul parabrezza dell’auto, che ha filmato nitidamente l’evento.

Il danneggiato, per essere assistito nell’iter risarcitorio, tramite l’Area manager Lazio e responsabile della sede di Roma, Angelo Novelli, si è successivamente affidato a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha chiesto il risarcimento all’Ente gestore dell’A24, il quale, come tale, deve garantire le condizioni di sicurezza per gli utenti, pagando essi per di più il pedaggio. Sembrava una formalità, a fronte di tutte le solide prove sul verificarsi e la dinamica dell’evento, immagini della telecamera, ritrovamento della carcassa della volpe e verbale delle forze dell’ordine in primis, e anche del fatto che non si parlava di cifre esorbitanti, il preventivo di riparazione del veicolo richiesto a un’autofficina ammontava a 1.277 euro. E invece no. Strada dei Parchi Spa ha incredibilmente denegato ogni responsabilità – non schiodandosi mai di un millimetro dalla posizione iniziale nonostante i ripetuti solleciti -, scaricandola sulla Regione Abruzzo in quanto soggetto deputato alla gestione della fauna selvatica e comunque obiettando, a propria discolpa, che la rete di recinzione posta in prossimità del luogo del sinistro era stata rinvenuta integra.

Peccato che il “custode” dell’arteria ometta di ricordare che quell’animale all’interno dell’autostrada da esso gestita non ci sarebbe mai dovuto essere e che a lui competeva di evitare “intrusioni”, non a caso la rete autostradale è per l’appunto recintata. E qui non si tratta, ad esempio, di un oggetto ingombrante caduto o perso da un camion e centrato dai veicoli sopraggiungenti, caso su cui le concessionarie autostradali invocano puntualmente l’impossibilità di rimuovere l’ostacolo nell’immediatezza e quindi il cosiddetto caso fortuito per non risarcire i danni. La volpe non è stata sicuramente “seminata” da nessun altro automobilista e, anzi, non si contano i casi di incidenti causati lungo la A24 e la A25 dall’attraversamento di cervi, caprioli, tassi, volpi e cinghiali: nel solo 2021 sarebbero stati oltre settanta. Con tanto di vertici in Prefettura all’Aquila, trattandosi di una problematica legata anche e soprattutto alla pubblica incolumità degli utenti della strada, oltre che alla salvaguardia degli stessi animali, fino ad arrivare al progetto varato nel 2021 per l’installazione di una nuova barriera di recinzione di altezza superiore ai due metri realizzata con una rete zincata elettro-saldata ancorata ad una fondazione di calcestruzzo armato sull’intero percorso delle due autostrade, a conferma di come quella preesistente non fosse efficace e venisse spesso saltata dagli animali. 

Sta di fatto che Studio3A ha ritenuto di dover andare fino in fondo per tutelare i diritti del proprio assistito, che non ha alcuna responsabilità nell’accaduto e a cui non si può imputare nemmeno di aver contravvenuto a qualsivoglia avviso di pericolo, dato che la presenza dell’animale selvatico non era stata in alcun modo notata dal personale in servizio e quindi neppure segnatala nei cartelloni elettronici sovrastanti le corsie di marcia. Ed è stata già predisposta una citazione in causa nei confronti di Strada dei Parchi: una causa che l’automobilista vincerà, anche a fronte delle diverse pronunce a favore degli utenti della strada in casi analoghi da parte della Cassazione, una delle quali peraltro ha stabilito proprio che l’integrità della rete di recinzione, lungi dall’integrare il caso fortuito, conferma invece che il danno è stato conseguenza dell’inefficace esercizio da parte del custode dei poteri di sorveglianza sulla cosa. Resta però la grande amarezza che il danneggiato, dopo più di tre anni di vana attesa per ottenere quanto gli spetta per via stragiudiziale, sia costretto anche ad adire le vie legali per vedere riconosciute le proprie ragioni e per una somma non trascendentale, il che comporterà altri costi e soprattutto ulteriori e lunghi tempi. 

Caso seguito da:

Angelo Novelli

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Categoria:

Press

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