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Il “voto” dato a cinque viadotti di Liguria, Abruzzo e Puglia era sempre elevato, anche se la realtà era un’altra, fatta di cadute di calcinacci e tracce di degrado. Il sospetto dei magistrati è che i dati potrebbero essere stati “taroccati” ad arte per evitare contraccolpi commerciali, tra i quali lo stop al transito dei trasporti eccezionali.

Inchiesta-bis

E’ questo il cardine della nuova inchiesta avviata dalla Procura di Genova e che ha portato i Pubblici Ministeri a spiccare altri dodici avvisi di garanzia, con l’accusa di falso, a carico di un dirigente di Autostrade per l’Italia e di undici fra manager e tecnici di Spea Engineeering, società controllata da Aspi e delegata alle manutenzioni. Per nessuno dei ponti si paventa al momento il sequestro o la chiusura, e Autostrade in una nota ha ribadito che non ci sono pericoli per la sicurezza degli utenti.

Ma non è escluso che vengano richieste perizie per testarne la stabilità in futuro e per capire se negli ultimi anni si siano rischiati cedimenti come quello che purtroppo ha interessato il Ponte Morandi, crollato lo scorso 14 agosto con il terribile bilancio di 43 vittime.

L’accusa

L’ipotesi dei Pm genovesi, che hanno aperto un filone autonomo dall’indagine sulla strage del Morandi, è netta: a partire dal 2000, sostiene l’ accusa, l’esito dei monitoraggi su alcune infrastrutture della rete autostradale italiana sarebbe stato dolosamente e sistematicamente sovrastimato in positivo. In altri frangenti potrebbero invece essere stati certificati come eseguiti controlli in realtà avvenuti solo sulla carta.

Come per Rigopiano

Un film già visto anche con la tragedia di Rigopiano e con – anche qui – il filone bis dell’inchiesta che vede indagati l’ex prefetto di Pescara e altri funzionari per aver falsificato documenti che riportavano le richieste di aiuto sottovalutate arrivate dall’hotel sepolto dalla valanga nel gennaio del 2017: qui i morti furono 29.

I viadotti nel mirino

I manufatti sotto indagine sono distribuiti fra il tronco ligure, quello di Pescara e quello di Bari, e il 30 gennaio 2019 i finanzieri del Primo gruppo agli ordini dei colonnelli Ivan Bixio e Giampaolo Lo Turco hanno compiuto una serie di perquisizioni in più regioni. Sotto la lente ci sono il viadotto Sei Luci, breve segmento nella parte terminale dell’A7 verso Genova, a ridosso del Morandi; il Pecetti sull’A26 Genova-Gravellona Toce nel comune di Mele (Genova); il Gargassa, sempre sull’ A26 ma a Rossiglione (Genova); il Moro, sull’ A14 Bologna-Taranto a Ortona (Chieti); il Paolillo, piccolo ponte che sovrasta l’ omonimo torrente, sull’ A16 Napoli-Canosa a Canosa di Puglia (Barletta-Andria-Trapani). Tutti erano già finiti nel mirino: sul Sei Luci sono stati eseguiti lavori di consolidamento tra il 23 e il 27 dicembre, sul Pecetti si era intervenuti in precedenza, dopo il distacco di detriti.

Il Moro e il Paolillo erano stati ispezionati da una commissione incaricata dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. E il pool, dopo le ricognizioni di novembre, aveva raccomandato lo stop parziale al traffico sul primo e il blocco del secondo.

Gli indagati

L’ unico dipendente Aspi indagato nel nuovo filone è finora Gianni Marrone. È il direttore del tronco pugliese, già condannato in primo grado a 5 anni (omicidio colposo plurimo) per i 40 morti sul bus precipitato da un viadotto insicuro, l’ Acqualonga, a Monteforte Irpino nel 2013. Per Spea l’ addebito di falso viene mosso a Massimiliano Giacobbi, Alessandro Costa, Andrea Indovino, Lucio Ferretti Torricelli, Marco Vezil, Antonino Valenti, Maurizio Ceneri, Gaetano Di Mundo e Francesco Paolo D’ Antona: hanno ricoperto o ricoprono ruoli di responsabilità in materia di collaudi e verifica della compatibilità dei trasporti eccezionali alla rete, e sono stati impegnati appunto fra Liguria, Abruzzo e Puglia. Indagato pure il consulente Angelo Salcuni, della società Alhambra.

Decisive per lo sviluppo degli accertamenti le dichiarazioni di alcuni colleghi degli inquisiti, rese nel fascicolo sul disastro del 14 agosto: hanno ribadito come Ceneri pianificasse o ritoccasse «a tavolino» l’ esito dei report, e in generale come spesso le risultanze dei test fossero addomesticate. Alcuni sospettati hanno per lungo tempo fatto parte del team che si è curato di prevenzione rischi sul Morandi.

 

Scritto da:

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Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Responsabilità della Pubblica Amministrazione

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