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La sentenza, pronunciata mercoledì, riconosce la piena fondatezza della domanda risarcitoria e le pesanti responsabilità dei due soggetti per le gravi violazioni alle norme antinfortunistiche

Crotonscavi e Comune di Crotone duramente condannati dal giudice civile, prima ancora che nel penale, per il disastro sul lavoro del lungomare, e la compagnia di assicurazione dell’azienda ora dovrà versare un maxi risarcimento “esemplare” in favore dei familiari di Petru Chiriac, una delle tre vittime. Più in particolare, oltre 600mila euro complessivi per i quattro fratelli. Ma il pronunciamento del giudice civile rappresenta anche un’importante iniezione di fiducia per la mamma del giovane operaio, che ha preferito posticipare l’iter risarcitorio per potersi costituire parte civile nel processo penale e seguire da vicino, passo passo, il cammino per ottenere giustizia per il figlio. 

E’ una sentenza inequivocabile quella pronunciata mercoledì 30 marzo 2002 dal giudice del Tribunale ordinario di Crotone, prima civile, dott. Antonio Albenzio, sulla causa che sono stati costretti a intentare alcuni dei congiunti del 35enne operaio di origini rumene, ma residente da tempo a Crotone, travolto e ucciso dal crollo di un muro del cantiere durante i lavori di ampliamento del lungomare di viale Magna Grecia il 5 aprile 2018, assieme ai colleghi Giuseppe Greco, 51 anni, e Mario De Meco, 56, di Isola di Capo Rizzuto. Le indagini sul terribile infortunio, condotte dal Pubblico Ministero della Procura crotonese titolare del fascicolo per il reato di omicidio colposo in concorso, il dott. Andrea Corvino, hanno portato alla luce gravissime violazioni delle norme antinfortunistiche di cui sono stati chiamati rispondere tre figure apicali di Crotonscavi, l’impresa incaricata dal Comune di eseguire i lavori “incriminati” – il geom. Gennaro Cosentino, 60 anni di Crotone, rappresentante legale dell’impresa, il geom. Massimo Villirillo, 59 anni, di Crotone, dirigente e procuratore della società, e il geom. Giuseppe Spina, 46 anni, pure di Crotone, capo cantiere preposto della ditta -, il progettista, direttore dei lavori e coordinatore della sicurezza, Sergio Dinale, 59 anni, di Como, e Giuseppe Germinara, 50 anni, di Crotone, in qualità di dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune di Crotone, appaltatore dei lavori: il processo è appena iniziato.

Nonostante le responsabilità dei soggetti preposti fossero da tempo ampiamente accertate, però, l’impresa ha sempre respinto ogni richiesta di legittimo risarcimento presentata dai congiunti di Chiriac: i quattro fratelli e la mamma, in particolare, per essere assistiti in tutto l’iter risarcitorio, tramite il consulente legale dott. Giuseppe Cilidonio, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. Di fronte a questo “muro” eretto da Crotonoscavi, i familiari dell’operaio, dopo tutto quello che hanno subito per la sua perdita, hanno dovuto anche avviare un’azione civile citando in causa avanti il tribunale di Crotone l’impresa, il Comune di Crotone e l’architetto Dinale, e ora, finalmente, il giudice ha accolto pressoché in toto le istanze della moglie e quelle dei quattro fratelli della vittima, rappresentati, questi ultimi, dall’Avv. Antonio Natali.

Il dott. Albenzio, anche sulla scorta delle indagini penali, ha riaffermato con forza la piena fondatezza della domanda risarcitoria e le responsabilità in capo ai soggetti citati in giudizio. L’acclarata circostanza che il preesistente muro crollato presentasse “evidenti ed enormi fessurazioni e cedimenti” e non desse “percezione di un chiaro stato di stabilità anche per la consistenza disomogenea dei materiali”, unito al fatto che “le lavorazioni effettuate dalla ditta appaltatrice interessavano proprio la zona immediatamente antecedente il muro stesso, avrebbero reso esigibile a carico dell’impresa un più accurato studio delle condizioni geomorfologiche del terreno interessato dai lavori e di quelle strutturali del muro immediatamente adiacente il luogo di svolgimento dei lavori, con conseguente configurabilità di un comportamento colposo omissivo nella mancata messa in sicurezza del cantiere” solo per citare un passo della sentenza del giudice. Il quale, “a fronte di queste gravissime inadempienze”, definisce del tutto “priva del benché minimo fondamento logico, oltre che giuridico, la deduzione difensiva della società appaltatrice che, in spregio agli elementari principi giurisprudenziali, asserisce, addirittura, che non è compito del datore di lavoro dell’impresa esecutrice valutare i rischi connessi al progetto dell’opera, poiché compete al coordinatore in fase di progettazione e di esecuzione”.

Ma ai profili di responsabilità ascrivibili a Crotonoscavi, prosegue il giudice, vanno aggiunti quelli accertati nei confronti del Comune di Crotone, anzitutto “per custodia” in quanto il muro crollato “rientrava nell’ambito della sua disponibilità giuridica e materiale”: una “relazione custodiale che sussiste indipendentemente dalla responsabilità dell’appaltatore che abbia eseguito i lavori”. Ed è evidente, come accertato, ribadisce il giudice, che “la responsabilità dei danni occorsi alla vittima siano riconducibili alla potenzialità dannosa indubitabilmente esistente in quel muro, in ragione degli acclarati inadempimenti sia nella progettazione sia nella sua manutenzione: completa assenza di fondazioni e materiali costituenti friabili”. Ma a questo titolo si aggiunge a carico del Comune anche la responsabilità ex art. 2043 c.c. “potendo configurarsi una corresponsabilità del committente a quella dell’appaltatore in caso di specifiche violazioni di regole di cautela . E nel caso di specie, l’accertata grave inadeguatezza, al caso concreto, sia del piano Operativo di Sicurezza sia del Piano di Sicurezza e Coordinamento rende evidente la sicura corresponsabilità del Comune di Crotone quale ente committente nella cassazione dell’evento”, oltre ovviamente a colui che ha redatto quei documenti così carenti, l’arch. Dinale. “L’evento – conclude il giudice – è da ritenersi causalmente riconducibile anche a una colpevole omissione del Comune, tenuto conto che l‘inadeguatezza delle misure precauzionali, sia in astratto (per quel che concerne la totale assenza di previsione nel Psc e nel Pos del rischio di crollo del muro di contenimento), sia in concreto (per quel che concerne l’inesistenza di qualsiasi sistema di puntellamento dello stesso) era immediatamente percepibile, da parte dell’Ente comunale, senza particolari indagini tecniche”. 

Di qui dunque la condanna dei tre soggetti e della compagnia assicurativa dell’azienda, Hdi Assicurazioni, a risarcire ai congiunti delle vittime tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali, con particolare riferimento alla perdita del rapporto parentale, quantificata con coefficienti altissimi considerata la gravità del fatto e lo stretto legame tra l’operaio e i suoi cari, come opportunamente comprovato da Studio3A. Ai quattro fratelli sono stati riconosciuti complessivamente 600mila euro, a cui però andranno aggiunti anche gli interessi dalla data dell’illecito. Comune, Crotonscavi e Dinale sono stati condannati anche a rifondere ai familiari tutte le spese di lite, calcolate in oltre 61.128 euro. Adesso si attende una risposta altrettanto forte anche in sede penale: è quello per cui da quattro anni si batte soprattutto la mamma di Petru.

Caso seguito da:

Dott. Giuseppe Cilidonio

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Categoria:

Infortuni sul Lavoro

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