Va risarcito il bambino rimasto disabile dopo il vaccino antipolio. Lo ha stabilito la Cassazione con un’epocale sentenza depositata nei giorni scorsi che ha dato ragione alla famiglia di un ragazzo divenuto invalido grave dopo la somministrazione dei vaccini obbligatori e che ribalta tutte le precedenti decisioni in tema di danni da vaccino, ponendo definitivamente la parola fine sulla questione del diritto delle famiglie ad essere indennizzate nel caso in cui le vaccinazioni producano reazioni avverse e danni alla salute.
La vicenda ha inizio nel lontano 1981 quando il bambino, oggi 37enne, viene sottoposto alla somministrazione dei vaccini contro polio, difterite, tetano e morbillo, a seguito dei quali manifesta subito le prime reazioni avverse (dalle febbre alta alla perdita della parola), sino ad arrivare alla diagnosi di “encefalopatia epilettica con grave ritardo psicomotorio e del linguaggio”.
Secondo le perizie mediche, a scatenare la reazione era stato il vaccino antipolio, visto che “gli effetti più gravi si manifestarono subito dopo la seconda dose di quella vaccinazione”. La somministrazione degli altri vaccini, inoltre, avrebbe ulteriormente danneggiato il sistema nervoso e immunitario del bambino, e la stessa consulenza tecnica del Tribunale di Treviso “ha confermato senza alcun dubbio il nesso di casualità tra le patologie insorte e le vaccinazioni”.
Così, dopo oltre 35 anni, è arrivata la decisione della Suprema Corte, che ha definitivamente condannato il Ministero della salute a risarcire la famiglia per i danni da vaccinazione ex lege 210/1992. Qui non si entra nel merito dell’acceso dibattito degli ultimi mesi circa le nuove norme regionali e comunali che impongono l’obbligo della vaccinazione per la frequentazione di scuole e asili: ciò che preme evidenziare è che ora le famiglie che dovessero riscontrare e comprovare reazioni avverse ai vaccini nei propri figli hanno un precedente fondamentale per avviare un’azione risarcitoria nei confronti dello Stato, del Ministero e dell’Istituto Superiore di Sanità.
Scritto da:
Dott. Nicola De Rossi
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