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Per il Pm ed il Gip va valutata la capacità di partecipare “coscientemente” al processo di Orjol Lame, che ha ucciso il figlio, la moglie e i due fratelli di quest’ultima, essendo ancora in coma

Accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero della Procura di Reggio Emilia titolare del relativo procedimento penale, il dott. Marco Marano, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale reggiano, dott. Andrea Rat, ha disposto di procedere con incidente probatorio per espletare una perizia psichiatrica sul responsabile di una delle più terribili “stragi della strada” mai successe, non solo in Emilia Romagna ma in tutta Italia, Orjol Lame.

Com’è noto, e come stato ricostruito dagli agenti della Polizia locale di Reggio Emilia, il trentenne di origini albanesi la sera di domenica 30 ottobre 2022 è uscito rovinosamente di strada con la Fiat Stylo di cui era alla guida mentre percorreva via Newton in direzione Parma, al civico 52, a villa Gaida di Reggio Emilia, invadendo la corsia opposta, sfondando la muretta di recinzione esterna di un casolare disabitato, schiantandosi contro la casa, abbattendo anche il muro dell’abitazione, penetrando nei locali abitativi e distruggendo così due famiglie, la sua e quella della moglie. Nel tremendo schianto, infatti, hanno perso la vita tutti e quattro gli incolpevoli passeggeri che si trovavano a bordo, sua moglie Shane Hyseni, 22 anni, il loro figlioletto Mattias, di appena un anno e quattro mesi, e il fratello e la sorella minori di Shane, Resat, 11 anni, e Rejana, 9. 

A rendere ancora più grave il fatto, la fuoriuscita è stata frutto di una condotta irresponsabile e al limite del criminale del conducente, per la folle velocità tenuta, per di più con tre minori innocenti a bordo, tra cui suo figlio, e per le condizioni psicofisiche con cui si è messo al volante, positivo alla droga con livelli di cocaina alle stelle: Lame “vantava” vari precedenti specifici e anche condanne per spaccio di sostanze stupefacenti e sul suo capo pendeva un decreto di espulsione, non si sarebbe nemmeno dovuto trovare in Italia. Senza contare lo “stato” della vettura, non assicurata, non revisionata e neppure sua: l’ultimo proprietario è al centro di un indagine per traffico illecito di veicoli.

Lame è anche l’unico a essere sopravvissuto a questa tragedia, è stato trasportato e ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale di Reggio Emilia, nel reparto di Rianimazione, ma a ormai tre mesi dal fatto il suo quadro clinico non sarebbe migliorato di molto, pur non correndo più immediato pericolo di vita. Dall’ultima informativa acquisita dai carabinieri, risalente a metà dicembre, risulterebbe ancora in stato di coma, con risposta incostante alle stimolazioni esterne, presenterebbe deficit motori, non sarebbe in grado di parlare e avrebbe riportato danni neurologici da valutare.

Sin qui il Sostituto Procuratore, che ovviamente lo ha iscritto da subito nel registro degli indagati per omicidio stradale plurimo con svariate aggravanti, ha nominato un proprio consulente tecnico, l’ing. Stefano Redaelli, per ricostruire la dinamica, le cause e le responsabilità del sinistro, concedendogli il termine di 70 giorni per consegnare la sua perizia (dovrebbe essere pronta in questi giorni), e ha anche affidato al geom. Cristiano Iacovone l’incarico di estrarre la copia forense del contenuto degli smarphone dell’indagato per verificare se li stesse usando al momento dell’incidente.

Ora però, a fronte delle condizioni psicofisiche gravi di Lame, con richiesta datata 23 dicembre 2022 il magistrato inquirente ha ritenuto di dover procedere a un accertamento specifico, in via prioritaria sulla capacità del trentenne di partecipare coscientemente al processo, ivi compresa la fase delle indagini preliminari, ma anche sulla sua attuale “pericolosità sociale” e sul suo stato di mente al momento del fatto, se fosse cioè capace di intendere e volere quella maledetta sera. Istanza, come detto, accolta dal Gip, che ha disposto di procedere all’espletamento di una perizia psichiatrica su Lame, incaricando a tal fine il medico legale dott. Moreno Lusetti: l’incarico è stato conferito il 26 gennaio in tribunale a Reggio Emilia, il perito avrà 90 giorni per depositare le sue conclusioni. 

Una decisione che non ha proprio “entusiasmato” Ardian Hyseni, 46 anni, e la moglie Anjeza, 42, i quali in un secondo hanno perso quasi tutto: tre dei quattro figli, Shane, Resat e Rejana, e il nipotino Mattias. I due coniugi albanesi lo scorso anno erano tornati in Italia dove Ardian Hyseni da giovane aveva vissuto per tanti anni a Policoro, in provincia di Matera e vicino Bari e avevano trovato casa a Casaltone di Parma per aiutare e stare vicini alla figlia maggiore, che con il compagno e il figlioletto piccolo aveva appena creato una sua famiglia: i tre abitavano nella frazione di Reggio Emilia di Cadè, e volevano stabilirsi definitivamente in Italia per avere un futuro migliore. Dopo la tragedia gli Hyseni sono rientrati, disperati e distrutti, nella loro città d’origine, Durazzo: è rimasto loro solo un figlio, Danilo, 18 anni, il loro orgoglio, studia in un’accademia di cucina per diventare chef a Lione, in Francia, dove la famiglia, prima, aveva risieduto a lungo. 

I due genitori (e nonni), per essere assistiti, attraverso l’Area Manager Puglia Sabino De Benedictis, e la consulente legale per l’Emilia Romagna dott.ssa Sara Donati, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali in ogni tipologia di sinistro e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione degli avvocati Nicola Termanini, del foro di Modena, e Fabio Ferrara, del Foro di Bari. E nel caso in cui il “genero” fosse sopravvissuto, si aspettavano e si aspettano logicamente una condanna esemplare per ciò che ha commesso. Certo, sono consapevoli che non si può perseguire una persona in stato di coma, ma confidano in una perizia scrupolosa e obiettiva che accerti veramente le condizioni e i margini di recupero dell’indagato, e, laddove ve ne siano, sperano anche che non si voglia addurre una momentanea “infermità mentale” per giustificare quella condotta di guida scriteriata che ha strappato loro quasi tutti gli affetti. 

Caso seguito da:

Sabino De Benedictis

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Categoria:

Incidenti da Circolazione Stradale

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