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La responsabilità civile sanitaria è ovviamente di rilevante interesse, sia per l’importanza della spesa per la salute in Italia (8,9% sul Pil nel 2016), sia perché la protezione contro tale rischio contribuisce indirettamente alla sicurezza delle cure e dei trattamenti sanitari, parte importante del diritto alla tutela della salute, riconosciuto come fondamentale dall’articolo 32 della Costituzione.

Anche per questo l’Ivass, l’Istituto di Vigilanza sulle assicurazioni, ha realizzato un bollettino statistico con l’obiettivo di dare una prima evidenza quantitativa sul rischio da responsabilità civile sanitaria, con particolare riferimento alla sua copertura assicurativa: un lavoro importante anche perché è la prima volta che vengono resi disponibili dati statistici ufficiali su tale fenomeno, che nel 2016, per la parte gestita dalla imprese assicurative, ha raggiunto il 14% dei premi assicurativi del ramo Responsabilità Civile generale di cui fa parte, anche se i numeri raccolti sono aggiornati, appunto, al 2016 e non tengono conto dell’evoluzione normativa del settore attuata con l’entrata in vigore della legge n. 24 dell’8 marzo 2017, la “Legge Gelli” che ha riformato il settore della responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie.

I principali risultati. I premi raccolti nel 2016 nella Rc sanitaria ammontano a 592 milioni di euro, sostanzialmente stabili rispetto al 2015, e costituiscono, come detto, il 14,1% del totale dei premi del ramo Rc generale. La quota in realtà scende a 8,7% per le imprese italiane, mentre sale al 25,4% per le imprese estere. Nel periodo 2012-2016, il divario delle due quote è stato sempre notevole, indicando una maggiore propensione delle imprese estere ad operare nel settore. Le imprese italiane tendono ad operare soprattutto nell’offerta di coperture al personale sanitario, mentre sono poco presenti nel mercato delle coperture di strutture sanitarie.

La R.c. sanitaria si caratterizza per una concentrazione di mercato superiore rispetto a quella del ramo di appartenenza: nel 2016 i premi raccolti dalle prime 5 e dalle prime 10 imprese ammontavano, rispettivamente, al 71,3% e all’89,7% del totale (le due quote scendono al 48,5% e al 69,3% per il ramo R.c. generale).

La totalità dei contratti sottoscritti nel corso del 2016 contengono la clausola claims made. Sono quasi sempre presenti le clausole che consentono all’impresa la disdetta in caso di sinistro e la limitazione del periodo di retroattività. La clausola di garanzia postuma è resa disponibile quasi esclusivamente per gli operatori sanitari.

I premi raccolti nel 2016, sostanzialmente stabili rispetto al 2015, si ripartiscono tra strutture sanitarie pubbliche (284 milioni di euro), strutture private (93 milioni) e operatori sanitari (215 milioni). Nel complesso, sono assicurate 4.916 strutture (di cui 721 pubbliche) e 302.965 operatori sanitari (di cui 73% medici). Rispetto al 2010, ed è uno dei dati che più fanno riflettere, il numero di strutture pubbliche assicurato è dimezzato, mentre la flessione del numero di strutture private è più contenuta (-23,8%). Nello stesso periodo sono invece in aumento il numero di sanitari assicurati (+76,3%).

Nel 2016 una struttura sanitaria pubblica ha pagato un premio medio di 393.813 euro, contro i 22.204 di una struttura privata; entrambi i valori risultano superiori rispetto a quelli del 2010 (rispettivamente del 7,5 e del 53,7%). Nello stesso periodo, il premio medio pagato dagli operatori sanitari è in flessione del -13,1% (710 euro nel 2016, contro 817 euro nel 2010). Il premio medio pagato dal personale medico risulta quasi 5 volte superiore a quello corrisposto dal personale sanitario non medico (189 euro). Rispetto alla media nazionale, i premi risultano più elevati nel Nord ovest, più bassi nelle isole.

Nel 2016 le compagnie hanno ricevuto la metà delle denunce rispetto al 2010 (15.360 contro 29.991). La flessione ha riguardato soprattutto le strutture pubbliche (3.793 denunce, contro le 16.664 di sei anni prima). La diminuzione delle denunce di sinistro presentate da strutture sanitarie private è stata meno accentuata (5.242 denunce nel 2016, rispetto alle 3.075 di sei anni prima). Oltre che alla diminuzione del numero delle strutture assicurate, Il calo delle denunce tra 2010 e 2016 è dovuto ovviamente alla diminuzione del numero delle strutture assicurate, oltre che alla flessione del tasso di denunce per struttura (–56% per le strutture pubbliche, –23% per quelle private). I sinistri denunciati dal personale sanitario risultano invece in leggero aumento (8.492 denunce nel 2016, rispetto alle 8.085 del 2010). In termini percentuali questo incremento è del +5%, molto inferiore rispetto a quello degli assicurati nello stesso periodo, come effetto del calo del tasso di denunce per unità di personale (–40%).

Fino al 2016 sono stati risarciti a titolo definitivo 40.444 sinistri denunciati tra 2010 e 2016, 92% dei quali erano relativi a denunce pervenute prima del 2015. I risarcimenti corrispondenti sono ammontati a 1.590 milioni di euro (96% dei quali per le denunce precedenti il 2015). Solo il 3,5% delle denunce di sinistri con seguito pervenute nel 2016, relative alle strutture sanitarie pubbliche, sono definite e pagate nello stesso anno. La percentuale aumenta a 12,5% per le strutture private e a 5,2% per gli operatori sanitari. Le percentuali sono inferiori per quanto riguarda gli importi: per le denunce del 2016 relative alle strutture pubbliche, solo lo 0,6% dei risarcimenti previsti viene liquidato nello stesso anno (contro 3,2% per le strutture private e 2,7% per gli operatori sanitari). Per quanto riguarda la generazione di denunce 2010 (la meno recente disponibile), due terzi degli importi previsti risultano liquidati per le strutture sanitarie pubbliche e private, ma la quota scende a 44,6% per i sinistri degli operatori sanitari.

Utilizzando le informazioni disponibili alla fine del 2016, il costo medio dei risarcimenti è più alto per le denunce più vecchie, rispetto a quelle pervenute più di recente. Infatti, per i sinistri denunciati nel 2010, il risarcimento medio è pari a 54.348 euro per le strutture sanitarie pubbliche (contro 16.069 euro per le denunce del 2016). Per le strutture private, il risarcimento medio per le denunce del 2010 ammonta a 49.244 euro (7.115 per le denunce del 2016). Per il personale sanitario i due valori ammontano rispettivamente a 20.203 e 9.806 euro.

Nel periodo 2010-2016 le imprese di assicurazione hanno raccolto nel complesso 4.555 milioni di euro di premi e corrisposto risarcimenti per 1,6 miliardi.

Nel 2016 le imprese di assicurazione hanno accantonato riserve per sinistri non ancora liquidati pari a 3.219 milioni di euro, relativamente alle denunce di sinistro del periodo 2010- 2016. Il 57,6% dell’ammontare è relativo ai sinistri delle strutture sanitarie pubbliche, il 17,4% a quelli delle strutture private, il restante 25% riguarda i sinistri degli operatori sanitari. La maggioranza degli accantonamenti riguarda i sinistri di generazione meno recente, dato che solo il 34,6% delle riserve è accantonato per le denunce pervenute successivamente al 2014. Per quanto riguarda l’andamento dell’ammontare complessivo delle riserve e del numero dei sinistri riservati dei singoli anni di denuncia, si osserva che entrambi risultano sempre in diminuzione nel corso del tempo. Si riscontra però una tendenza all’aumento del valore medio della riserva: ad esempio, per le denunce del 2010 delle strutture sanitarie pubbliche, questo valore cresce da 38.143 euro nel 2010 a 85.175 euro nel 2016. Questo andamento ha alla base i lunghi tempi di definizione dei sinistri più costosi, che restano a riserva per più tempo e di conseguenza concorrono ad aumentarne il valore medio. Nell’arco temporale considerato, gli accantonamenti a riserva effettuati nello stesso anno di denuncia per le strutture sanitarie (pubbliche e private) divengono più prudenti. Infatti, la riserva media dei sinistri denunciati nello stesso esercizio di bilancio passa da 38.193 euro (per il 2010) a 89.662 (per il 2016) per le strutture sanitarie pubbliche (per le strutture private lo stesso indicatore sale da 25.377 a 45.350 euro). Per gli operatori sanitari, il riservato medio relativo all’anno di denuncia varia nello stesso periodo tra 19.481 e 24.866 euro, senza evidenziare un trend di crescita o diminuzione.

L’indice di profittabilità utilizzato nel bollettino, infine, è il consueto rapporto sinistri a premi (loss-ratio) che, anche tenendo conto delle particolarità del rischio da R.c. sanitaria, è un indicatore omogeneo per valutare i risultati tecnici del rischio. Guardando al settore nel suo complesso, il rapporto, aggiornato alla fine del 2016, è compreso tra il 100% e il 120% per tutti gli anni di denuncia ad eccezione del 2016, per il quale vale 90,2%. Ciò è indicativo del fatto che il costo complessivo dei sinistri è superiore al valore dei premi incassati, evidenziando che il rischio per R.c. sanitaria comporta per le imprese una perdita tecnica. In dettaglio, per le strutture sanitarie pubbliche, il massimo dell’indicatore, pari a 150,2%, si riscontra per il 2015. L’indicatore è sempre superiore a 100% per le strutture sanitarie private, ad eccezione delle denunce più recenti del 2016. Per gli operatori sanitari, l’indicatore è inferiore a 100% per tutti gli anni di denuncia, ad eccezione del 2013, anno per il quale assume il valore di 102,1%.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Malasanità

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