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L’assicurazione dell’Ente rigetta ogni richiesta danni, ultima della serie quella di una 49enne di Musile. E sul caso di una 44enne del posto dirigente comunale a processo

Strade e marciapiedi dissestati, la gente cade e si fa male e, non bastasse, non viene mai risarcita. Sono sempre di più le persone che si rivolgono a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, per essere risarcite dai danni fisici e morali patiti dopo rovinose cadute occorse loro nel territorio di San Donà di Piave, la cui Amministrazione comunale tuttavia, tramite la sua compagnia assicurativa per la responsabilità civile verso terzi, Itas Mutua, rigetta puntualmente ogni richiesta risarcitoria, anche laddove la responsabilità dell’Ente nell’infortunio è lapalissiana.

Ultimo caso della serie quello di una quarantanovenne di Musile di Piave che il 2 settembre 2022, poco dopo le 23, attraversando sulle strisce viale della Libertà all’altezza della pizzeria Ciro’s, è caduta a causa di un marcato dislivello presente tra l’attraversamento pedonale, realizzato su una piattaforma in cemento “a parte”, e il manto d’asfalto della strada. Con conseguenze pesanti: la signora è rovinata a terra, ha battuto con violenza il capo sul bordo del marciapiede ed è finita al pronto soccorso cittadino con una profonda ferita lacero contusa alla fronte, che le ha lasciato una brutta cicatrice con conseguente pregiudizio anche estetico, e una forte contusione al polso sinistro. La donna, attraverso il responsabile della sede di San Donà di Piave, Riccardo Vizzi, si è affidata a Studio3A, che ha raccolto tutta la documentazione, istruito la pratica e chiesto i danni al Comune, ma Itas ha rigettato la domanda disconoscendo qualsiasi responsabilità del suo assicurato e sostenendo che il fatto sarebbe stato incerto, così come il nesso di causa, e che lo stato dei luoghi non avrebbe presentato “situazioni insidiose invisibili o imprevedibili, tali da non essere superabili con la comune attenzione”.

Argomentazioni inaccettabili per Studio3A, che in primis ha obiettato con forza come l’episodio fosse tutt’altro che incerto, visto che, oltre al referto del Pronto Soccorso, a confermarlo c’era anche la testimonianza di un’altra donna che aveva visto tutta la scena e ne aveva fornito la stessa versione e dinamica. Indiscutibile, poi, l’insidia rappresentata da quel pericoloso “scalino” tra la superficie di calpestio dell’attraversamento pedonale e quello della strada, un dislivello risultato, metro alla mano, di 3,4 centimetri, come comprovato dai rilievi degli agenti della Polizia locale successivamente intervenuti in loco, e non segnalato da alcun cartello di pericolo: per intenderci, i dislivelli che superano i 2,5 centimetri sono considerati per legge una barriera architettonica. Inoltre, altri due elementi decisivi, il sinistro è accaduto di notte, in un’area poco illuminata, scorgere la buca era di fatto impossibile, e la quarantanovenne, non essendo residente, non poteva in alcun modo eventualmente conoscere l’insidia costituita da quel punto nero.

Sembrava che la compagnia assicurativa, a fronte di queste indiscutibili contestazioni, si fosse ravveduta, tanto che la quarantanovenne è stata convocata per sottoporsi a una visita con il medico legale di controparte per valutare e quantificare l’entità dei danni patiti e arrivare così all’agognato e giusto risarcimento, e invece no: nei giorni scorsi Itas ha inviato una lettera ribadendo il diniego. A questo punto non resterà che andare in causa, con ulteriore aggravio in termini di tempo e di danaro per la danneggiata.

E c’è voluto un processo penale per “smuovere” il caso di un’altra vittima delle strade dissestate del comune, una quarantaquattrenne sandonatese che si è rotta entrambe le braccia, più precisamente ha riportato la frattura bilaterale del capitello radiale di entrambi i gomiti, il 28 ottobre 2021: portando a scuola la figlioletta, la donna è caduta rovinosamente su un marciapiede in via Carrozzani dopo essere inciampata a causa del “consueto” dislivello, di circa due centimetri, determinato dalla mancanza di una mattonella, insidia pure questa poco visibile anche per il fitto via vai di genitori che a quell’ora accompagnavano i figli in classe. La malcapitata ha dovuto tenere entrambe le braccia al collo per 40 giorni, alle successive visite ortopediche di controllo all’ospedale di San Donà le hanno dato ulteriori, complessivi 80 giorni di prognosi prescrivendole riposo assoluto, cicli di fisioterapia, e terapia antalgica. Un calvario, senza contare che le due braccia non torneranno più come prima: le è residuata unimportante invalidità permanente.

Anche questa cittadina si è rivolta a Studio3A per essere risarcita, ma diversi testimoni che hanno assistito all’evento, lo stato di dissesto del marciapiede, il fatto che subito dopo, come al solito troppo tardi, l’Amministrazione sia intervenuta per rabberciare la buca, indiretta ammissione di responsabilità, non sono bastati neanche in questo caso per riconoscerle l’equo indennizzo: Itas ha sempre risposto picche. La querela presentata dalla danneggiata, tuttavia, ha fatto il suo corso, la Procura di Venezia ha aperto un procedimento penale per lesioni personali colpose gravi nei confronti di un dirigente del Comune e ne ha disposto la citazione a giudizio avanti il giudice di pace di San Donà di Piave: processo tuttora pendente, prossima udienza a ottobre, e che ha finalmente aperto un canale di trattativa stragiudiziale.

Caso seguito da:

Dott. Riccardo Vizzi

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