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Per fortuna il virus non è pressoché più letale, ma anche nel 2022 il Covid-19 ha fatto registrare innumerevoli contagi, compresi quelli sul lavoro, oltre 117mila. Il 26 gennaio l’Inail ha pubblicato il 31. Report nazionale, ora a cadenza bimestrale, sulle infezioni di origine professionale dovute al Coronavirus, relativo agli ultimi due mesi del 2022.

Nel 2022, 117.154 contagi sul lavoro da Covid-19, quasi 10mila casi a novembre e dicembre

Dallo studio emerge appunto che lo scorso anno, con 117.154 contagi sul lavoro denunciati all’istituto, pesa al momento per il 37,2% sul totale delle infezioni rilevate dall’inizio della pandemia, che alla data dello scorso 31 dicembre 2022 erano circa 315mila, pari a oltre un sesto del totale delle denunce di infortunio pervenute dal gennaio 2020, con un’incidenza dell’1,2% sul complesso dei contagiati nazionali comunicati a fine anno dall’Istituto superiore di sanità. Con 149.025 casi, il 2020 raccoglie invece il 47,3% dei contagi, mentre il restante 15,5%, pari a 48.876 denunce, riguarda il 2021. Se nell’anno 2020 l’incidenza media delle denunce da Covid-19 sul totale di tutti gli infortuni denunciati è stata di una denuncia ogni quattro, nel 2021 è scesa a una su dodici ma nel 2022 è risalita a una su sei.

Rispetto al monitoraggio aggiornato al 31 ottobre 2022 (305.395 denunce), i casi in più sono 9.660 (+3,2%), di cui 2.792 riferiti a dicembre, 4.435 a novembre e 1.428 ad ottobre, con i restanti casi riconducibili ai mesi precedenti: il consolidamento dei dati permette, infatti, di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni precedenti.

Le infezioni con esito mortale quasi azzerate

Se dunque le infezioni continuano a colpire, si è tuttavia finalmente esaurita la loro carica tragica. Gli 891 casi mortali denunciati all’Inail sono infatti concentrati quasi esclusivamente nei primi due anni della pandemia. Salvo consolidamenti rilevabili nei prossimi monitoraggi, infatti, il 65,9% dei decessi (587) è avvenuto nel 2020, il 33,0% (294) nel 2021 e solo l’1,1% (10) nel 2022.

Com’è noto, se a morire sono soprattutto gli uomini (82,7%), prendendo in considerazione tutte le infezioni denunciate il rapporto tra i generi si inverte. La quota delle lavoratrici sul totale dei contagi, infatti, è pari al 68,4%. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni, con l’unica eccezione della Campania, dove l’incidenza delle donne è del 49,3%.

L’età media dei lavoratori contagiati è di 46 anni per entrambi i sessi, con la fascia d’età 50-64 anni al primo posto con il 42,0%, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,0%), under 35 anni (19,9%) e over 64 anni (2,1%).

Nel Nord-Ovest quattro denunce su 10.

L’analisi territoriale evidenzia che il 40,6% dei contagi sin qui denunciati è concentrato nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 23,5%), seguito dal Nord-Est con il 21,5% (Veneto 10,7%), dal Centro con il 16,8% (Lazio 8,4%), dal Sud con il 14,9% (Campania 7,6%) e dalle Isole con il 6,2% (Sicilia 4,5%).

Le province più colpite dall’inizio della pandemia sono quelle di Milano (9,5%), Torino (6,7%), Roma (6,6%), Napoli (4,6%), Genova (3,2%), Brescia (3,1%), Venezia (2,2%), Verona e Treviso (2,1% ciascuna), Vicenza e Monza e Brianza (2,0% ciascuna), Firenze e Varese (1,9% ciascuna) e Bologna (1,8%).

La provincia di Genova è invece quella con il maggior numero di infezioni da Covid-19 di origine professionale nello scorso mese di dicembre 2022, seguita da Torino, Brescia, Milano, Roma, Napoli, Venezia, Salerno, Vicenza, Monza e Brianza, Treviso, Imperia e Latina. I maggiori incrementi percentuali rispetto alla rilevazione di fine ottobre sono stati però registrati nelle province di La Spezia (+13,5%), Imperia (+8,0%), Latina (+7,3%), Brescia (+7,1%), Genova (+6,4%), Salerno (+5,8%), Caserta (+5,7%), Venezia (+5,6%), Rieti e Terni (+5,5% per entrambe).

Tre quarti dei casi tra il personale dell’ambito sanitario

L’analisi per professione dell’infortunato conferma, anche con l’aggiunta dei dati dell’ultimo report, la prevalenza dei contagi sul lavoro tra il personale dell’ambito sanitario, coinvolto in circa i tre quarti del totale delle denunce, prima fra tutte la categoria dei tecnici della salute con il 37,9% dei casi (in tre casi su quattro donne), l’82,3% dei quali relativi a infermieri. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 16% (l’80,7% donne), i medici con il 9,4% (oltre la metà donne, più di un terzo internisti e generici), gli operatori socio-assistenziali con il 5,4% (l’85,4% donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (circa l’80% ausiliari, ma anche portantini e barellieri) con il 4,4% (72,8% donne).

Le altre professioni più colpite sono quelle degli impiegati amministrativi (5,8%, i due terzi donne), degli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta (2,3%, di cui più della metà donne), degli addetti ai servizi di pulizia (1,9%, poco meno di otto su 10 donne), degli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro (1,5%, di cui circa i due terzi donne), dei conduttori di veicoli (1,2%, con una preponderanza di contagi maschili pari al 91,6%), dei professori di scuola primaria (1,2%, di cui il 97,2% donne) e degli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia (1,2%, di cui il 32,3% donne).

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Infortuni sul Lavoro

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