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Con il Covid-19 bisognerà imparare a convivere ancora per un pezzo, anche negli ambienti di lavoro.

Il 24 maggio 2022 l’Inail ha pubblicato il 27. Report nazionale sulle infezioni di origine professionale aggiornato al 30 aprile 2022 da cui emerge, innanzitutto, che i contagi sul lavoro segnalati all’istituto da inizio pandemia, con i dati dell’ultimo mese monitorato, hanno superato quota 250mila e anche 260mila: più precisamente, 260.750, pari a circa un quinto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e all’1,6% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di Sanità alla stessa data.

Oltre 15mila casi in più sul monitoraggio di marzo, superati i 260mila da inizio pandemia

Non solo, rispetto alle 245.392 denunce registrate dal monitoraggio dello scorso 31 marzo i casi in più sono 15.358 (+6,3%), di cui 8.778 riferiti ad aprile, 4.535 a marzo, 746 a febbraio e 912 a gennaio 2022, mentre gli altri 387 casi risalgono per l’86,8% al 2021 e per il restante 13,2% al 2020. Il consolidamento dei dati, infatti, permette di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni e nei mesi precedenti.

A conferma che il virus continua a incidere, il 2022, con 63.761 contagi denunciati tra gennaio e aprile, pesa al momento per il 24,5% sul totale dei casi segnalati all’Inail dal gennaio 2020 e in quattro mesi ha superato il dato registrato in tutto il 2021. Gennaio, in particolare, con 28.594 denunce si colloca solo dopo novembre e marzo del 2020 e prima di tutti i mesi dell’anno scorso. Febbraio e marzo, invece, con 11.913 e 14.476 casi rispettivamente, si posizionano prima di tutti i mesi del 2021, con l’unica eccezione di gennaio.

Il nuovo report però, ed è la risultanza positiva più importante, conferma anche l’andamento in forte diminuzione dei decessi. I casi mortali rilevati a tutto il 30 aprile, infatti, sono 858, cinque in più rispetto al dato di fine marzo. A fronte dei 576 decessi del 2020 e dei 276 registrati nel 2021, nel primo quadrimestre di quest’anno i casi mortali sono sei, pari allo 0,7% del totale. Se a morire sono soprattutto gli uomini (83,0%), allargando l’analisi a tutte le infezioni denunciate il rapporto tra i generi si inverte. La quota delle lavoratrici sul totale dei casi di contagio, infatti, è pari al 68,3%. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni, con le sole eccezioni della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne è, rispettivamente, del 48,2% e del 47,2%.

 

La dinamica per classe d’età e nazionalità

L’età media dei lavoratori contagiati è di 46 anni per entrambi i sessi, con la fascia d’età 50-64 anni al primo posto con il 41,2% delle denunce, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,6%), under 35 anni (20,2%) e over 64 anni (2,0%). Gli italiani sono l’87,9%, mentre tra i lavoratori stranieri la nazionalità più colpita è quella rumena, con più di un’infezione su cinque, seguita dalle comunità peruviana (12,4% dei contagiati stranieri), albanese (8,0%), moldava (4,5%), svizzera (4,3%) ed ecuadoriana (4,0%).

A livello territoriale, più di quattro contagi sul lavoro su 10 sono concentrati nel Nord-Ovest (41,0%), seguito da Nord-Est (22,7%), Centro (16,5%), Sud (13,9%) e Isole (5,9%). Le province che hanno registrato il maggior numero di infezioni da inizio pandemia sono Milano (9,8%), Torino (6,6%), Roma (6,1%), Napoli (4,2%), Genova (2,9%), Brescia (2,8%), Verona (2,3%), Venezia (2,2%) e Varese (2,1%). Milano è anche la provincia con più casi denunciati in aprile, seguita da Roma, Torino, Genova, Brescia e Napoli, ma i maggiori incrementi percentuali rispetto al mese precedente sono stati rilevati nelle province di Cagliari, Isernia, Salerno, Venezia, Chieti, Teramo, Messina e Vibo Valentia.

 

Gli indennizzi: riconosciute tre denunce su quattro

Il nuovo report della Csa aggiorna anche le informazioni relative ai contagi da Covid-19 riconosciuti e indennizzati dall’Inail. Alla data dello scorso 30 aprile il 76% di tutte le denunce pervenute dall’inizio della pandemia è stato riconosciuto positivamente dall’Istituto, generando nella stragrande maggioranza dei casi (95%) un indennizzo. Per i casi mortali, invece, la percentuale di riconoscimento si attesta provvisoriamente al 63%.

Gli indennizzi sono quasi interamente costituiti da inabilità temporanee (99%), con il restante 1% suddiviso tra menomazioni permanenti (circa lo 0,7%) e rendite a superstiti per casi mortali (inferiori allo 0,3%). L’inabilità temporanea riconosciuta per ogni tipo di indennizzo ha superato complessivamente i quattro milioni di giornate, con un numero medio di giorni di assenza dal lavoro, compresi i tre di franchigia, pari a 27. In media, dunque, ogni infortunato da Covid-19 si assenta dal proprio posto per quasi un mese.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Infortuni sul Lavoro

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