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In tre mesi più infezioni da Covid di origine professionale di tutto il 2021. Non bastasse il già pesante bilancio degli infortuni sul lavoro, il 22 aprile, a pochi giorni dalla Festa del Primo Maggio, l’Inail ha diffuso i dati, impressionanti, del 26. report sui contagi sul lavoro denunciati all’istituto nei primi tre mesi del 2022.

Nei primi tre mesi del 2022, 48.790 casi di infezione professionale da Covid-19

Perché è vero che con il 30 aprile lo stato di emergenza è cessato e che il peggio appare superato, ma l’impennata di positività fatta registrare soprattutto a gennaio si è inevitabilmente ripercossa anche negli ambienti di lavoro, dove i casi del primo trimestre di quest’anno, 48.790, hanno già superato il numero di quelli (47.858) registrato in tutto l’anno precedente, con gennaio 2022, appunto, che con 27.682 denunce, nella classifica per mesi si colloca al terzo posto assoluto di tutto il periodo pandemico dopo i soli novembre e marzo del 2020 e prima di tutti i mesi del 2021. Anche febbraio e marzo 2022, peraltro, con rispettivamente 11.167 e 9.941 casi, precedono tutti i mesi del 2021, con la sola eccezione di gennaio.

In netto calo però i casi mortali

La nota positiva, e più importante, tuttavia, è il trend in netta diminuzione dei casi mortali: tra gennaio e marzo di quest’anno, infatti, sono stati denunciati solo cinque decessi, pari allo 0,6% degli 853 casi mortali registrati dall’inizio della pandemia. Venendo ai dati dell’ultimo mese oggetto di monitoraggio, i casi mortali sono 18 in più rispetto a quelli (835) denunciati fino a febbraio, ma di questi solo due  sono effettivamente avvenuti a febbraio e uno a gennaio 2022, mentre 13 sono riferiti al 2021 e due al 2020: il consolidamento dei dati permette, infatti, di acquisire informazioni non disponibili nei monitoraggi e nei mesi precedenti.

Con i 16.355 (+7,1%) casi in più registrati rispetto al precedente monitoraggio aggiornato a febbraio 2022, dei quali tuttavia, come detto, solo 9.941 sono riferiti effettivamente a marzo 2022 (3.056 sono relativi allo stesso febbraio e 2.482 a gennaio 2022, mentre gli altri 876 sono per l’89,5% riferiti al 2021 e il restante 10,5% al 2020), il numero totale dei contagi professionali segnalati all’Inail da inizio pandemia sale a 245.392, pari a circa un quinto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e all’1,7% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data.

 

La dinamica territoriale: Milano la provincia con più denunce

Dall’analisi territoriale emerge una distribuzione delle denunce del 41,6% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 24,5%), del 22,9% nel Nord-Est (Veneto 10,5%), del 16,4% al Centro (Lazio 7,5%), del 13,5% al Sud (Campania 6,3%) e del 5,6% nelle Isole (Sicilia 4,0%). Le province con il maggior numero di contagi da inizio pandemia sono quelle di Milano (9,9%), Torino (6,7%), Roma (6,0%), Napoli (4,1%), Genova (2,9%), Brescia (2,8%), Verona (2,4%), Varese (2,2%), Bologna e Firenze (entrambe con il 2,1%) e Treviso e Venezia (2,0% ciascuna).

La provincia di Milano è anche quella che registra il maggior numero di contagi professionali nell’ultimo mese di rilevazione, seguita da Roma, Genova, Torino, Brescia, Reggio Calabria, Napoli, Venezia, Messina, Lucca e Treviso. Le province che hanno registrato gli incrementi percentuali maggiori rispetto al monitoraggio di fine febbraio, non per contagi avvenuti solo nel mese di marzo ma per il consolidamento dei dati in mesi precedenti, sono invece quelle di Reggio Calabria, Vibo Valentia, Latina, Agrigento, Fermo, Messina, Teramo, Cagliari e Macerata.

 

Il fenomeno per sesso, età e nazionalità

La maggioranza delle infezioni di origine professionale riguarda le donne. La quota delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi denunciati, infatti, è pari al 68,3%. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni, con le sole eccezioni della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne sul totale dei contagi segnalati all’Inail è, rispettivamente, del 47,7% e del 46,8%.

L’età media dei contagiati dall’inizio della pandemia è di 46 anni per entrambi i sessi, ma nell’ultimo mese di rilevazione è scesa a 45 anni. Il 41,1% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni. Seguono le fasce di età 35-49 anni (36,8%), under 35 anni (20,2%) e over 64 anni (1,9%). Gli italiani sono l’87,6%, mentre il restante 12,4% delle denunce riguarda lavoratori stranieri. Le nazionalità più colpite sono quelle rumena (20,9% dei contagiati stranieri), peruviana (12,5%), albanese (8,1%), moldava (4,5%), svizzera (4,2%) ed ecuadoriana (4,1%).

 

I settori e le professioni più colpiti: il prezzo più alto lo ha pagato la Sanità

Nell’evoluzione dei contagi, si riscontrano alcune differenze in diversi settori produttivi. La sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili…), in cui ricade il 63,5% delle denunce da Covid-19 codificate, rispetto al 2020 e in termini assoluti ha mostrato un numero di contagi in costante discesa nel primo semestre del 2021, registrando nel mese di giugno il suo livello minimo con 61 infortuni (erano più di 400 a giugno 2020), tornando poi a crescere nella seconda parte dell’anno fino a sfiorare i tremila casi a dicembre, per poi avere un nuovo picco di oltre 11mila casi a gennaio 2022 e ridiscendere a febbraio (cinquemila denunce) e a marzo (circa quattromila).

In termini di incidenza, la sanità e assistenza sociale tra febbraio e giugno 2021 ha avuto riduzioni, per poi mostrare segnali di ripresa nel secondo semestre dell’anno, proseguiti e addirittura amplificati nel primo trimestre 2022, in particolare tra febbraio e marzo, in cui si sono registrati livelli di incidenza simili a quelli osservati nei periodi più acuti della pandemia. Altri comparti produttivi, come il trasporto e magazzinaggio, hanno registrato nel corso del 2021, ma anche tra gennaio e marzo di quest’anno, incidenze di contagi professionali maggiori rispetto al 2020. Nel caso del trasporto e magazzinaggio, inoltre, a gennaio 2022 si conta anche il numero più elevato di denunce da inizio pandemia (oltre 3.300 casi), con una flessione a febbraio (oltre 900) e a marzo (660 circa).

L’analisi per professione dell’infortunato conferma che la categoria dei tecnici della salute è quella più coinvolta dai contagi con il 37,5% delle denunce (in tre casi su quattro donne), l’82,5% delle quali relative a infermieri. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 16,9% (l’80,9% sono donne), i medici con il 9,0% (la metà sono donne, oltre un terzo medici internisti e generici), gli operatori socio-assistenziali con il 6,0% (l’85,2% donne), gli impiegati amministrativi con il 5,3% (i due terzi sono donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (l’80% ausiliari, ma anche portantini, barellieri) con il 4,5% (72,9% donne). I contagi professionali di insegnanti/professori e ricercatori di scuole di ogni ordine e grado e di università statali e private, riconducibili sia alla gestione dei dipendenti del Conto dello Stato sia al settore Istruzione della gestione Industria e servizi, sono poco più di cinquemila.

Anche rispetto alla professione dell’infortunato si osserva in generale un calo significativo delle denunce a partire da febbraio-marzo 2021, con incidenze in riduzione per alcune categorie, tra le quali le professioni sanitarie, che tuttavia nel secondo semestre dell’anno, e ancor di più nel primo trimestre del 2022, mostrano segnali di ripresa. Altre professioni, con la ripresa delle attività, hanno visto aumentare l’incidenza dei casi di contagio rispetto al 2020. È il caso degli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali o degli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta, degli insegnanti di scuola primaria o degli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Infortuni sul Lavoro

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