E’ una sentenza esemplare di condanna per omicidio volontario per abbandono e assenza di cure e di assistenza in campo sanitario quella comminata nei giorni scorsi dalla Corte d’Assise del Tribunale di Latina (in foto): la prima del genere in Italia.
Il pronunciamento dei giudici si riferisce all’ennesimo, gravissimo caso verificatosi in una struttura per anziani, più precisamente della casa di riposo “Villa Sant’Andrea”, ad Aprilia.
I responsabili finiti indagati, il titolare della struttura e tre dipendenti, avevano lasciato morire una ottantacinquenne malata di Alzheimer tra le piaghe abbandonandola senza cibo nel suo letto.
La donna, considerate le sue condizioni (aveva anche problemi al cuore), non avrebbe potuto essere ospitata nella struttura, dove invece entrò nel 2010, pagando 1200 euro. Sull’anziana, oltre alla mancanza assoluta di terapia motoria, sono stati riscontrati scarsa alimentazione e idratazione e, soprattutto, nessuna cura delle piaghe da decubito che provocarono infezioni gravissime. Il ricovero della ottantacinquenne in ospedale avvenne quando ormai non c’era più nulla da fare. Nel corso del processo, il medico legale ha illustrato come furono la sepsi e poi la polmonite, sviluppatesi durante il ricovero presso la casa per anziani, a provocare la morte della vittima. Inoltre le piaghe da decubito, secondo il medico che aveva curato l’anziana, erano legate alla mancanza delle cure basilari.
Ebbene, per i giudici non si è trattato di maltrattamenti ma, per la prima volta, l’ipotesi prefigurata in questo, come in tanti casi simili balzati all’attenzione della cronaca negli ultimi tempi, è di omicidio volontario. Di qui, con una procuncia senza precedenti da parte della Corte dAssise del Tribunale di Latina, la condanna dei quattro imputati a 14 anni di carcere per omicidio volontario, legato alla morte dell’anziana ospite della struttura. La condanna per questo tipo di reato potrebbe costituire ora un precedente per tante vicende analoghe che hanno riguardato altrettante case di riposo “lager”.
Scritto da:
Dott. Nicola De Rossi
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