Condannata l’automobilista che ha causato l’incidente, a Ormelle, costato la vita a Roberto Scudeler: ha patteggiato 5 mesi e 10 giorni

L’imputata, 34 anni, di San Polo di Piave, si era immessa in retro da un passo carraio sulla SP 34 travolgendo il 59enne di Ponte di Piave, che andava al lavoro in scooter

Nessuna condanna avrebbe mai potuto ripagarli della terribile perdita, ma hanno quanto meno ottenuto un po’ di giustizia per il loro caro i familiari di Roberto Scudeler, l’appena 59enne di Ponte di Piave (Tv) che ha perso la vita nell’ennesimo, tragico incidente sulle strade della Marca, successo il 20 ottobre 2023, alle 19.30, a Ormelle, sulla Sp 34 (in quel tratto via San Maurizio). Nei giorni scorsi, il 31 ottobre 2024, la automobilista che ha travolto lo scooter della vittima con una scriteriata immissione in retromarcia da una proprietà privata su una strada Provinciale appunto, iscritta fin da subito nel registro degli indagati e della quale, al termine delle indagini preliminari, il Pubblico Ministero della Procura di Treviso titolare del relativo procedimento penale per omicidio stradale, il dott. Giulio Caprarola, aveva chiesto il rinvio a giudizio, all’esito dell’udienza preliminare in Tribunale, avanti il giudice Piera De Stefani, ha patteggiato la pena di cinque mesi e dieci giorni di reclusione con la sospensione condizionale: si tratta di Anisa Abazi, 34 anni, di origini albanesi ma residente di San Polo di Piave. Le è stata comminata anche la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida per nove mesi, peraltro già scontati.

Per ricostruire la dinamica, le cause e tutte le responsabilità del sinistro, rilevato dai carabinieri della stazione di San Polo di Piave, il Sostituto Procuratore aveva conferito anche un incarico ad hoc ad un consulente tecnico, il perito industriale Francesco Sottana: alle operazioni peritali ha partecipato, quale consulente tecnico per la parte offesa, anche il perito industriale Alberto Conte messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si sono affidati per essere assistiti, attraverso il responsabile della sede di Treviso Diego Tiso, i familiari di Scudeler.

Sulla scorta del rapporto dei militari e dei risultati della perizia, il magistrato inquirente, a chiusura dell’inchiesta, ha imputato ad Anisa Abazi di aver causato il decesso della vittima “per colpa consistita in negligenza e imprudenza nonché in violazione delle regole cautelari previste dall’articolo 154 comma 3 del Codice della Strada” scrive il dott. Caprarola nella sua richiesta di processo, subito riscontrata dal Gip con la fissazione dell’udienza preliminare. In particolare, continua l’atto del magistrato, l’imputata, alla guida di una Bmw 320, “provenendo dall’accesso carraio dell’abitazione dei genitori, si immetteva, in retromarcia, sulla SP 34 in direzione Ormelle, senza osservare l’obbligo di precedenza ai veicoli circolanti sulla strada principale, così creando un improvviso ostacolo allo scooter (un Honda SH 125, ndr) condotto da Scudeler, che percorreva la predetta arteria stradale con direzione di marcia Roncadelle-Ormelle, così collidendo con quest’ultimo”: un impatto tremendo, per il cinquantanovenne, operaio alla vetreria O-I di San Polo di Piave e che si stava recando al lavoro per il turno notturno, non c’è stato purtroppo nulla da fare, è deceduto praticamente sul colpo in seguito ai gravi politraumi riportati. Di fronte alle sue schiaccianti responsabilità, l’automobilista ha quindi chiesto e ottenuto di patteggiare.

Roberto Scudeler ha lasciato in un dolore immenso la moglie, due figli, uno dei quali ancora minorenne, un fratello e una sorella che sono stati assistiti da Studio3A: i suoi congiunti si aspettavano una risposta dalla giustizia penale che ora, per quanto molto mite, è arrivata, e adesso, di fronte alla condanna, confidano anche in un risarcimento più equo dalla compagnia di assicurazione della vettura che sin qui li ha risarciti solo in parte, evitando loro di dover anche procedere con una causa civile.