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Il noto locale di Civitavecchia chiederà i danni alla società a cui s’era affidato per garantire la sicurezza, ma non c’è soltanto il mancato guadagno: la sua immagine è stata screditata

Già vedersi chiudere il locale per ben 15 giorni, e nel periodo di maggior lavoro dell’anno, nonostante tutti i tentativi di far rispettare le regole, è stato un colpo durissimo e difficile da accettare. Ma di venire anche additati come “mezzi criminali” dall’opinione pubblica proprio non ci stanno i titolari de “La Pecora Nera”.

Il pub/bistrot situato in via Duca d’Aosta, a Civitavecchia, la notte di Ferragosto è rimasto coinvolto, suo malgrado, in due risse che però – ed è il primo punto che i gestori tengono a chiarire – sono successe all’esterno, anzi, il motivo scatenante è stato proprio il rifiuto di far entrare un cliente che pretendeva di passare senza mascherina.

Nonostante un anno e mezzo da lacrime e sangue per i locali serali, la società che gestisce “La Pecora Nera” ha fatto di tutto e investito bei soldini per garantire il rispetto di tutte le normative anti-Covid, stipulando un regolare contratto di servizi con una società di investigazioni e sicurezza. Contratto che prevede l’impiego di due addetti alla sicurezza per tutti i venerdì e sabato estivi, oltre che per la serata di Ferragosto e per ulteriori altre su richiesta, sulla base della maggiore affluenza di persone sul Lungomare della città e, quindi, delle maggiori difficoltà per il solo personale interno a gestire l’afflusso di clienti. Non si tratta, peraltro, di una società improvvisata, fornendo lo stesso servizio anche ad altri locali della zona, né di “buttafuori” fai da te “gettati nella mischia” all’ultimo momento: i loro nominativi vengono regolarmente comunicati alle forze dell’ordine, così come il locale di pertinenza dove vengono destinati.

Così è successo anche la sera del 15 agosto quando, poco dopo mezzanotte, si è presentato all’ingresso un ragazzo visibilmente alterato e non nuovo ad “exploit” sul genere che, come detto, voleva a tutti i costi entrare nel locale per ordinare da bere senza però indossare la mascherina. Il “buttafuori” non l’ha giustamente fatto passare, il giovane lo ha spinto, insultato e gli ha pure sputato addosso, e a quel punto, certo, l’addetto alla sicurezza si è macchiato di una reazione spropositata e ingiustificata, colpendolo più volte e sbagliando a sua volta.

Da lì è scoppiata la miccia che ha portato, un’ora dopo, alla spedizione “punitiva” degli amici del giovane, nel frattempo recatosi all’ospedale a farsi medicare le ferite, i quali sono tornati verso “La Pecora Nera” a cercare il buttafuori per fargliela evidentemente “pagare”, e ne è nata una nuova colluttazione con altri addetti alla sicurezza che, sempre fuori del locale, cercavano di evitare che i “vendicatori” raggiungessero il loro collega. Quando la polizia è intervenuta gli animi si erano ormai placati, molti dei “protagonisti” se l’erano filata, e alla fine di fatto sono stati identificati solo gli addetti alla sicurezza impegnati nel locale.

Comprensibili quindi lo stupore e l’amarezza quando, il 19 agosto, i titolari dell’esercizio si sono visti notificare il provvedimento di sospensione con effetto immediato della licenza per 15 giorni, quelli su cui contavano per tirare un po’ su i bilanci in rosso a causa della pandemia. Una stangata ritenuta ingiusta e ingenerosa e di cui adesso chiederanno conto alla società di investigazioni e sicurezza. Per essere assistiti, infatti, i gestori de “La Pecora Nera” si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che chiederà i danni, a cominciare da quelli per l’ingente mancato incasso, alla società a cui il locale si era affidato per garantire la sicurezza: società che peraltro si è già scusata per l’accaduto e ha dato piena disponibilità ad aprire immediatamente un sinistro presso la compagnia con la quale è assicurata con un’apposita polizza in caso di episodi simili.

Ma i titolari sono rimasti ancora più amareggiati dalle tante cose sentite e lette sul loro conto, a cominciare dalle accuse di somministrazione incontrollata di alcolici, laddove il ragazzo che ha innescato tutto il parapiglia voleva proprio entrare a bere ed è stato tenuto fuori: oltre al danno, la beffa. Chi li ripagherà questi danni morali e d’immagine?

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