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Centosei vittime in cinque anni, la maggior parte delle quali giovani, e con punte drammatiche d’estate; costi sociali per 160 milioni di euro. Sono solo alcuni dei tragici numeri contenuti nel primo rapporto sugli incidenti stradali mortali nel periodo 2013-2017 sulla S.S. 106 in Calabria realizzato dall’Associazione “Basta Vittime sulla Strada Statale 106” e presentato lunedì 22 ottobre 2018, a Catanzaro.

Da anni l’associazione presieduta dall’ing. Fabio Pugliese si batte per sollecitare interventi urgenti di messa in sicurezza di un’arteria tra le più pericolose d’Italia e che taglia tutta la Calabria per circa 415 Km: la Statale Jonica è tristemente nota come “strada della morte”. Quest’attività di sensibilizzazione delle istituzioni e di presa di coscienza della grave problematica, tuttavia, non è svolta in modo “estemporaneo” ma metodico e altamente qualificato. Basta Vittime, oltre ad essere sostenuta da migliaia di calabresi e non solo, e a poter contare su tantissimi volontari iscritti, si è dotata di un Centro Analisi e Ricerca e di un Comitato Scientifico, nella consapevolezza che la conoscenza dei dati e delle dinamiche del fenomeno rappresenti un elemento fondamentale per poter intervenire con maggior efficacia sui fattori e le situazioni di maggiore rischio. E, tra i vari partner, essa collabora attivamente anche con Studio 3A, per meglio verificare laddove si profilino, appunto, responsabilità degli Enti gestori nella causazione degli incidenti e potersi anche costituire parte civile a fianco delle vittime o dei loro familiari.

In quest’ottica si inquadra il progetto e la predisposizione di questo rapporto assolutamente innovativo e unico, almeno per la Calabria, che costituisce un prezioso strumento per tutti gli Enti preposti alla gestione e alla sicurezza della S. S. 106 e che peraltro si rivela anche più completo ed esaustivo delle fonti ufficiali come l’Istat che, com’è noto, non considera i morti oltre il trentesimo giorno dal sinistro. L’elaborato, invece, non solo conta tutte le vittime, ma le ricorda anche per nome e cognome perché dietro a ognuno di questi incidenti mortali non ci sono solo nude cifre ma tragedie personali e familiari, ci sono volti, vite e sogni spezzati. Come quella di Grazia Cittadino, appena sei anni, la più giovane delle ben 106 vittime – ironia del destino – registrate sulla 106 nel quinquennio 2013-2017: un numero enorme, 21 di media ogni anno (quasi due al mese), con un picco di 32 nel 2016. Quanto alla distribuzione territoriale, 24 (il 23%) sono le morti nella provincia di Catanzaro, dove la Statale si estende per 76 km, 33 (il 31%) in quella di Cosenza, che conta un’estensione della 106 per 113 km, 20 (il 19%) nella provincia di Crotone, dove la strada corre per 84 km, e infine 29 (il 27%) nel Reggino, la provincia maggiormente attraversata dalla S.S. (per 132 km). I tratti più pericolosi, caratterizzati dalla più alta mortalità, identificati con il bollino rosso, e quindi quelli dove urgono i principali interventi di messa in sicurezza, sono risultati quello da Trebisacce a Corigliano Rossano (28 vittime), quello da Cirò Marina a Isola Capo Rizzuto (20), quello da Catanzaro a Guardavalle (20) e quello da Reggio Calabria a Portignola (23).

Il rapporto analizza anche la distribuzione delle vittime per sesso (77 uomini, 29 donne) e per età: il 36% ha tra 0 e 34 anni e il 27% tra i 35 e i 55, per cui si può concludere che a perdere la vita sulla “strada della morte” in Calabria sono per lo più persone giovani. Ci si sofferma anche sui periodi dell’anno più esposti agli incidenti mortali e quest’analisi conferma che i mesi più a rischio sono quelli estivi: si muore di più in agosto (20 vittime) e luglio (16), e dunque nella stagione estiva che coincide con un aumento del traffico dovuto ai turisti e agli immigrati che tornano nella loro terra d’origine per le vacanze. Infine, l’associazione, utilizzando metodi di calcolo ufficiali del Ministero delle Infrastrutture, ha voluto anche calcolare il costo sociale totale legato a questi 106 decessi in cinque anni, che risulta pari a qualcosa come 159 milioni e 422mila 940 euro: una cifra imponente, più del triplo dei 50 milioni di euro scarsi spesi dall’Anas per interventi sulla Statale nel quinquennio in esame.

Crediamo di aver fornito con questo studio numerosi elementi di riflessione alla classe politica italiana e calabrese, a cominciare dall’inadeguatezza di una strada obsoleta, con continui e pericolosi incroci a raso e del tutto inadeguata a gestire gli attuali volumi di traffico – commenta l’ing. Pugliese – E’ vero, ed è una delle obiezioni più frequenti che viene mossa, che molti incidenti gravi accadono per il mancato rispetto dei limiti di velocità e del codice della strada in generale, ma è altrettanto innegabile che le condizioni di un’arteria concepita decine di anni fa per un numero molto inferiore di veicoli, e lacunosa anche sotto l’aspetto della manutenzione ordinaria, siano determinanti per acuire il fenomeno. Non è un caso che in estate la mortalità veda cifre impressionanti”.

E allora? “Bisogna prendere atto di un aspetto ormai oggettivo – conclude il presidente dell’Associazione Basta Vittime – Finché non sarà ammodernata la 106 con un tracciato ex novo realizzato in collina questo stillicidio di morti non si fermerà. Il Governo deve investire fondi per la nuova S.S. 106. Nel frattempo, bisogna cercare di ottenere risorse per interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione dell’attuale Statale, per arginare quanto meno il fenomeno, e gli Enti preposti devono coinvolgere di più e meglio i Comuni e le associazioni come la nostra per definire quali siano veramente gli interventi più necessari e urgenti da realizzare: negli anni la politica, quella con la “p” minuscola, non ha esitato a imporre all’Anas lavori inutili e dispendiosi che non hanno prodotto alcun effetto ai fini dell’obiettivo di ridurre la mortalità stradale. Speriamo che il nostro rapporto possa fornire indicazioni utili in tal senso Questa strage deve finire”.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Blog Incidenti da Circolazione Stradale

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