Nelle sue forme primarie, ovvero emicrania, cefalea tensiva e cefalea a grappolo, si stima che colpisca in media il 12 per cento degli individui e che, dunque, ne soffrano circa 7 milioni di italiani.
Bastano questi numeri per chiarire quanto sia diffusa la cefalea cronica, che secondo l’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, rientra al terzo posto tra le malattie considerate invalidanti, e quali e quante problematiche causi a coloro che ne sono affetti, compromettendone gravemente la capacità di far fronte ai propri impegni familiari e lavorativi e costringendoli ad assentarsi dai luoghi di lavoro.
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Costi sanitari e malattia invalidante
I costi della malattia infatti vanno calcolati sia in modo diretto che indiretto dal momento che, oltre alle spese per la diagnosi e il trattamento, ci sono anche quelle legate all’incidenza delle assenze sul lavoro.
Erroneamente, peraltro, la cefalea viene considerata un disturbo legato alla terza età: essa, in realtà, riguarda il 10,6 per cento delle persone tra i 25 e i 44 anni e nelle donne ricorre tre volte più frequentemente che negli uomini.
Ma sta per arrivare un riconoscimento a lungo atteso, quello, appunto di malattia invalidante a tutti gli effetti e che, come tale, dà il diritto all’assegno di invalidità.
Per la verità il Governo, già vent’anni fa, aveva cercato di intervenire sulla questione e da allora non c’è stata legislatura in cui non sia stata presentata una proposta di legge per riconoscere la cefalea cronica come malattia invalidante. Questa, però, sembra la volta buona.
Il nuovo disegno di legge
Il Ddl, che parte dai testi della deputata leghista Arianna Lazzarini e della dem Giuditta Pini, il 15 aprile 2019 è arrivato nell’aula della Camera e, con un’accelerazione dell’iter al Senato, si potrebbe arrivare all’ok definitivo già entro il mese, e dunque nei mesi prossimi la cefalea cronica sarà inserita nella lista di quelle malattie che prevedono un indennizzo specifico.
Ma chi potrà chiederlo? Ovviamente non chi soffre di mal di testa sporadici che possono capitare a chiunque, ma di quel disturbo che colpisce in maniera continua e prolungata nel tempo, senza che se ne individuino le cause manifeste.
La proposta, composta di un solo articolo e due commi, stabilisce che la cefalea primaria cronica venga riconosciuta come malattia invalidante dopo essere stata accertata nel paziente da almeno un anno e rigorosamente da un centro accreditato.
Questo per evitare che chiunque soffra di qualche “mal di testa” passeggero approfitti della situazione nel tentativo di accaparrarsi una somma che non dovrebbe recepire. Inoltre, con un decreto del ministero della Salute, dovranno essere individuati i progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi “di presa in carico” delle persone affette dal disturbo.
Nel testo si rende anche noto che, questa “nuova” malattia, o per meglio dire questa nuova considerazione della stessa, non comporterebbe costi aggiuntivi per lo Stato, anche se qui non mancano le perplessità in quanto l’assenza di risorse aggiuntive rischierebbe di inficiare gli effetti della legge.
D’altra parte, il provvedimento non tocca quello che inevitabilmente dovrà essere il secondo step, ovvero il percorso per arrivare all’inserimento della malattia nei Lea, i livelli essenziali di assistenza, per cui il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire prestazioni.
Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi
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