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L’odissea di un 56enne perugino per essere risarcito dei danni patiti per un incidente successo due anni fa a Spoleto, nonostante il gestore si sia assunto la responsabilità

La cena in quel ristorante di Spoleto, purtroppo, non la “digerirà” mai più: è caduto rovinosamente dalle scale, si è procurato lesioni gravi che ne hanno compromesso la capacità di camminare normalmente e, non bastasse, la compagnia assicurativa del locale da quasi due anni non vuole saperne di risarcirlo, nonostante il gestore stesso abbia ammesso le sue responsabilità. E’ un caso di mala assicurazione che fa rabbia quello di cui è vittima G. M., 56 anni, di Bevagna (Perugia), che per essere assistito, attraverso il consulente legale Matteo Cesarini, si è affidato a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.

Il 20 settembre 2019 il cinquantaseienne si trovava in un noto ristorante spoletino per cenare ma, dopo essere andato alla toilette, nello scendere gli ultimi gradini della scala che dal bagno conduce nella sala dove si trovava il suo tavolo, è scivolato a causa di una macchia oleosa sul pavimento, seminata probabilmente da un cameriere o da qualche altro avventore, ed è rovinato malamente a terra, cadendo in avanti. Il cliente è stato soccorso in primis proprio dal ristoratore, che si è scusato per l’accaduto e lo ha anche riaccompagnato a casa non essendo più in grado di continuare la cena per i forti dolori, soprattutto al piede destro.

Dopo una notte insonne per il persistere delle algie al piede, diventato presto gonfio, l’indomani G. M. si è recato al Pronto Soccorso dell’ospedale di Spoleto dove, dopo gli accertamenti, gli hanno riscontrato la frattura del quarto metatarso, per una prognosi di trenta giorni. Ma era solo l’inizio di un lungo calvario. Con il passare dei giorni il danneggiato ha iniziato ad avvertire anche dolori al collo, alle gambe e alle mani e, su consiglio del suo medico di base, il 16 ottobre 2019 si è quindi sottoposto a una risonanza magnetica agli arti superiori che ha evidenziato anche una seria lesione a due vertebre cervicali, C3 e C4, altra conseguenza della caduta evidentemente sfuggita agli esami precedenti. Il neurochirurgo a cui il cinquantaseienne cui si è rivolto ha ritenuto necessario intervenire chirurgicamente e il 29 novembre 2019 all’ospedale di Terni il malcapitato ha subito un’operazione di “corpectomia C3 e artrodesi anteriore C2-C4 per l’asportazione di un ernia discale che determinava una miepolatia da compressione con sintomi di tetraparesi spastica”, con applicazione di una protesi. Ha dovuto portare per 40 giorni il collare cervicale e osservare un lungo periodo di riposo che gli ha anche impedito di proseguire il suo lavoro di libero professionista, e quando è stato il momento di iniziare la fisioterapia per recuperare quanto più possibile delle sue funzioni fisiche si è abbattuta la pandemia da Covid-19 a bloccare tutto. Il risultato è che oggi G. M., a cui è residuata una pesante invalidità permanente, riesce a camminare solo con l’ausilio delle stampelle, fa fatica a dormire ed è stato costretto a stravolgere le sue abitudini con un notevole peggioramento della sua qualità di vita anche relazionale: prima era uno sportivo, frequentava assiduamente una palestra, attività che non potrà più coltivare non riuscendo neanche reggersi in piedi da solo, figuriamoci correre e praticare sport.

Per essere quanto meno risarcito di tutti i danni fisici, morali e anche patrimoniali (tra mancato guadagno spese mediche) patiti a causa della caduta, il cinquantaseienne si è dunque affidato a Studio3A ed è stata presentata – più volte – una richiesta danni al titolare del ristorante che, com’è noto, è responsabile e deve rispondere della sicurezza dei propri clienti. Il locale è regolarmente assicurato per la responsabilità civile verso terzi e il suo legale rappresentante ha anche ammesso le proprie responsabilità nell’accaduto, il problema è che la sua compagnia di assicurazione, UnipolSai, si rifiuta di “manlevarlo” e di risarcire il danneggiato come invece dovrebbe, a fronte del premio assicurativo pagato. Non è stato possibile neppure abbozzare una trattativa. UnipolSai sostiene di non poter procedere ad alcun indennizzo perché, a suo dire, i danni lamentati non sarebbero riconducibili al sinistro così come denunciato, nonostante le testimonianze del loro stesso assicurato e tutta la documentazione clinica prodotta. Dopo tutto ciò che G. M. ha passato, per ottenere giustizia, se la compagnia non cambierà atteggiamento, sarà anche costretto a intentare una causa lunga anni, ma non c’è dubbio che Studio3A è pronto ad andare fino in fondo per far valere i diritti, lesi anche questi, del proprio assistito.

Caso seguito da:

Matteo Cesarini

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Categoria:

Responsabilità Civile

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