Hai bisogno di aiuto?
Skip to main content

Solo pochi mesi fa sarebbe stata una pretesa improponibile, ma poi il Covid ha stravolto il modo di vivere e anche di lavorare, costringendo milioni di persone a portare avanti da casa anche le proprie attività lavorative.

E oggi l’Inail ha accolto una richiesta di indennizzo per un infortunio occorso tra le mura domestiche durante il cosiddetto telelavoro, meglio noto ormai come smart working.

 

Una lavoratrice in smart working cade malamente durante una telefonata di lavoro

Il primo storico caso ha riguardato una lavoratrice trevigiana – inquadrata dalla propria azienda come amministrativa – che nel settembre del 2020, mentre lavorava appunto da casa, è rimasta vittima di una gran brutta caduta.

In buona sostanza, mentre era impegnata in una conversazione telefonica con una collega per un problema lavorativo, all’improvviso è scivolata su un gradino della propria abitazione ed è finita rovinosamente a terra, riportando importanti danni di natura ossea e muscolare, tra cui fratture, che l’hanno obbligata a fare ricorso alle cure mediche in ospedale e poi a un lungo periodo di riposo e riabilitazione.

 

La richiesta di indennizzo all’Inail

Nell’accedere al pronto soccorso la lavoratrice ha opportunamente fornito tutti i dettagli dell’incidente domestico occorsole, preziosi anche per la successiva denuncia presentata all’Istituto per ottenere l’indennizzo previsto per i casi di infortunio sul lavoro.

Per la verità inizialmente l’Inail aveva rigettato la richiesta, ritenendo che fosse illogico parlare di infortunio collegato all’attività lavorativa per una caduta domestica.

Ma, come si è detto, i tempi sono cambiati, la donna, con l’apporto dei sindacati di categoria, nel novembre 2020 ha proposto ricorso amministrativo all’Istituto, che ha ripreso in mano e rivalutato la pratica, arrivando a  catalogare l’episodio come un effettivo infortunio sul lavoro e riconoscono quindi il diritto della lavoratrice a percepire un indennizzo, anche tenendo presenti i postumi permanenti riportati. Il tutto senza alcuno strascico giudiziario.

 

Un precedente rilevante anche in prospettiva futura

Questo precedente è estremamente importante e va tenuto presente dai tantissimi dipendenti che in questi mesi, d’intesa con le rispettive aziende, si sono ritrovati obbligati a lavorare a domicilio, anche in prospettiva.

E’ vero infatti che il fenomeno dello smart working è strettamente connesso all’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia: i dati statistici attestano dal 2019 al 2020 un’impennata del “telelavoro” , con una percentuale di addetti impegnati in questa modalità passata dal 5% al 40%, sia nel settore privato sia in quello pubblico.

Ma è altrettanto vero che, alla luce dell’esperienza maturata in quest’anno, il cosiddetto lavoro “agile” finirà certamente per diventare una realtà sempre più diffusa e radicata in Italia, così come negli altri Paesi europei, il che comporterà, una volta fuori dalla situazione emergenziale, tutta una serie di chiarimenti sul piano della sicurezza, degli orari e anche della questione infortunistica.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

Vedi profilo →

Categoria:

Blog Infortuni sul Lavoro

Condividi

Affidati a
Studio3A

Nessun anticipo spese, pagamento solo a risarcimento avvenuto.

Contattaci

Articoli correlati


Skip to content