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Non si contano gli allagamenti subiti negli anni: i proprietari hanno perso pure il cane. Neanche una diffida a mettere in sicurezza gli argini del fiume è servita

A ogni temporale vivono nell’incubo che quella marea di acqua e fango che si è portata via anche il loro cane li sommerga ancora, lasciando dietro di sé danni e dolore. Ma ogni tentativo di sollecitare inderogabili interventi idraulici, anche solo di manutenzione, finora è risultato vano.

A denunciare una situazione ormai invivibile, non solo per loro ma per tutta quella zona, sono i proprietari di un’azienda agricola di Teglio Veneto, che ha la sventura di trovarsi a ridosso del fiume Roggia Lugugnana. Ad ogni evento atmosferico caratterizzato da vento e piogge più sostenute, evenienza divenuta ormai tutt’altro che eccezionale con i cambiamenti climatici in corso, il canale rompe gli argini e straripa, inondando le aree circostanti tra cui, appunto, la proprietà e i fabbricarti rurali della loro impresa, ma anche la casa dove abitano.

Non si contano gli episodi sul genere successi negli ultimi anni, in particolare quello, tristemente noto, occorso tra il 2 e 3 marzo 2016, per il quale è stato dichiarato anche lo stato di calamità, e a causa del quale non sono andate distrutte solo le colture ma sono stati allagati anche gli edifici, con danni per decine di migliaia di euro, e quello, ancora più doloroso, del 7 giugno 2020 in seguito del quale i titolari dell’azienda hanno perduto anche il loro cane, morto per le conseguenze del fiume d’acqua che ha travolto, tra gli altri, il cortile.

Stanchi di subire continuamente queste catastrofi che mettono a repentaglio la stessa incolumità delle persone e di non ricevere di fatto alcuna risposta concreta alle loro innumerevoli segnalazioni da parte del Consorzio di Bonifica del Veneto Orientale, a cui competerebbe la custodia degli argini, i proprietari del podere, attraverso la responsabile dei consulenti legali, Daniela Vivian, si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.

Lo Studio, attraverso i propri servizi legali, ha inviato una formale diffida al Consorzio a procedere con la messa in sicurezza del sito minacciando anche di ricorrere all’autorità giudiziaria competente, ossia il Magistrato alle acque, in caso di mancato riscontro. Ma neppure questo è servito, l’Ente di bonifica non ha mai riscontrato la lettera, neppure per giustificare i motivi per i quali finora non si è mai intervenuti o per indicare qualche tempistica. E intanto l’incubo dei residenti continua…

Caso seguito da:

Daniela Vivian

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Categoria:

Responsabilità della Pubblica Amministrazione

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