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Tutor autostradali disattivati: sicurezza a rischio

Autostrade per l’Italia

Gli “esodi” estivi sulle autostrade iniziano a… tutor spenti. La Corte d’Appello di Roma, con l’ordinanza del 28 maggio 2018, ha infatti respinto l’istanza di sospensione del provvedimento della stessa Corte con cui si condannava la Società Autostrade per l’Italia per una violazione del brevetto della Craft, piccola azienda hi-tech toscana: sulla vicenda, peraltro, pende ancora il ricorso in Cassazione e, quindi, non vi è ancora la pronuncia definitiva circa la colpevolezza di Autostrade.

La sconfitta, tuttavia, è anche per gli utenti della (auto)strada, che di primo acchito potranno anche rallegrarsi per qualche multa risparmiata, ma che in realtà, in questo modo, vedono compromessa la loro stessa sicurezza: il sistema tutor, infatti, ha segnato, fin dal primo funzionamento, un progressivo abbattimento del numero dei morti sulle strade.

Il 10 aprile scorso un comunicato pubblicato sul portale istituzionale di Autostrade per l’Italia aveva informato gli utenti della circostanza che i dispositivi Tutor non sarebbero stati rimossi dalla rete gestita dalla stessa società, bensì, in sole tre settimane, sarebbero stati sostituiti da una tecnologia differente. La decisione era stata deliberata a seguito dell’ordinanza resa lo stesso giorno dalla Corte d’Appello di Roma.

La vicenda, dapprima di sapore squisitamente commerciale, ed in seguito trasformatasi in giudiziaria, che vede al momento, come antagonisti, il colosso delle autostrade e la piccola company tecnologica, aveva avuto come esito provvisorio la prescrizione, in capo ad Autostrade, di non fabbricare, commercializzare né utilizzare il sistema, con la contestuale condanna, per ogni giorno di ritardo nella rimozione dei sistemi tutor in funzione, all’indennizzo simbolico di 500 euro, in favore dell’azienda toscana.

Nello stesso comunicato, Autostrade informava della propria volontà di farsi carico della sanzione pecuniaria prevista nella sentenza d’appello, per mantenere attivo il sistema tutor fino alla sostituzione integrale degli apparati con ulteriore sistema di rilevazione della velocità media, preannunciando l’effettuazione dell’intera operazione in sole tre settimane che però, calendario alla mano, risultano ampiamente superate.

Per arrivare, poi, a lunedì 28 maggio, quando, appunto, il collegio della Sezione specializzata in materia di impresa della Corte d’Appello capitolina ha depositato l’ordinanza con cui ha respinto la richiesta formulata da Autostrade, e con la quale si domandava la sospensione dell’esecutività della pronuncia del 10 aprile scorso, in attesa della definizione del ricorso che la società ha già depositato in Cassazione.

La Corte territoriale ha infatti respinto ambedue i rilievi, relativi al “periculum”, formulati dalla società. In primis, le ripercussioni sulla sicurezza stradale, legate all’efficacia dissuasiva del sistema tutor: la Corte d’appello ha rilevato che è un interesse riservato alla cura dello Stato, escludendo in tal modo competenza alcuna della società, nonostante l’invocazione dell’art. 14 del Codice della Strada (recante obblighi del concessionario preordinati a garantire la sicurezza delle strade in concessione). Quindi, l’irreparabilità del danno che la distruzione e lo smantellamento del sistema comporterebbe nel caso in cui la Cassazione accogliesse l’ulteriore ricorso proposto da Autostrade: i giudici capitolini hanno rilevato la non necessarietà di una distruzione fisica, bensì di una semplice disattivazione del software, così come già aveva ipotizzato la stessa ricorrente.

Certo, questo pasticcio non esime gli utenti della strada dal rigoroso rispetto di ogni limite di velocità imposto dalle leggi stradali, ma la perdita dell’effetto “dissuasore” dei Tutor è pesante e, nell’attesa della sentenza definitiva della Cassazione, è quanto mai auspicabile un immediato intervento di Autostrade per la messa in opera di un sistema alternativo per tutelare la sicurezza sulla rete autostradale del Paese.

Scritto da:

Dott. Nicola De Rossi

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